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26 Settembre 2024
17:03

Come la fotografia e i social media stanno mettendo a rischio la biodiversità

Dal disturbo ai nidi, alla ricerca della specie rara in via d'estinzione e dello scatto perfetto da condividere. Social media e fotografia usati in modo inappropriato possono essere un problema molto serio e sottovalutato per la conservazione della biodiversità.

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Foto da Wikimedia Commons

Negli ultimi anni, l'avvento dei social media ha rivoluzionato il nostro modo di vivere e interagire con la natura. La possibilità di condividere immagini di luoghi incontaminati e animali rari ha alimentato un boom del turismo naturalistico e della fotografia amatoriale. Tuttavia, dietro questa passione per la documentazione delle bellezze naturali e della biodiversità, si nasconde un lato oscuro: un articolo pubblicato su Science of The Total Environment mette in luce come l'uso sconsiderato dei social media stia portando a impatti diretti e indiretti sulla biodiversità e sulle specie più rare e vulnerabili.

Si tratta di un problema ben noto a molti esperti di settore e pesantemente criticato anche dai fotografi naturalistici professionisti rispettosi della natura e della biodiversità. L'invasione degli habitat naturali, spinta dal desiderio di immortalare un momento unico da condividere, causa disturbi comportamentali e fisiologici agli animali, come l'interruzione delle attività di riproduzione e alimentazione, oltre ad aumentare il rischio di predazione. Le tecniche utilizzate da alcuni fotografi, come i droni, i playback dei versi e richiami e le esche alimentari, causano stress agli animali compromettendone la sopravvivenza.

Non solo gli animali, ma anche le piante sono sempre più sotto pressione: il calpestio e la manipolazione per scattare la foto perfetta portano spesso al danneggiamento irreversibile della flora locale. Oltre a questi effetti visibili e immediati, ci sono poi anche tutti gli altri impatti indiretti, come la diffusione di malattie o l'aumento del rischio di bracconaggio, reso incredibilmente più facile e alla portata di tutti grazie alla localizzazione esatta di nidi e specie rare tramite post e tag geolocalizzati sui social media.

L'ossessione per lo scatto perfetto: una minaccia concreta

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In Ticino, è stato recentemente osservato un gruppo di fotografi che ha disturbato una coppia di gipeti proprio durante la costruzione del nido, minacciando così il successo della riproduzione

La ricerca ossessiva dello scatto perfetto o del video virale da pubblicare sui social media è oggi una delle tante minacce crescenti alla conservazione della fauna selvatica. L'accessibilità alle apparecchiature fotografiche di alta qualità sempre più economiche e la possibilità di diventare una "micro celebrità" digitale ha reso la fotografia naturalistica alla portata di tutti, ma con conseguenze talvolta devastanti. Un caso recente ed emblematico riguarda i gipeti, avvoltoi estremamente sensibili ai disturbi durante la riproduzione.

Nonostante le severe norme di protezione, sempre più immagini di gipeti intenti a nidificare appaiono sui social media, dimostrando che i fotografi si sono avventurati troppo vicino ai loro nidi. Questo comportamento irresponsabile rischia di interrompere la delicata fase della nidificazione, mettendo in pericolo la sopravvivenza dei pulli. In Ticino, in Svizzera, è stato recentemente osservato un gruppo di fotografi che ha disturbato una coppia di gipeti proprio durante la costruzione del nido, minacciando così il successo della riproduzione.

In teoria, chiunque disturbi intenzionalmente le attività di riproduzione di specie protette, come appunto i gipeti, può essere punito con una pena detentiva fino a un anno o con una multa molto salta. Nonostante queste misure, il monitoraggio delle attività fotografiche illegali rimane una sfida continua per ornitologi ed esperti che studiano e lavorano ogni giorno per tutelare questi rari avvoltoi. Anche qui Italia, nel recente passato, abbiamo assistito all'ossessione da parte di curiosi e fotografi per la famosa orsa Amarena e suoi quattro cuccioli, che costrinse Ente Parco e sindaci a correre ai ripari.

La ricerca compulsiva per la rarità

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L’accessibilità alle apparecchiature fotografiche di alta qualità sempre più economiche e la possibilità di diventare una "micro celebrità" digitale ha reso la fotografia naturalistica alla portata di tutti

Soprattutto all'estero, dove la fotografia naturalistica e l'osservazione della fauna sono hobby molto più diffusi che in Italia, si verificano spesso situazioni di disturbo che hanno conseguenze devastanti sugli animali. In paesi come il Regno Unito, gli Stati Uniti o la Cina, le invasioni di centinaia di birdwatcher che si avventurano in aree protette o remote per fotografare o "twitchare" specie rare sono molto comuni. Tuttavia, mettono seriamente a rischio le nidificazioni, che possono fallire poiché i genitori spaventati o disturbati abbandonano le uova o i piccoli, o la sopravvivenza di individui stanchi per la migrazione.

Ma il disturbo può anche avere conseguenze permanenti e a lungo termine sugli animali. Un esempio emblematico riguarda Garrulax courtoisi, una specie di passeriforme in pericolo critico di estinzione e presente solo in un'area molto ristretta della provincia di Jiangxi, in Cina. Negli ultimi anni, i siti di nidificazione di questa specie sono stati invasi da fotografi, causando un enorme disturbo che ha alterato in maniera permanente il comportamento di questi uccelli.

Uno studio pubblicato qualche anno fa, ha dimostrato che, nel sito maggiormente disturbato, gli uccelli scelgono alberi sempre più alti rispetto agli altri luoghi e si allontanano maggiormente dai villaggi umani. Nel 2004, quando i visitatori erano ancora pochi, i nidi erano più bassi e vicini alle abitazioni. Questo cambiamento nel comportamento di nidificazione dimostra che il disturbo umano ha un impatto diretto sulla biologia e sul comportamento di questi uccelli, aggravando ulteriormente la loro già precaria situazione di conservazione.

Gli effetti positivi della fotografia e dei social

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La fotografia naturalistica ha il potenziale per essere un mezzo incredibilmente efficace per la conservazione alimentare l’attivismo ambientale, rafforzare il legame tra le persone e la natura e contribuire alla sensibilizzazione e all’educazione

Se da un lato fotografia naturalistica e social media possono comportare rischi per la biodiversità quando usati in modo sconsiderato, dall'altro sono strumenti innegabilmente potenti per la scienza, la sensibilizzazione e l'educazione ambientale, se sfruttati con responsabilità ed etica. La fotografia naturalistica, per esempio, ha il potenziale per essere un mezzo incredibilmente efficace per la conservazione. Oltre a catturare la bellezza della fauna e dei paesaggi, può alimentare l'attivismo ambientale, rafforzare il legame tra le persone e la natura e contribuire alla sensibilizzazione e all'educazione.

Le immagini sono capaci di trasmettere emozioni, valori e un profondo senso di appartenenza, talvolta in modi che la parola scritta o parlata non può riuscire a fare. Questa capacità di comunicare in maniera così diretta è una risorsa preziosa per chi vuole promuovere la tutela della biodiversità e sensibilizzare il pubblico sui problemi ambientali. Inoltre, la diffusione capillare dei social media permette di raggiungere un pubblico vastissimo, offrendo nuove opportunità anche per la scienza e la conservazione.

Le piattaforme digitali consentono infatti di raccogliere dati utili per la ricerca grazie alla partecipazione attiva degli utenti, un processo noto come "citizen science" o scienza partecipata dai cittadini. Questo fenomeno ha già portato a risultati enormi e persino alla scoperta di numerose nuove specie, scovate anche grazie ai social come Facebook e Instagram. L'impatto positivo della fotografia e dei social media per la biodiversità è innegabile, purché ci si muova con rispetto per l'ambiente e le specie che lo abitano, come fortunatamente sottolineano anche la maggior parte dei fotografi naturalistici e dei birdwatcher.

Un futuro più etico per la fotografia e l'osservazione della natura

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Un segnale che avvisa l’inaccessibilità a un’area in cui nidificano gli uccelli

La crescente consapevolezza degli impatti negativi legati alla fotografia e ai social media deve comunque portare a un approccio più etico all'osservazione e alla documentazione della fauna selvatica. Codici di comportamento e regole più restrittive dovrebbero essere implementati per limitare i danni agli ecosistemi e alla biodiversità, e piattaforme social come Instagram e TikTok dovrebbero incoraggiare pratiche di condivisione più responsabili ed etiche. In un periodo storico dove l'immagine è potere, è fondamentale ricordare che dietro ogni scatto si nasconde un mondo fragile.

La fotografia può essere un mezzo straordinario per sensibilizzare sul valore della biodiversità, ma solo se fatta nel rispetto della natura e degli animali. Per promuovere un'interazione sempre più etica e rispettosa con la fauna, è fondamentale combinare diverse strategie. Poiché l'uso crescente e sempre più pervasivo dei social media rende impossibile limitare completamente l'accesso a specie o luoghi naturali di interesse, la soluzione migliore è unire la gestione sul campo, come le restrizioni all'accesso nei siti più sensibili, e la collaborazione tra tutte le parti in causa.

Operatori turistici, gruppi naturalistici, amministratori di community online, associazioni e amministrazioni. Ma soprattutto, è cruciale implementare l'educazione, sensibilizzando sui comportamenti più appropriati e rispettosi da tenere quando si è in natura o a stretto contatto con flora e fauna. E in questo, gli stessi social media e in generale il mondo del digitale, possono davvero fare la differenza nel contrastare quella spasmodica ricerca di follower, like e senso di gratificazione che può seriamente minacciare la biodiversità.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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