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18 Febbraio 2022
9:00

Come capire se il nostro cane è triste e come aiutarlo?

Non è facile capire se un cane è triste. I sintomi possono essere diversi: sonnolenza, stanchezza, disinteresse per le attività quotidiane. Vediamo come comprendere il suo stato d'animo e come aiutarlo.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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La tristezza è un’emozione negativa che può affliggere un individuo con vari gradi di intensità. Non è affatto facile comprendere se il nostro cane sia effettivamente vittima di questa emozione, soprattutto con certi individui dal carattere molto pacato: di fatto loro non possono dirci a parole come si sentono. Prima di tutto allora proviamo a vedere cosa sia la tristezza e compariamola con quanto conosciamo, ad ora, sul cane.

Cos’è la tristezza?

Come tutte le emozioni la tristezza è una risposta a ciò che ci accade, o ci potrebbe accadere, detta in modo semplice. Essendo un’emozione negativa la tristezza assale un individuo che sta vivendo una perdita, un fallimento, l’annullamento di uno scopo verso il quale tendeva. E come tutte le altre emozioni anche questa ha diversi gradi di intensità che possono portare fino alla depressione, alla disperazione. Quando si è tristi si perdono energie, si perde interesse per le cose che non hanno a che fare con la fonte della nostra tristezza: si diventa apatici, l’appetito diminuisce così come peggiora la qualità del sonno, innescando un volano che fa sprofondare l’individuo sempre più giù quando questa emozione perdura a lungo e rischia di divenire cronica.

Naturalmente la tristezza, benché sia fonte di negatività, ha una funzione adattativa, cioè a dire un valido motivo per esistere. La tristezza è quell’emozione che informa un individuo della perdita di qualcosa di caro e consente l’adattamento, l’accettazione di questa perdita. Una sorta di viatico per la crescita individuale che spinge all’evoluzione.

Come capire se il cane è triste?

Il cane è un animale altamente sociale, nella sua esistenza i legami affettivi hanno quindi un posto d’onore e permeano tutto il suo mondo mentale e fisico. Ne orientano il comportamento, lo stato emotivo, lo stato del corpo in modo molto evidente. Quindi, se vogliamo provare a comprendere se il nostro cane sia triste ci dobbiamo chiedere cosa sia cambiato nel suo mondo relazionale, quale sia la perdita che sta cercando di metabolizzare. I “sintomi”, le avvisaglie di questa emozione possono essere diversi e probabilmente tra le cose più evidenti c’è l’inappetenza e la svogliatezza che possono evolvere in condizioni anche più gravi come il lamento, o pianto costante, e la perdita del sonno ma anche il suo contrario, ossia quella che viene definita ipersonnia, ovvero un eccesso di stanchezza e sonnolenza. Il mancato interesse per un’attività che prima era fonte di gioia è un altro elemento che può ravvisare l’insorgere di questo stato emotivo, come il sottrarsi anomalo alle interazioni con gli altri, siano essi cani o persone, soprattutto nei confronti dei familiari. Questo può accadere ad un cane che abbia perso un compagno, un amico, con il quale aveva instaurato un profondo attaccamento e si trova di fronte la sfida di continuare a vivere senza di lui. La morte dell’umano di riferimento, o di un altro membro della famiglia, dell’altro cane della famiglia, o del gatto, possono indurre questa emozione, che è quindi anche correlata con il lutto.

Non è facile dunque comprendere lo stato emotivo del nostro compagno canino senza valutare il contesto: è infatti possibile confondere queste avvisaglie di tristezza con altre emozioni, come per esempio la noia per alcuni tratti. In più certi comportamenti possono anche essere causati dai cambiamenti dovuti all’età o ad un malessere fisico temporaneo. Ma evidentemente davanti ad un lutto o una drastica separazione saranno pochi i dubbi.

Come aiutarlo?

Cosa possiamo fare per aiutare il nostro compagno canino preda della tristezza per alleviare il suo dolore? Non è affatto una risposta facile: ogni caso è a sé stante, ogni individuo vive un evento in modo soggettivo e non comparabile con gli altri. Sperando che qui ci si perdoni l’azzardo della citazione che faremo da Alessandro Manzoni, riadattando ad uopo il suo pensiero universale, ecco che non ci sono migliori parole per esprimere questa riflessione:

“Non bisogna usar parsimonia nel dispensare la compassione, né pesare l’altrui dolore con la propria bilancia, l’uomo [il cane] che soffre sa lui quello che soffre, e se è debolezza dell'animo suo ad ingigantire il male è questa debolezza, comune a tutti, quella che appunto merita una maggior compassione” (A. Manzoni – 1819)

Poniamo quindi l’attenzione sulla comprensione dello stato del nostro compagno e sulla nostra compassione: alle volte non possiamo far altro se non accettare questa sua tristezza e stargli accanto in modo discreto, facendogli capire – non certo a parole – che può contare su di noi, che capiamo il suo sentimento e nel tentativo di lenire questa condizione potremmo offrirgli distrazioni da quei pensieri negativi di mancanza che lo affliggono, per esempio portandolo a spasso in luoghi stimolanti, soprattutto da un punto di vista olfattivo (si noti l’ossimoro tra “punto di vista” e “olfattivo”, proprio della condizione umana che tende a descrivere il mondo con la vista e non con l’olfatto). Oppure portandolo in situazioni relazionali appaganti, per esempio al parchetto dove può incontrare altri cani o persone amiche che conosce. Potrebbe aiutare anche offrire cibo prelibato, particolarmente appetibile e profumato, più del solito si intende, per stimolare i centri del piacere allontanandolo così, seppur per un tempo breve, dalle sue angosce. Anche accompagnarlo in situazioni o luoghi nuovi, per favorire la curiosità e l’esplorazione, qualcosa insomma che rompa la routine del cane e lo stuzzichi allentando la possibile monotonia del quotidiano.

Il tempo poi è un fattore importante. Esso lavora dentro e fa sì che l’individuo elabori la perdita e trovi in sé stesso la forza di reagire. Ma se la condizione dovesse peggiorare costantemente allora non ci sono molte altre strade che rivolgersi ad un medico veterinario esperto in comportamento che ci potrà aiutare nel far fronte a questa situazione prima che divenga cronica.

L'importanza dell'accettazione

Lo studio delle emozioni nel cane non è cosa facile: c’è ancora molto da scoprire, anche per quanto ci riguarda direttamente, e riflettere su questa particolare emozione fa emergere diverse considerazioni, una su tutte è l’accettazione. Quanto è difficile per noi, in questa società, accettare che vi siano condizioni negative dell’individuo? Quanto è difficile accettare la sofferenza come fatto naturale e necessario? Quanto sappiamo essere pazienti di fronte al dolore sia nostro che altrui? La tristezza è una dura prova, e forse, a malincuore, alle volte dobbiamo anche accettare di essere impotenti davanti ad essa, accettarla come fatto della vita.

Naturalmente ci sono elementi che rendono ancor più drammatica questa situazione, elementi che involontariamente possiamo aver fatto crescere noi stessi con le nostre azioni e il nostro modo di vivere. Sarà infatti più predisposto alla tristezza un individuo che è “costretto” ad un unico legame sul quale convogliare tutta l’affettività, un individuo con scarse se non nulle relazioni sociali, dove il legame che lo definisce è ossessivo ed esclusivo, in altri termini “patologico”.  In tal caso la solitudine e la perdita di riferimenti saranno condizioni più facili, più presenti, nella vita di quel cane e la tristezza che lo assalirà assumerà toni d’ansia dai quali, quel soggetto, avrà pochi appigli sui quali contare per poterne uscire. Per poter evolvere.

Tristemente, c’è da dirlo, alcune persone amano proprio questa idea, che il loro cane si strugga per loro, e non pensando al bene del cane, ma esclusivamente alle conferme che vogliono dalla vita, saranno così focalizzate solo sul loro appagamento egoistico addirittura incentivando la maniacalità del rapporto.

Quest’ultima considerazione ci induce a metterci davanti ad uno specchio, insieme al nostro compagno a quattro zampe e, con coraggio, a guardarci, insieme, e forse scoprire che abbandonando il nostro punto di vista e assumendo il suo, il mondo possa apparire diverso da quello che vogliamo credere. Ancora una volta è il cane che può aiutarci ad evolvere, anche attraverso un’emozione negativa che lo affligge, e di rimando, certamente, affligge anche noi. Ma ora, detto ciò, prendiamo un profondo respiro e, se al nostro cane fa piacere, usciamo all’aperto, andiamo in un prato o in un boschetto, nella tranquillità di un ambiente naturale, è forse una delle migliori cose che possiamo fare per noi e il nostro cane come antidoto alla tristezza come riconosciuto anche dalla medicina ufficiale. Facciamolo ora, fintanto che possiamo.

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Luca Spennacchio
Istruttore cinofilo CZ
Ho iniziato come volontario in un canile all’età di 13 anni. Ho studiato i principi dell’approccio cognitivo zooantropologico nel 2002; sono docente presso diverse scuole di formazione e master universitari. Sono autore di diversi saggi.
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