Il mondo naturale che ci circonda è pieno di canti, suoni, vibrazioni, danze e altri tipi di comunicazione animale che riusciamo a malapena a percepire. Chiunque di noi ha sognato almeno una volta di riuscire a decifrare questi messaggi per poter finalmente parlare con cani, delfini, uccelli e altri animali, ma molto presto questo sogno potrebbe diventare realtà. Grazie alle moderne tecnologie la nostra capacità di ascolto e comprensione è migliorata enormemente negli ultimi anni e mai come in questo momento siamo stati così vicini dal superare questa barriera linguistica tra specie.
In una lunga intervista rilasciata a Vox, Karen Bakker della University of British Columbia ha raccontato che grazie all'intelligenza artificiale (con cui possiamo dialogare anche sugli animali) e ad altre moderne tecnologie, siamo ormai a un passo dal riuscire a parlare con le altre specie. Ci stanno già lavorando numerosi ricercatori nel campo della bioacustica, che studiano come decodificare la danza dell'api, i brontolii degli elefanti oppure i clic e i fischi dei cetacei. La tecnologia ci permetterà non solo di tradurre le lingue di altri animali, ma anche di poterle controllare, uno strumento che avrà necessariamente delle pesanti implicazioni etiche.
Bakker, autrice di "The Sounds of Life: How Digital Technologies Are Bringing Us Closer to the Worlds of Animals and Plants", ha spiegato che riuscire a parlare con altri animai, potrebbe infatti generare un sentimento di legame molto più profondo, ma allo stesso tempo potrebbe anche alimentare un senso di dominio e controllo sulle specie che noi umani non abbiamo mai provato prima d'ora. Nel 2018, per esempio, i ricercatori del Dahlem Center for Machine Learning and Robotics, in Germania, hanno realizzato il RoboBee, un minuscolo robot in grado di imitare la danza delle api domestiche, utilizzata dagli insetti per scambiarsi informazioni sulla posizioni dei fiori da cui raccogliere il nettare.
Imitando i passi della danza, il robot ha convinto le api a farsi "ascoltare", inducendole a eseguire precise indicazioni, come restare ferme o muoversi all'interno dell'alveare. Il prossimo passo sarà testare i RoboBee fuori dai laboratori, per verificare se le colonie accetteranno il robot come un vero e proprio membro dell'alveare. Se dovesse funzionare, vorrebbe dire che avremmo raggiungo un livello di controllo e di manipolazione sugli insetti senza precedenti, che potrebbe essenzialmente permetterci di far fare qualsiasi cosa alle api.
Karen Bakker spera però che questa capacità possa avvicinarci maggiormente alle altre specie, per poter così comprendere meglio cosa si dicono e cosa provano. Katie Payne, per esempio, zoologa ed esperta in bioacustica e cofondatrice dell'Elephant Listening Project, grazie all'intelligenza artificiale studia i suoni a bassa frequenza utilizzati dagli elefanti africani per comunicare tra loro. L'orecchio umano non è in grado di percepire queste vibrazioni, ma grazie alla tecnologie possiamo finalmente ascoltarli, capire cosa significano e contribuire in maniera più efficace alla loro conservazione.
Anche l'ambizioso Project CETI (Cetacean Translation Initiative) lanciato nel 2021, utilizza l'AI per ascoltare, contestualizzare e tradurre le comunicazioni dei capodogli, con l'obiettivo di riuscire un giorno a parlare con questi maestosi e affascinanti cetacei. I ricercatori stanno addestrando l'AI ad associare ogni clic o suono emesso dei capodogli a un contesto specifico, un lavoro che durerà diversi anni e che punta letteralmente a tradurre in linguaggio umano le vocalizzazioni dei cetacei.
Se il progetto dovesse riuscire nell'impresa, il passo successivo sarebbe quello di sviluppare un chatbot interattivo in grado di dialogare con i capodogli che vivono in natura. Gli esseri umani sognano da sempre di riuscire a parlare con gli altri animali, ma col tempo l'approccio sta cambiando. In passato, la ricerca in questo campo si è quasi sempre concentrata sull'insegnare il linguaggio umano agli altri animali, come accaduto per esempio con il bonobo Kanzi o la gorilla Koko. Oggi però, la bioacustica ha fatto passi da gigante e ci sta facendo scoprire suoni, vocalizzazioni o persino lingue e dialetti mai ascoltati prima.
Oggi sappiamo che anche i pesci e le barriere coralline parlano, che i pipistrelli chiacchierano tra loro e che addirittura tartarughe e altri animali considerati da sempre muti emettono vocalizzazioni. Questo nuovo filone di ricerca sta completamente ribaltando il nostro punto di vista, facendoci passare da una comunicazione animale incentrata sull'uomo a una che permette di immedesimarsi maggiormente nella vita e nei dialoghi tra gli altri animali.
Grazie alla tecnologia, gli scienziati non provano più a insegnare il linguaggio umano agli altri animali, ma cercano invece di tradurre e decifrare le lingue e i messaggi che le altre specie si mandano per capire finalmente cosa si dicono davvero. Un strumento, seppur agli albori, estremamente potente, che potrebbe contribuire in maniera decisiva ad avvicinarci alle altre specie spingendoci a rimediare ai tanti danni che stiamo causando agli ecosistemi e alla biodiversità.
Allo stesso tempo, potrebbe però permettere di controllare, sfruttare o persino inibire la capacità di comunicare di altre specie. Un potere del genere potrebbe essere estremamente pericoloso, ma come per qualsiasi tipo di strumento spetta solo a noi decidere come utilizzarlo. Siamo di fronte a un vero e proprio bivio: raggiungere livelli di interazione, empatia e comunicazione interspecifica inimmaginabili fino a pochi anni fa oppure eccedere per l'ennesima volta nell'antropocentrismo più dannoso. A noi la scelta.