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4 Dicembre 2021
9:00

Come giocano i giovani animali?

C’è chi finge di lottare, chi immagina di predare, chi salta e chi cavalca bolle d’aria. Vediamo insieme come giocano i giovani animali tra loro.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
Come giocano i giovani animali

Definire il gioco è difficile, perché include molte categorie comportamentali e può avere diversi significati funzionali. Su una cosa però gli etologi ormai concordano unanimi: il comportamento di gioco è uno dei principali indicatori di emozioni positive, e quindi di benessere, negli animali. Inoltre, il gioco ha effetti benefici, immediati e a lungo termine, su chi lo pratica; la sua manifestazione, quindi, non solo riflette le condizioni di benessere di un animale, ma contribuisce anche a migliorarle. Il gioco è presente nei mammiferi e negli altri taxa, ed è facile da riconoscere. Tutti gli animali giocano quando sono rilassati e nell’ambiente non rilevano minacce, e giocando si sentono gratificati. Ogni specie, però, lo fa a modo suo. Scopriamo come giocano i giovani animali tra loro.

I gattini

I gatti iniziano a giocare intorno alle 3 settimane di vita. Quando sono così piccoli, giocano individualmente, per lo più cercando di colpire oggetti, come le foglie, i rametti o, a casa, le piume che sventoliamo loro davanti. Poi arriva anche il gioco sociale, e allora è tutto un inseguirsi, rincorrersi e inarcare la schiena, fino ad arrivare alla lotta. Molti comportamenti adottati durante il gioco sociale assomigliano a quelli che si osservano nelle sequenze predatorie o nei conflitti veri e propri tipici dei gatti adulti.

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I pesci

Per lungo tempo si creduto che i pesci non giocassero. In verità, anche loro non disdegnano il gioco, anche se magari si tratta di attività più semplici rispetto a quelle dei mammiferi. Ai pesci piace soprattutto saltare e colpire gli oggetti ripetutamente.

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I puledri

I puledri giocano moltissimo: il 70% della loro attività motoria è di tipo ludico. All’inizio giocano soprattutto con la madre, mordicchiandole gli arti e la criniera, fino a compiere un vero e proprio grooming, ossia la tolettatura sociale. Col tempo, i partner di gioco preferiti diventano gli altri puledri. Non amano molto giocare da soli, dopo le 8 settimane di vita capita di rado. Un puledro che vive da solo piuttosto tende a scegliersi compagni di gioco alternativi, come le persone o i cani. Si notano alcune differenze di genere nelle modalità di gioco: i maschi si divertono a combattere e a montarsi, mentre le femmine preferiscono inseguirsi e pulirsi a vicenda.

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Le tartarughe

Alle tartarughe d’acqua piace far rimbalzare palle e altri oggetti galleggianti, oltre che manipolare gli anelli colorati, simili a quelli che divertono tanto anche i piccoli della specie umana. I giovani di testuggine palustre del Nord America (Trachemys scripta) spesso interagiscono tra di loro manifestando un comportamento noto come “titillamento”: in pratica, fanno vibrare i lunghi artigli degli arti anteriori attorno alla regione degli occhi del/la partner sociale. Si tratta di un comportamento che gli adulti esibiscono quando si corteggiano o, talvolta, negli incontri agonistici.

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I vitelli

Quando sono molto piccoli, i vitelli si dedicano soprattutto al gioco solitario: si divertono un mondo a trottare, saltare, sgroppare, calciare lateralmente e far suonare gli oggetti. Crescendo apprezzano anche le gioie del gioco sociale, fatto soprattutto di finte zuffe, in cui si colpiscono con la testa, e di monte. I vitelli che giocano si riconoscono anche perché emettono una vocalizzazione caratteristica, che suona più o meno così: Baa-ock!

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Gli anfibi

I piccoli anuri appartenenti alla famiglia Dendrobatidae sono rane diurne note per la produzione di un veleno altamente tossico, a cui devono il soprannome di “rane da veleno per frecce”. Abbastanza socievoli, spesso si impegnano in brevi incontri di wrestling. I girini di rana muschiata vietnamita (Theloderma corticale), invece, sono stati osservati mentre cavalcano le bolle che nascono da una pietra porosa sul fondo dell’acquario e si dirigono verso l’alto. Questi comportamenti sembrano avere il significato del gioco.

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Gli uccelli

Gli uccelli giocano soprattutto in modo solitario: può essere gioco locomotorio, come il volo acrobatico dei rapaci e dei gabbiani, o gioco con oggetti. Tra i corvidi, come le ghiandaie dei pini (Gymnorhinus cyanocephalus) e le gazze (Pica pica) è frequente la manipolazione degli oggetti; mentre il beccafico (Sylvia borin) si diverte a lanciare le pietre. I corvidi e i pappagalli, come i corvi (Corvis corax) e i chea (Nestor notabilis), si dilettano anche nel gioco sociale, esibendosi in finte zuffe e inseguimenti.

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I suinetti

Pure i suinetti, per giocare, si cimentano in finte zuffe, morsi reciproci, energici inseguimenti e capriole, ma anche in comportamenti sociali più sottili come il contatto naso-corpo o naso-naso, come avviene tra il piccolo e la sua mamma. Non disdegnano nemmeno le attività ludiche solitarie, caratterizzate soprattutto da salti, improvvisi scatti in avanti, e gioco con oggetti, che si divertono molto a trasportare in giro e scuotere, tenendoli ben saldi in bocca.

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Le lucertole

I draghi di Komodo (Varanus komodoensis), che sono le lucertole più grandi del mondo, giocano volentieri con oggetti come secchi, scatole, vecchie scarpe e palline, e persino al tiro alla fune con chi li accudisce. In pratica, mostrano modalità di gioco molto simili a quelle dei cani, solo un po’ più lente.

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Bibiografia

Held, S.D.E., & Špinka, M. (2011). Animal play and animal welfare. Animal Behaviour 81(5), 891-899.

Horback, K. (2014). Nosing Around: Play in Pigs. Animal Behavior and Cognition, 2, 186-186.

Burghardt GM. (2015). Play in fishes, frogs and reptiles. Current Biology 25(1), R9-10.

Thomas, R. B., & Altig, R. (2006). Characteristics of the Foreclaw Display Behaviors of Female Trachemys scripta (Slider Turtles). Southeastern Naturalist, 5(2), 227–234.

Diamond, J., & Bond, A.B., (2003). A Comparative Analysis of Social Play in Birds. Papers in Behavior and Biological Sciences. 35.

Nel 2003 mi laureo in Medicina Veterinaria. Dal 2008 sono ricercatrice presso l’Università degli Studi di Milano, dove insegno Etologia Veterinaria e Benessere Animale. Studio il comportamento degli animali e la relazione uomo-animale.
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