Per qualsiasi appassionato di Dragon Ball, uno dei momenti più memorabili è la fusione tra due guerrieri che si uniscono in un solo corpo combinando le loro forze. Ma cosa succederebbe se questa fusione non fosse solo una fantasia tratta da un manga giapponese, ma accadesse davvero in natura? A quanto pare, è possibile: ecco la storia di due invertebrati marini che proprio come in un episodio dell'opera di Akira Toriyama, ma senza buffe danze e orecchini magici, si sono letteralmente fusi in un corpo solo.
Stiamo parlando di due noci di mare (Mnemiopsis leidyi), organismi marini simili alle meduse dotati di un corpo trasparente e di file di ciglia che utilizzano per muoversi nell’acqua. Un team di ricercatori ha infatti appena scoperto che due noci di mare ferite o danneggiate possono unirsi in un solo corpo, condividendo persino il sistema nervoso e l'apparato digerente. La scoperta, piuttosto sorprendente, è stata appena descritta in un nuovo studio pubblicato su Current Biology.
Il biologo e primo autore dello studio Kei Jokura del National Institute for Basic Biologym, in Giappone, ha osservato per la prima volta questa fusione durante un periodo di studio trascorso negli Stati Uniti. Mentre lavorava al Marine Biological Laboratory, notò un esemplare particolarmente grande e strano: aveva due bocche e due faringi. Incuriosito, decise di verificare se questa particolarità fosse il risultato di una fusione tra due individui differenti, possibilità che lo scienziato ha poi scoperto essere già stata osservata addirittura nel 1937 dal biologo Louis Agassiz.
Per testare l'ipotesi, il suo team ha tagliato parte dei lobi di diverse noci di mare e mettendole vicine tra loro, con le ferite quasi a contatto. In meno di 24 ore, quasi tutti gli ctenofori – il nome del gruppo a cui appartengono questi invertebrati marini – si sono fusi in un'unica massa gelatinosa, con i loro apparati digerenti collegati. Quando Jokura ha poi provato a toccare uno degli organismi fusi, l'intera creatura ha reagito come se fosse un solo individuo, prova che anche i loro sistemi nervosi si erano ormai fusi.
Osservando il processo, i ricercatori hanno notato anche che i due individui inizialmente si muovevano in modo scoordinato, ma dopo poche ore i loro movimenti erano perfettamente sincronizzati. Per confermare anche l'avvenuta fusione dell'apparato digerente, i ricercatori hanno dato da mangiare al "super" ctenoforo alcuni gamberetti fluorescenti, osservando come i residui e gli scarti fosforescenti uscissero da entrambe le bocche, che in questi animali fungono anche da ano.
La possibilità di fondersi insieme in un unico corpo potrebbe dipendere dall'assenza di un sistema immunitario in grado di distinguere ciò che è parte del proprio corpo da ciò che non lo è, un meccanismo fondamentale per gli organismi più complessi e utile anche a respingere sostanze o organismi estranei, come accade talvolta con i trapianti di organi rigettati. Evidentemente, questi invertebrati "primitivi" – tra i primi animali a essere comparsi in mare – non sono in grado di riconoscere a livello cellulare o genetico il "sé" dal "non-sé".
Anche se è difficile dire se queste scoperte potranno influenzare direttamente anche la medicina umana, capire come due sistemi nervosi si fondono potrebbe aprire comunque nuove strade per la ricerca sulla rigenerazione delle cellule nervose. Chi avrebbe mai detto che una creatura marina gelatinosa e trasparente – studiata da secoli e considerato un organismo "semplice" – potesse nascondere un'abilità così eccezionale?