Molte persone si chiedono come i cani percepiscano il trascorrere del tempo. Dietro questa domanda spesso si nasconde un lieve senso di colpa per le lunghe ore nelle quali il cane viene lasciato solo mentre noi siamo impegnati fuori casa. Quindi vediamo cosa possiamo dire in merito a questo interessante argomento.
La percezione del tempo nei cani
Ogni forma di vita ha un suo modo di percepire il trascorrere del tempo per il solo fatto che un essere vivente, che sia un animale o un vegetale, a suo modo cresce e si sviluppa nel suo fluire. I cambiamenti di luce dati dallo spostamento del disco solare, il susseguirsi delle stagioni, l’alternanza notte-giorno, eccetera, sono alla base dei ritmi biologici dei viventi, e questo vale, ovviamente, anche per cani e esseri umani. Sono i sensi che danno indizi sui cambiamenti ambientali e quindi sullo scorrere ciclico del tempo, e un cane è ben equipaggiato con strumenti per monitorare i mutamenti del tempo che scorre, e vedremo che probabilmente lo è anche più di noi.
Ci sono poi sensazioni interne che danno indizi su questo fenomeno: il sopraggiungere del senso di fame o di sete, la necessità di dormire, quella di espletare bisogni fisiologici, e così via. Ogni specie animale utilizza queste informazioni e sensazioni a suo modo, difficile però dire che cognizione abbiano gli altri animali del "tempo", come d’altro canto lo è addirittura per noi stessi, soprattutto se ci dovessimo liberare dai castelli culturali nei quali siamo rinchiusi.
È molto probabile che a seconda della cultura di appartenenza il "tempo" sia concepito in modo diverso: per esempio ci possono essere grandi differenze tra una cultura prettamente industriale e una agricola, le quali si basano su cicli differenti che non coincidono, l’uno legato alla produttività massimizzata e l’altro ai cicli di semina e raccolta. Senza poi addentraci in quello che è la misurazione del tempo, e tutte le convenzioni in tal senso.
Insomma, definire cosa sia il tempo e il suo trascorrere non è cosa semplice. Per citare Sant’Agostino d’Ippona, filosofo e teologo vissuto a cavallo tra 300 e 400: «Che cos’è dunque il tempo? Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede non lo so più». Dunque, oltre al fatto che un cane sia in grado di percepire il trascorrere del tempo, poco possiamo sapere di cosa significhi per lui.
Differenti significati dello scorrere del tempo
Già Albert Einstein, per fare un esempio di cosa significasse la frase «tutto è relativo» che aveva a che fare proprio con lo scorrere del tempo, fece notare quanto fosse differente la percezione del tempo a seconda della condizione in cui siamo o rispetto a cosa ci riferiamo: «Provate a tenere una mano appoggiata ad una stufa rovente e vedrete quanto possono essere lunghi 5 minuti» disse ai suoi studenti.
Quindi, forse la domanda: come percepiscono il tempo i cani? (escludendo la percezione vera e propria dei sensi, di cui abbiamo già accennato) è priva di significato vista in quest’ottica. Sarebbe come se chiedessimo alla persona che ci sta accanto: «Come percepisci tu il tempo?». Probabilmente la sua risposta sarebbe simile all’esempio di Einstein: «Dipende!»
I cani percepiscono il passare del tempo come gli umani?
Il problema insito nella domanda che ci siamo posti è che per comprendere qualcosa gli esseri umani devono riportare il tutto su un piano a loro comprensibile, quindi quando ci chiediamo: «Come percepiscono il tempo i cani?», dovremmo forse volgerla in: «Come percepirebbero il tempo i cani se fossero esseri umani?». Ma anche qui le cose non sarebbero più semplici, infatti ogni persona percepisce il trascorrere del tempo a suo modo e se non ci fossero delle convenzioni, come per esempio gli orologi e i calendari, probabilmente ognuno vivrebbe in un suo tempo.
Certo, rimarrebbero i fenomeni percepibili a tutti, quelli naturali elencati sopra, considerando però un dettaglio non di poco conto, ossia che queste variazioni hanno un’alternanza differente a seconda del luogo geografico in cui ci troviamo. Noi necessitiamo della misurazione del tempo per questioni sociali, per coordinarci e comprenderci con un certo margine di precisione. In sostanza verrebbe da pensare che il tempo esista nel momento in cui ci serve misurarlo.
Come siamo coscienti del tempo che passa? Siamo sicuri di essere così bravi nel farlo? Facciamo un piccolo esperimento mentale: immaginiamo di essere chiusi in un luogo che non ci consente di vedere all’esterno, diciamo di essere in una base sottomarina, dove la luce del sole non può arrivare. Se non abbiamo con noi uno strumento per misurare il tempo è molto probabile che, ad un certo punto, perderemmo la sua cognizione. Non sapremmo più se sia giorno o notte. Quello che potremmo però percepire è il nostro orologio biologico e gli effetti del nostro metabolismo: ad un certo punto avremmo fame e, dopo un certo numero di ore avremo di nuovo fame. Poi avremmo sonno, e se tutto va bene dormiremo per un certo lasso di tempo risvegliandoci riposati. Ma quale percezione avremmo di tutte queste cose? Come sapere quante ore abbiamo dormito? Come sapere se il nostro appetito è regolare, con una scansione precisa e misurabile? Credo sia impossibile. Su cosa ci basiamo dunque per valutare il passare del tempo noi esseri umani? vi sarà certo capitato di guardare l’orologio ed esclamare: «Accidenti, ma sono già le otto di sera?» oppure, «Ma non è passata nemmeno un ora, maledizione!» Che ne è allora della nostra capacità di percepire il tempo? Appare chiaro che essa sia influenzata dal nostro stato emotivo e dai nostri bisogni fisiologici. Se abbiamo molta fame potrebbe risultare insopportabile attendere un’ora prima di andare a tavola. Se ci stiamo divertendo tantissimo un’ora passerà come fossero 5 minuti. E tutto ciò ha un carattere squisitamente soggettivo, quindi se chiedessimo a due persone che hanno vissuto la medesima esperienza, quanto tempo hanno percepito trascorrere in essa, le risposte potrebbero essere molto diverse se una si è annoiata a morte e l’altra si è divertita tantissimo.
Il ruolo dell'olfatto del cane nella percezione del tempo
Abbiamo parlato prima del fatto che lo scorrere del tempo sia legato a mutamenti ciclici percepiti dai sensi. A questo punto però c’è un aspetto importante che differenzia la percezione del tempo tra noi e i cani, ovvero il tempo registrato attraverso gli odori e l'olfatto del cane. La nota studiosa Alexandra Horowitz, nel suo bellissimo libro “Una questione di naso” (ed. Sonda, 2018) scrive:
«Come ogni giorno ha un nuovo odore, anche le ore che lo compongono segnalano cambiamenti negli odori che il vostro cane può avvertire. Questi animali fiutano il tempo che passa. Il passato è sotto le zampe, gli odori di ieri si sono depositati sul terreno. Portato dal primo alito di vento del mattino o rilasciato dagli animali notturni, il messaggio è proprio sulla porta di casa insieme al quotidiano piegato. L’odore del futuro arriva da dietro l’angolo e raggiunge le narici del cane prima di arrivare ai nostri occhi. Per loro è come un elastico, che tira nel presente un po’ di passato e un po’ di futuro».
Ecco che appare chiaro che i cani sono equipaggiati con uno strumento molto più raffinato del nostro per dare significato al tempo che passa, un modo a noi praticamente incomprensibile. Ma allora, quando lasciamo il cane da solo un’ora, come la percepisce lui?
Come sarà ormai chiaro, a questo punto, non è tanto il tempo in sé, ma come il cane sta in quel lasso di tempo. Questo è l’aspetto che dovrebbe maggiormente interessarci. Un’ora a sonnecchiare sul sofà, tranquillamente, è un tempo relativamente “breve” per il nostro cane, ma se si trova in stato d’ansia e panico quando lo lasciamo solo, anche 5 minuti divengono un tempo infinito, insopportabile. Ecco che allora ha poco senso misurare il tempo tra un’evento e l’altro (per esempio da quando usciamo di casa a quando rientriamo), se non teniamo conto del “come” questo tempo è vissuto da quel cane specifico. Lo ribadiamo: «il tempo è una questione soggettiva», quindi non serve a nulla fare strani calcoli sulla durata media della vita di un cane paragonata a quella di un essere umano per arrivare, dopo una serie di frazioni, a capire che un’ora per un cane è l’equivalente di – diciamo – 7 o 8 ore per noi. Non ha senso, anche perché, ipotizzando che per tutti i cani sia lo stesso, come per tutti gli esseri umani, dovremmo fare i conti con una biologia che differenzia molto le due specie. Preoccupiamoci quindi della serenità dei nostri cani, del soddisfare i loro bisogni e di rendere la vita insieme ricca, non troppo noiosa e frustrante. Approfondiamo la conoscenza del soggetto con il quale viviamo e cresciamo con lui, paragonarci agli altri non è sempre d’aiuto, sono ben pochi gli universali che reggono quando si parla di soggettività.