Due piccoli occhi rotondi e un'espressione sorpresa, poi un battito di ciglia e quella che ci sembrava una faccina ritorna immediatamente a essere lo schienale di una sedia. Questo è un esempio di pareidolia, un fenomeno curioso in cui la mente umana riconduce forme casuali a oggetti noti e spesso si verifica nell'ambito dell'ignoto e di pianeti lontani. Ecco dunque come ogni tanto delle immagini che ci arrivano da telescopi e rover ingannano la mente di ricercatori e non addetti ai lavori che pensano di intravedere Bigfoot, serpenti, insetti o persino una donna guarriera su Marte, quando in realtà sono solo formazioni rocciose.
La pareidolia da secoli confonde migliaia di persone con effetti più o meno importanti sulla vita di tutti i giorni. Camminiamo distrattamente per la città, ad esempio, e in fondo alla strada notiamo un inquietante volto che ci spia minaccioso. Gli occhi socchiusi per sbirciare in lontananza, la bocca serrata in un ghigno, insomma un'immagine terrificante che ci fa trasalire per un secondo. Basta una seconda occhiata, però per spezzare l'illusione creata dal nostro cervello: quel volto maligno che ci guardava di soppiatto era solo la facciata di una casa con una larga porta bianca come bocca e un paio di finestre con le tapparelle abbassate a metà per occhi.
Se per alcuni l'effetto consiste solo in un leggero sobbalzo o una breve risata, altri possono fondare delle vere e proprie teorie scientifiche a riguardo. Questa è la storia di William Romoser, professore dell'Università dell'Ohio, che nel 2019 e nel 2022 ha presentato un poster al meeting annuale dell'Entomological Society of America dal titolo: "La biodiversità degli insetti/artropodi si estende oltre la Terra?" Lavoro estremamente criticato che spiega come ci siano prove fotografiche dell'esistenza di fossili di creature simili a insetti e serpenti su Marte.
C'è vita su Marte?
Derubricare a prescindere una scoperta che sembra eccezionale a frutto dell'immaginazione di qualche autore strampalato è sbagliato, ma bisogna dire che di cose assurde viste su Marte ce ne sono state tante. C'è stata quella volta, ad esempio, in cui è stato avvistato un Bigfoot in una foto scattata dal Rover per l'esplorazione di Marte chiamato Spirit nel 2007. Nell'immagine si nota una figura umanoide che sembra stia camminando, ma è inutile dire che la risoluzione bassa non permette perfettamente di distinguerne i contorni, come in tutti i casi di avvistamenti del genere, e la Nasa non ha veramente trovato il famigerato "Piedone" sul pianeta rosso.
Un altro caso famoso risale al 2018, quando una foto scattata dal rover Curiosity avrebbe dimostrato la presenza di un'antica civiltà simile a quella egizia testimoniata da una roccia che sembrerebbe a tutti gli effetti una statua che raffigura il volto di profilo di una donna. Questo mito girò molto sul web, tanto che la fantomatica civiltà scoperta iniziò ad arricchirsi di particolari. Dato che la donna raffigurata sembrava indossare un elmetto, ad esempio, molti hanno iniziato a speculare che potesse trattarsi di una cultura in cui le donne potessero andare in battaglia, ma anche in questo caso c'è una plausibile spiegazione: la pareidolia.
Anche escludere completamente che non ci possa essere vita su Marte, però, potrebbe essere una presa di posizione estrema e alcune evidenze scientifiche pongono alla questione un ragionevole dubbio. Uno studio pubblicato recentemente sulla rivista Astrobiology, ad esempio, ha riscontrato una promettente somiglianza fra la composizione delle rocce della crosta marziana e quelle che, nelle profondità della superficie terrestre, danno origine alla vita microbica. In sostanza, proprio come per il nostro Pianeta, nelle profondità di Marte è possibile che ci sia un vasto bioma sotterraneo.
Le creature delle profondità che vivono sulla Terra hanno bisogno di idrogeno e ossigeno per sopravvivere e lo riescono a ricavare grazie a dalle reazioni chimiche prodotte dall'erosione delle rocce. Una di queste reazioni è la radiolisi, che si verifica quando gli elementi radioattivi reagiscono con l’acqua intrappolata in fratture o cavità delle rocce. In questo modo si libera idrogeno, il quale si dissolve nuovamente nell’acqua restante, e ossigeno che invece viene assorbito da alcuni materiali come la pirite, generando così minerali solfati. Ecco dunque come alcuni organismi sotterranei ricavano l’idrogeno dall'acqua e l'ossigeno dai solfati, un processo che secondo alcuni ricercatori potrebbe ripetersi allo stesso modo anche sul Pianeta Rosso.
Insetti e serpenti su Marte
«Ehi! Mi chiedo se si renderà mai conto di essere nello spettacolo più famoso al mondo! C'è vita su Marte», cantava David Bowie nel brano "Life on Mars?", canzone storica del Duca bianco uscita il 22 giugno 1973. Un capolavoro della musica di tutti i tempi dal testo e il ritmo allo stesso tempo perfetto e disordinato, quasi caotico e che pare proprio rispecchiare perfettamente il dilemma scientifico di molti studiosi che tentano di rispondere proprio a questa domanda. Data la complessità dell'argomento, dunque, è normale che la soluzione trovata da William Romoser possa risultare per molti quantomeno semplicistica.
Secondo lo scienziato statunitense in alcune immagini scattate dal rover marziano Curiosity, è possibile riconoscere nettamente i profili e le strutture anatomiche di diverse creature che sembrerebbero molto simili ai nostri insetti e ai serpenti. «Esiste un'apparente diversità nella fauna marziana che è simile a un insetto – afferma lo studioso in una nota stampa dell'Università dell'Ohio – Questa diversità mostra molte caratteristiche presenti anche in molti insetti terrestri come le ali, la flessione dell'ala, il volo agile e vari elementi strutturali delle zampe».
Il lavoro dello scienziato è stato aspramente criticato per via di un'obiezione tanto logica quanto semplice: prove fotografiche così poco dettagliate non possono costituire in alcun modo un esempio di vita su Marte. C'è da aggiungere, poi, che Romoser ha lavorato come professore di entomologia per 45 anni ed è sicuramente vero che i suoi occhi potrebbero scovare insetti in maniera più efficace rispetto a un uomo medio. Allo stesso modo, però, lo scienziato potrebbe essere stato proprio ingannato dai suoi sensi, fin troppo abituati a riconoscere forme di insetto ovunque.
Ancora oggi, quindi, non abbiamo prove scientifiche dell'esistenza di vita su un altro pianeta, ma ciò non scoraggia certo numerosi astrobiologi che anno dopo anno affinano sempre di più i loro strumenti di ricerca e chissà che questo 2023 non possa rivelarsi proprio l'anno giusto per ospitare una scoperta che potrebbe rivoluzionare la concezione stessa della vita.