I gatti sono famosi per la loro estrema elasticità e per la capacità di infilarsi praticamente ovunque, non importa quanto piccolo e stretto sia lo spazio. C’è infatti chi li paragona all’acqua, perché sembrano riuscire ad adattarsi a ogni “recipiente” modificando la loro forma, ma tornando sempre allo stadio originale. Ma come fanno e da dove arriva questa capacità?
La risposta a questa domanda affonda le radici nella caratteristiche anatomiche del gatto e nella sua evoluzione. I gatti hanno infatti un apparato muscolo-scheletrico estremamente flessibile e dalla conformazione differente rispetto all’essere umano e ad altri animali, che consente loro di schiacciarsi e torcersi in posti anche molto stretti. Si tratta di un “risultato” cui si è arrivati nel corso dell’evoluzione, appunto, per consentire ai gatti di nascondersi per difendersi da potenziali minacce e allo stesso tempo di cacciare e tendere agguati estremamente efficaci.
Le caratteristiche che permettono ai gatti di infilarsi in spazi ristretti
Le caratteristiche principali che consentono ai gatti di entrare in spazi anche molto piccoli e apparentemente impossibili da “contenerli” sono principalmente anatomiche. Innanzitutto, le dimensioni: per essere predatori, i gatti sono molto “compatti”, anche se il pelo tende a ingannare. Sotto quella massa soffice, infatti, hanno corpi piccoli, agili e flessuosi che consentono loro di sgusciare anche nell’anfratto più angusto.
Il loro apparato muscolo-scheletrico, inoltre, è per conformazione molto flessibile e caratterizzato da un dettaglio che riguarda il cosiddetto cingolo scapolare. Si tratta della struttura che compone scapole e clavicole, che negli esseri umani è ossea, e dunque rigida, mentre nei gatti è unita. Diventa quindi molto facile per loro torcersi e compattarsi.
I vantaggi evolutivi di questa capacità
La conformazione fisica e muscolare dei gatti si è evoluta per adattarsi alle loro esigenze. Trattandosi di predatori, hanno sviluppato corpi con cui possono nascondersi in caso di pericolo o minaccia, rifugiarsi in luoghi angusti per riposare in tranquillità e cacciare prede anche molto piccole, come per esempio i topi. I posti piccoli e stretti, inoltre, consentono loro di portare a termine agguati estremamente efficaci, nascondendosi per osservare non visti le prede e balzando fuori all’improvviso.
Quali rischi corre il gatto e quali precauzioni prendere
La capacità (e anche la predilezione) dei gatti per i posti stretti e angusti non rappresenta per loro un rischio concreto, perché è una caratteristica evolutiva. Non ha senso quindi impedire loro di esplorare.
Può capitare però che un gatto che non sta bene vada a cercare un luogo nascosto in cui rifugiarsi, una sorta di “tana”, ed è in questi casi che è bene monitorare la situazione e tenerlo d’occhio per capire se potrebbe avere bisogno di aiuto. Attenzione, però: forzarlo a uscire, stanarlo insomma, non è costruttivo e potrebbe stressarlo, se non addirittura traumatizzarlo. Meglio quindi attendere e vedere se esce da solo. Se per un tempo eccessivamente lungo resta nascosto, senza mangiare, bere o fare i bisogni, potrebbe effettivamente non stare bene e avere bisogno di una visita da parte del veterinario.