Probabilmente glielo avrete visto fare in qualche documentario: una volpe si aggira in un bosco innevato alla ricerca di prede; a un tratto si ferma, muove la testa e le orecchie; poi all’improvviso si tuffa di testa e a tutta velocità nella neve, rialzandosi con un'arvicola tra le fauci. Ma come ci riescono senza farsi male per l'impatto? Grazie a un nuovo studio recentemente pubblicato su PNAS ora lo sappiano: la forma del loro cranio col muso appuntito si è evoluto per adattarsi a questa particolare tecnica di caccia.
In climi e ambienti particolarmente freddi e rigidi, dove i piccoli roditori vivono spesso in profondità sotto la neve, le volpi rosse (Vulpes vulpes) e le volpi artiche (Vulpes lagopus) utilizzano una tecnica di caccia molto particolare conosciuta col nome "mousing". Grazie al loro eccezionale senso dell'udito, le volpi riescono individuare con precisione la posizione della preda anche sotto la neve. Quando accade, saltano improvvisamente in aria e poi si tuffano a faccia in giù infilando la testa nella neve fresca fino a una velocità di 4 metri al secondo.
Si tratta di una tecnica di caccia molto particolare e non tutte le specie di volpi la utilizzano. Per saperne quindi di più sul perché queste due specie sono così abili nel tuffarsi nella neve, Sunghwan Jung e colleghi hanno analizzato e confrontato i crani di 13 specie diverse di volpi e di altri mammiferi, come linci e puma, conservati nelle collezioni dei musei naturalistici. A differenza dei felidi, che hanno "facce" più piatte e larghe e morsi più potenti, le volpi, come altri canidi, possiedono un muso molto più lungo e appuntito, che è meno potente, ma più adatto per la caccia in gruppo.
Anche le volpi artiche e quelle rosse condividono questa caratteristica, tuttavia dalle analisi e dai confronti è emerso che il loro cranio è ancora più lungo e sottile di quello delle altre volpi. E per testarne l'efficacia, i ricercatori hanno stampato in 3D un cranio di volpe artica normale e una versione modificata, che aveva muso più appiattito. Li hanno poi fatti cadere nella neve fresca da un'altezza di 50 centimetri, così da misurare la forza e gli effetti dell'impatto per simulare un vero tuffo di testa di una volpe.
Quello che hanno scoperto i ricercatori è che il muso più appuntito riduce la forza dell'impatto, comprime meno la neve, abbassando quindi il rischio di danni e lesioni. Il cranio più sottile e appuntito delle volpi rossi e di quelle artiche, spinge delicatamente la neve ai lati, quasi come un fluido, evitando che si compatti diventando più dura. Il muso e la forma del cranio, si sono quindi perfettamente adattati per rendere il "mousing" una tecnica di caccia sicura ed efficace, permettendo alle volpi di tuffarsi a testa in giù in velocità nella neve senza rischiare di farsi male.