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24 Gennaio 2022
15:27

Come i lupi cambiano il corso dei fiumi: il video di Yellowstone e la situazione in Italia

La presenza o l'assenza di una specie da un determinato ambiente può produrre una serie di cause ed effetti dai risultati sorprendenti. Ecco cosa è successo nello Yellowstone, con il ritorno del lupo dopo 70 anni d'assenza.

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Perché è così importante salvaguardare tutte le specie di un ecosistema? Ogni organismo è un prezioso tassello di un delicato equilibrio: la presenza o l'assenza di una specie può infatti avere alla lunga effetti sorprendenti sull'ambiente circostante, difficili da prevedere. Quello che osserviamo quindi in un ambiente selvaggio è l'armonia raggiunta dopo il susseguirsi delle generazioni di animali, piante e microrganismi di una determinata comunità, in cui tutte le parti influenzano e vengono influenzate dalle altre. Ricordiamoci inoltre il fondamentale effetto delle basilari condizioni fisiche e climatiche, e come al lievissimo variare di questi parametri (come un aumento di pochi gradi centigradi…) tutto può cambiare inesorabilmente.

Gli effetti della reintroduzione del lupo nello Yellowstone

Ecco un esempio meraviglioso di questa concatenazione di cause ed effetti: la reintroduzione dei lupi nello Yellowstone, scomparsi per settant'anni a causa della caccia indiscriminata, ha avuto effetti sul corso dei fiumi, contribuendo alla ristorazione ambientale dell'area.

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Il lupo (Canis lupus) è infatti un predatore apicale nelle foreste temperate del Nord America. Grazie alla sua adattabilità ed alla cooperazione tra gli individui che compongono il branco, il lupo riesce a stanare qualsiasi erbivoro anche di grosse dimensioni, e con la sua costante attività predatoria, regola la distribuzione e l'abbondanza delle popolazioni di prede. A loro volta gli erbivori come i cervi, che per decenni avevano vissuto indisturbati nel Parco aumentando sproporzionatamente in numero, hanno effetto sulla componente vegetale cibandosi dei nuovi germogli delle piante d'alto fusto, non permettendo il completo sviluppo arboreo ed impoverendo il paesaggio.

Col ritorno dei loro predatori naturali i cervi hanno quindi iniziato a rifugiarsi e frequentare zone più nascoste, evitando di pascolare ovunque. Questo semplice cambio di abitudini ha rapidamente rigenerato la vegetazione in molte aree. Un maggior numero di piante, un maggior numero di specie di uccelli, piccoli mammiferi e invertebrati che sono tornati a frequentare lo Yellowstone.

Più alberi di alto fusto (sono quintuplicati in appena sei anni!) vuol dire più "materia prima" per i castori, dei veri e propri ingegneri ecosistemici: l'aumento delle loro dighe ha prodotto il giusto habitat per lontre, topi muschiati, anatre, pesci, rettili e anfibi. Ma più lupi vuol dire anche meno coyote in circolazione e quindi più carcasse per aquile e corvidi e minori pericoli per tassi, donnole e piccoli roditori. Anche gli orsi hanno giovato del ritorno del lupo, potendo approfittare in certi casi delle loro carcasse e beneficiando anche di un maggior numero di bacche sui cespugli ora rigogliosi

Ma arriviamo all'aspetto più interessante, il suo impatto sul corso dei fiumi. Le foreste rigenerate hanno rafforzato le sponde dei corsi d'acqua, stabilizzandone gli argini ed evitando l'erosione. Insomma, invece di "negare" vita, la presenza del lupo ha aiutato a farla rifiorire, influenzando non solo le comunità animali e vegetali ma anche l'aspetto fisico di questa meravigliosa area protetta.

Il recupero del lupo in Italia

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Come se la passa invece il lupo dalle nostre parti? Per naturalisti e biologi, molto meglio che in passato. Dagli anni 70, quando non rimanevano che poco più di 150 lupi su tutto il territorio nazionale distribuiti principalmente in zone disabitate di Abruzzo e Calabria, la specie ha subito un lento recupero tornando a popolare tutto l'arco appenninico e le Alpi. Attualmente è in corso (anche se con alcuni rallentamenti dovuti alle restrizioni sanitarie) un progetto di monitoraggio nazionale, il primo, portato avanti da ISPRA per ottenere una stima precisa del numero di lupi.

Ma a cosa è dovuto l'aumento dei lupi degli ultimi anni nel nostro Paese? Circolano tante leggende metropolitane a riguardo. Secondo alcune di queste la specie sarebbe stata oggetto di "operazioni segrete" di reintroduzione, con la liberazione di individui "più feroci" provenienti dall'Est europeo.

Nulla di più lontano dalla realtà: il lupo non è mai stato oggetto di reintroduzioni su suolo italiano ed il recupero delle sue popolazioni è avvenuto in maniera naturale, per tanti motivi. Innanzitutto lo spopolamento demografico delle zone interne, seguito da un aumento delle prede naturali del lupo come cinghiali e cervidi. Anche l'istituzione di aree naturali protette in cui i branchi possono vivere indisturbati e l'aumento della sensibilità delle persone hanno sicuramente influito positivamente.

Ma questo tipo di bufale può raggiungere livelli assurdi: pensate che secondo altre leggende metropolitane anche le vipere sarebbero oggetto di reintroduzioni segrete, effettuate tramite… il lancio dei serpenti da aerei ed elicotteri!

Altri progetti di reintroduzione

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Un progetto di reintroduzione è un'operazione costosa, lunga e delicata e che non passa di certo inosservata alla popolazione locale. D'altronde il dialogo con gli enti territoriali è fondamentale per la sua buona riuscita.

Sebbene non abbiano mai interessato lupi e vipere paracadutiste, le reintroduzioni di altre specie nei decenni scorsi hanno aiutato (e stanno aiutando) il recupero dei nostri ecosistemi. I progetti hanno interessato camosci appenninici (Rupicapra pyrenaica ornata), cervi (Cervus elaphus), corvidi e molte altre specie, persino alcuni orsi bruni (Ursus arctos) traslocati dalla Slovenia sulle Alpi, su cui non erano rimasti che pochissimi individui.

Ma l'esempio più significativo riguarda il ritorno dei grifoni (Gyps fulvus), avvoltoi di grosse dimensioni per secoli scomparsi dalle nostre montagne (l'unica popolazione primaria ancora presente è quella sarda), protagonisti di un incredibile progetto di reintroduzione in Appennino centrale iniziato negli anni 90 ad opera dei carabinieri forestali.

La sua presenza garantisce inoltre alcuni servizi ecosistemici importanti per noi umani: ad esempio gli avvoltoi sono noti spazzini in grado di "ripulire" i pascoli montani da carcasse di ungulati selvatici e domestici, evitando il diffondersi di malattie tra il bestiame. Un ecosistema in salute alla lunga si riflette su benefici concreti su tutti i suoi abitanti, e non dimentichiamoci mai di essere anche noi parte di esso.

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