I feromoni sono segnali biochimici specie specifici, quindi utili per la comunicazione tra individui della stessa specie. Si tratta di composti organici semplici, volatili, come acidi organici, alcoli, aldeidi, chetoni, amine, steroidi, terpeni, che vengono prodotti da strutture ghiandolari esocrine poste in diverse parti del corpo. Nel caso del cane, in particolare, nella zona perianale e sottocaudale, nel solco intermammario, sul muso e tra i cuscinetti plantari.
Possono quindi essere presenti nelle secrezioni vaginali, così come in quelle delle ghiandole perianali e sudoripare dei cuscinetti plantari, nelle feci e nelle urine. Le varie sostanze si combinano in modo diverso, dando origine a feromoni diversi, ciascuno in grado di veicolare un messaggio specifico, tra cui, ad esempio, l'appagamento, l'allarme, il rango sociale, la territorialità, ma anche l'età, il sesso e la presenza dell'estro.
Come nelle altre specie, la comunicazione feromonale dei cani è resa possibile dalla presenza dell'organo vomoeronasale, il quale, scoperto nell'Ottocento da Ludwig Jacobson, si trova all'interno della canna nasale. Nel cane, è collegato solo con la bocca e questo determina la peculiarità del comportamento, detto risposta di Flehmen, che questa specie utilizza per sentire i feromoni: il cane, infatti, batte i denti e si aiuta con il leccamento (frequente quando si tratta delle urine), schiacciando poi la lingua contro il palato, dove appunto sbocca l'organo vomeronasale, per inviare meglio i segnali. Riferendosi ai feromoni, dunque, non si parla di comunicazione olfattiva (che utilizza i recettori della mucosa olfattiva) ma più propriamente di comunicazione paraolfattiva.
In uno studio del 2022, condotto dal Laboratory of Animal Behavior, Physiology and Welfare, della Texas Tech University, però, viene anche sottolineato il fatto che l'organo vomeronasale non è in grado di recepire tutti i feromoni, i quali possono venire rilevati anche diversamente. Si sa, ad esempio, che, seppur in minor misura, possono essere percepiti tramite il gusto, soprattutto quelli contenuti nelle secrezioni vaginali e anali. Sempre secondo i ricercatori statunitensi, inoltre, è possibile che l'organo vomeronasale del cane stia vivendo una regressione nella sua funzionalità e ciò è possibile che sia collegato al processo di domesticazione.
La comunicazione feromonale tra cani e altri animali
I cani sfruttano i feromoni per comunicare tra loro, riconoscersi socialmente e sessualmente, favorire il legame madre-prole, lasciare la propria traccia in un luogo o per segnalare un pericolo, e questo fatto è noto alla scienza già da diversi decenni. Secondo quanto riportato in uno studio del 2009, condotto dal Dipartimento di Zoologia dell'Università di Oxford, nel Regno Unito, inoltre, anche gli antichi greci erano a conoscenza del fatto che alcune secrezioni prodotte dalle femmine potessero attirare i maschi. Ciò che invece ad oggi non è ancora chiaro è se (e in che modo) questi segnali possano essere recepiti da altre specie.
Un tempo i ricercatori erano convinti che i feromoni fossero differenti in ogni animale, in quanto non sembrava avere senso, da un punto di vista biologico, che l'elefante e il leone, ad esempio, avessero la stessa molecola di feromone e condividessero l'ecosistema. Questa opinione, però, è stata rivista quando è stato scoperto che alcuni feromoni degli elefanti, di fatto, contengono la stessa molecola usata dagli insetti per riconoscere la presenza di conspecifici. Quindi alcune forme di convergenza evolutiva sono probabilmente chiamate in causa.
Un ulteriore tema interessante riguardo a ciò è la possibilità che cani e lupi siano in grado di comprendere reciprocamente i messaggi feromonali. Un recentissimo studio (ancora in attesa di pubblicazione definitiva su una rivista scientifica), ha rilevato la possibilità che i cani mostrino una risposta comportamentale di fronte ai feromoni dei lupi. Per quanto riguarda i lupi, inoltre, è stato osservato che sono soprattutto i soggetti più giovani e inesperti che analizzano ed esplorano le tracce feromonali lasciate dai cani.
Questo aspetto, ancora poco approfondito in ambito scientifico, è estremamente importante, in particolare nel contesto attuale del nostro paese, in cui il graduale aumento dei lupi negli ambienti antropici potrebbe portare ad un potenziale incremento delle interazioni tra le due specie.
L'utilizzo dei feromoni da parte degli umani
Noi umani non siamo assolutamente in grado di percepire i feromoni dei cani, o di altre specie, compresa la nostra (con l'unica eccezione, forse, del neonato nei confronti di alcuni feromoni materni) eppure ci stiamo applicando per trovare degli utilizzi che ne favoriscano il benessere; la ricerca scientifica sta lavorando in questo campo per individuare formulazioni specifiche per le diverse circostanze.
I feromoni, infatti, vengono prodotti anche artificialmente per essere usati nella prevenzione e nel trattamento dei disturbi comportamentali, per favorire il rilassamento, ad esempio durante il trasporto o nell'inserimento di nuovi animali in famiglia; sebbene alcuni studi ne dimostrino l'utilità, l'argomento è ancora dibattuto e, inoltre, non tutti i cani rispondono allo stesso modo a queste sostanze.
I feromoni artificiali possono essere rilasciati gradualmente sul corpo del cane con un apposito collare, oppure possono essere rilasciati nell'ambiente, sulla cuccia o su altri oggetti attraverso bombolette spray o diffusori.
Uno studio del Department of Animal and Agriculture della Hartpury University, in Inghilterra, ha lo stress legato alla separazione dal pet mate in un ambiente nuovo su 10 cani, senza riuscire a rilevare alcun effetto significativo sul loro comportamento, sulla frequenza cardiaca o sulla temperatura corporea misurata nelle orecchie e negli occhi. Nel complesso, i risultati hanno quindi suggerito che l'applicazione del diffusore non aveva influenzato lo stato psicofisico dei cani in quella specifica circostanza.
Di certo, però, non sono stati rilevati rischi per i soggetti sottoposti all'assunzione di queste sostanze, non vi sono tossicità e, in uno studio del 2016, condotto dalla dottoressa Paola Pierotti, medico veterinario esperta in comportamento, non sono stati rilevati nemmeno effetti collaterali che possano raccomandare di evitare l'uso di una di queste sostanze, anche in combinazione con farmaci psicotropi.
In caso di inefficacia, quindi, l'elemento più sgradevole non riguarda il cane, ma il pet mate, ed è rappresentato dall'elevato costo di queste sostanze.