Quante volte ci sarà capitato di trovarci faccia a faccia con un cane sconosciuto, magari all’improvviso, quando meno ce lo aspettavamo? E forse, in quel momento, ci siamo chiesti: «E adesso, che faccio?». C’è un modo preciso di comportarsi in una situazione del genere? Vediamo cosa possiamo dire in merito per evidenziare, qualora fosse possibile farlo, il miglior comportamento da adottare.
Elementi da prendere in considerazione
Innanzi tutto possiamo rispondere alla domanda di poco sopra con un semplice ma pieno di sfaccettature… dipende. Infatti ci possono essere mille circostanze e altrettante condizioni che cambiano radicalmente lo scenario e di conseguenza il comportamento appropriato da mettere in atto. Per esempio, è molto differente incontrare un cane al guinzaglio con il suo compagno umano che incappare in un soggetto appena varcata la soglia di una proprietà.
Quindi il primo fattore da tener presente è dove avviene l’incontro. In secondo luogo possiamo tenere in considerazione se il cane sia solo o con altri cani oppure con il suo compagno umano, anche quando lo incontriamo libero, magari in un sentiero nel bosco. Il fatto che il cane sia in compagnia potrebbe cambiare molto le carte in tavola. Quindi questo elemento potrebbe essere riassunto con la domanda: con chi si accompagna il cane?
Altro elemento importante è lo stato d’animo del cane che incontriamo e per comprenderlo serve un minimo di conoscenza: non sempre infatti l’intuito ci guida per il meglio e magari i segnali di comunicazione che sta emettendo il cane possono da noi essere fraintesi o ignorati. In generale però i cani tendono ad essere piuttosto bravi nel farci comprendere sia il loro stato emotivo che le loro intenzioni, almeno per sommi capi, a prescindere dal livello della nostra conoscenza in materia. Ciò risponde alla domanda: come sono le condizioni del cane?
E in ultimo, ma non per importanza, c’è un elemento che riguarda noi direttamente. L’esito dell’incontro tra noi ed un cane sconosciuto può infatti essere influenzato grandemente dal nostro stato emotivo, da quello che volontariamente o involontariamente stiamo trasmettendo all’altro. Perciò, come stiamo noi ha una certa importanza. Ma non solo: dobbiamo pensare anche a quali intenzioni abbiamo o comunichiamo di avere nei confronti del cane.
Ognuno di questi elementi, e certamente ve ne possono essere molti altri, avrà un peso quando ci troviamo di fronte ad un cane sconosciuto. Ma ci potrebbero essere anche considerazioni per quanto concerne la tipologia di cane che a seconda dello scenario potrebbe influire molto sulla situazione.
Cosa può accadere in un incontro con un cane sconosciuto?
Prima di addentrarci in esempi di situazioni che tengono presente i fattori sopra elencati, è opportuno elencare cosa può accadere in linea di massima in un incontro tra due individui sconosciuti, dove uno è un essere umano e l’altro un cane.
Per sommi capi possiamo dire che:
- potremmo ignorarci a vicenda e ognuno continuare per la sua strada;
- potremmo avvicinarci curiosi, con la voglia di conoscerci vicendevolmente;
- potremmo spaventarci entrambi;
- potrebbe accadere che uno dei due sia preso dal panico;
- il cane potrebbe volerci impedire il passaggio;
- potremmo essere noi a voler impedire il passaggio al cane;
- il cane potrebbe volerci aggredire;
- potremmo essere noi aggressivi nei confronti del cane.
Anche qui ci possono essere molte altre situazioni più specifiche, ma diciamo accontentiamoci di queste per ora e non ci soffermiamo sul caso in cui siamo noi a voler aggredire il cane o a volergli impedire il passaggio, sempre per amor di semplificazione.
Quindi come ci comportiamo?
La prima cosa di cui dobbiamo tener conto in un incontro con un cane sconosciuto è quale sia il suo stato emotivo. In sostanza se il cane sia molto eccitato oppure, al contrario, rilassato. Questo lo possiamo comprendere abbastanza facilmente, anche in modo intuitivo. Più complesso è cercare di capire quale emozione stia provando: paura? Rabbia? Curiosità? Indifferenza?
Nel caso in cui il cane sia molto eccitato e l’emozione predominante in lui è la paura o la rabbia le cose si potrebbero mettere male per noi. Se il cane infatti è preso dalla paura la prima cosa che dobbiamo evitare di fare è di chiudergli le vie di fuga: certo, a meno che non si pensi che quel cane verte in uno stato di estrema difficoltà (per esempio è gravemente ferito) e noi lo si voglia soccorrere. Ma se comprendiamo che il motivo per cui il cane prova paura siamo noi, che ai suoi occhi siamo degli sconosciuti, allora non creare pressioni su di lui sarà certamente la scelta migliore per evitare un’aggressione. Quando un cane prova timore di noi non desidera avvicinarsi, desidera allontanarsi ma se si sente chiuso, messo alle strette, beh, potrebbe decidere di reagire con violenza.
La stessa cosa vale per la rabbia. In questo caso, dato che non conosciamo questo cane e lui non conosce noi, la rabbia potrebbe essere scatenata da altri fattori di cui non possiamo essere al corrente, magari uno scontro avvenuto da poco con un rivale. In tal caso difficilmente il cane se la prenderà con noi, a meno che non gli impediamo il passaggio oppure, ignari del suo stato emotivo e incapaci di leggere la sua mal disposizione, cerchiamo di interagire, addirittura volendolo accarezzare.
Però potremmo essere noi la fonte della rabbia del cane e questo per svariate ragioni, per esempio perché siamo entrati nel suo territorio senza accorgercene. Pensiamo per esempio ad una madre che sta proteggendo la sua cucciolata, nascosta ai nostri occhi. Oppure quando entriamo in una proprietà difesa da un cane da guardiania (ecco un esempio che si potrebbe riferire alla succitata “tipologia di cane”). In questo caso se ci fermiamo e poi indietreggiamo il cane difficilmente ci attaccherà, la sua intenzione è quella di allontanarci da lì, dai confini del suo territorio. Il suo atteggiamento sarà ben chiaro e se comprendiamo di essere in questa situazione a poco serviranno le nostre moine, le nostre parole rassicuranti o il nostro amore sconfinato per i cani: quello che dovremo fare sarà allontanarci, con calma, ma senza esitare. Correre via non è una buona scelta, mantenere un briciolo di sangue freddo può fare la differenza.
Cose da evitare nell’incontro con un cane estraneo
Ci sono posture e atteggiamenti che possono indispettire un cane a prescindere dalle sue intenzioni, quindi anche nel caso fosse ben disposto o indifferente nei nostri confronti. Per esempio fissarlo con gli occhi sbarrati, muoversi rapidamente e con troppa decisione diritti verso di lui, alzare la voce e aggredirlo verbalmente: sono tutte cose da evitare in quanto il cane si sentirebbe direttamente chiamato in causa disponendosi ad una reazione che potrebbe anche essere la fuga, non solo la minaccia o addirittura l’aggressione. Tutte queste cose devono però tener conto, lo ribadiamo, della personalità del cane stesso: così come ci sono persone che si irritano al solo fatto che il nostro sguardo si posi su di loro, o su qualcosa di loro proprietà, ci possono essere anche cani che reagiscono allo stesso modo.
Viceversa, per non ingaggiare – anche involontariamente – un cane in uno “scontro”, muoversi con calma, evitare di piantargli gli occhi in fronte, fare silenzio o ,se proprio non possiamo farne a meno, parlare a bassa voce, non fronteggiarlo ma disporsi in modo da lasciarli aperta la via di passaggio sono le scelte migliori.
Qualora il cane sia ben disposto, socievole, cercherà di farcelo capire attraverso la postura, il linguaggio del corpo, l’espressione del “volto”, e se noi faremo lo stesso è facile che avremo un felice scambio, un incontro positivo. Quindi, se vogliamo essere amichevoli con un cane sconosciuto che pare essere ben disposto ad un incontro lasciamo che sia lui ad avvicinarsi e offriamogli il palmo della mano, senza provare a toccarlo, ma per consentirgli di prendere informazioni su di noi attraverso l’olfatto.
A questo punto, dopo che ci avrà annusato, sarà lui a dirci fino a che punto possiamo spingerci in un eventuale contatto. Evitiamo comunque di allungare una mano per toccargli la testa perché, in ogni caso, questo gesto oscurerà la sua capacità di vederci, e non è cosa buona, soprattutto in un incontro fortuito con un estraneo, questo gesto potrebbe infastidirlo e fargli cambiare idea sulle nostre intenzioni amichevoli.
Se ci sentiamo sicuri, se il cane è in uno stato di tranquillità e si è avvicinato a noi con fare gentile, allora possiamo abbassarci sulle ginocchia per comunicargli che ci farebbe piacere entrare in contatto fisico con lui, cosa che non sempre è apprezzata o richiesta, ma agendo così lasceremo a lui la scelta di avvicinarsi ulteriormente accettando il contatto.
Come toccare un cane, quando possibile
In linea di massima ci sono delle zone del corpo del cane che è meglio evitare di accarezzare, come per esempio le zampe, le orecchie e la testa in generale. I cani apprezzano molto il contatto sul petto, una bella grattatina lì davanti è gradita da moltissimi individui.
Muoviamoci con sicurezza ma non a scatti, non in modo improvviso e imprevedibile ed evitiamo, come detto poc’anzi, di oscurargli la visuale con le mani o le braccia. Anche la zona della groppa, vicino all’attaccatura della coda, è un punto particolarmente apprezzato per una energica grattata ma questo, di solito, richiede un minimo di confidenza da parte del cane nei nostri confronti. Ci sono comunque individui assai socievoli che non vedono l’ora di ricevere una cosa del genere. Attenzione però perché anche se si tratta di un punto di contatto apprezzato in generale questo non significa che il cane ne abbia avuto mai esperienza, quindi il fatto che noi si allunghi un braccio per raggiungere quella zona alle sue spalle potrebbe essere qualcosa di poco gradito magari perché non ha idea di quali possano essere le nostre intenzioni.
Il fatto che noi siamo esseri umani ci spinge al contatto: è una pulsione molto forte, dobbiamo sviluppare una buona dose di autocontrollo per non essere inopportuni, soprattutto quando questo comportamento può avere un significato molto differente per un’altra specie animale, come il cane per esempio. È vero che i cani, vivendo con noi, si abituano a questo fatto, ossia che noi allunghiamo continuamente le mani. E se questo può essere gradito fin tanto che vi sono legami affettivi non sempre si può estendere anche agli estranei, anzi, sovente non si può. In modo particolare per quella naturale tendenza che noi antropomorfi abbiamo di abbracciare per condividere affetto, compassione, gioia, insomma tutta una serie di emozioni positive. I cani non si abbracciano tra di loro e se lo fanno le emozioni in campo sono tutt’altro che positive.
La loro grande pazienza da una parte e la raffinata capacità di comprendere le nostre intenzioni dall’altra gli rendono comprensibile questo nostro comportamento al quanto invasivo e per moltissimi individui anche estremamente irritante. Il fatto che loro sopportino facendo buon viso a cattivo gioco non ci esime dal comprendere che quel comportamento non ha lo stesso significato per le nostre due specie e non ci autorizza a maltrattare il nostro compagno.
Ci sono comunque dei cani che danno idea di apprezzare tutto ciò, ma anche qui teniamo ben presente che quando siamo di fronte ad un cane estraneo tentare di abbracciarlo per dimostrargli tutte le nostre buone intenzioni è l’equivalente di mettere una camicia di forza ad una persona con l’intento di dimostrargli quanto siamo felici di conoscerlo.
Uno dei fatti tra i più importanti per la nostra specie, ricordiamolo, è stato proprio l’incontro con il cane, a quanto ne sappiamo oggi, avvenuto circa 40.000 anni fa. Oggi è ancora possibile incontrare un cane, incontrarlo veramente si intende, il che significa essere aperti nell’accogliere l’altro, ma anche capaci di non interferire quando non ci sono le condizioni. Quando incontriamo un cane non è affatto detto che lui voglia scambiare un saluto con noi: molti hanno di meglio da fare, quindi poniamoci in modo garbato nei suoi confronti e consideriamo che alle volte, i migliori incontri, quelli che lasciano un bel ricordo se non addirittura qualcosa di più profondo, si risolvono anche in un solo, fugace, scambio di sguardi.