Scambiarsi informazioni, così come il dimostrare all’altro le proprie emozioni, i propri interessi, le proprie disposizioni personali o anche, semplicemente, manifestare una richiesta, sono parte integrante di una comunicazione sana. Ciò è vero non solo tra noi esseri umani, ma anche nei cani.
Tra le soluzioni più efficaci che abbiamo trovato per ovviare a questo problema c’è la comprensione e l'utilizzo della cosiddetta Comunicazione Non Verbale (CNV). L’utilizzo del proprio corpo, o di parti di esso, per inviare particolari messaggi comunicativi è infatti comune a molti animali e molti segnali (come ad esempio quelli aggressivi o di paura) possono essere riconosciuti facilmente anche da specie diverse. E così anche i nostri amici a quattro zampe utilizzano ampiamente, nel comunicare tanto coi loro simili che anche con noi umani, parti come la bocca, le orecchie, la coda, gli occhi, o anche l’intero corpo attraverso l’assunzione di diverse posture.
E tuttavia non dobbiamo pensare che l’osservazione di singoli particolari come la posizione di coda o orecchie, considerate separatamente dal resto, possano essere tradotte come particolari “parole” o “messaggi”. Bisognerà infatti considerare questi aspetti tanto nel loro insieme e il susseguirsi nel tempo e nello spazio di diversi comportamenti. Caratteristica infatti della CNV è quella di attuarsi anche attraverso quelle che vengono definite "coreografie": una serie di comportamenti legati fra loro e tutti importanti per comprenderne il significato generale.
Tenendo a mente queste premesse, possiamo provare a capire il linguaggio del corpo del cane.
La coda
Sicuramente la coda riveste una fondamentale importanza, ma per comprenderla appieno non possiamo dimenticare che ha anche altre funzioni per noi umani sconosciute. Questa protuberanza pelosa è infatti parte integrante della colonna vertebrale e svolge per di più un importantissimo ruolo nel bilanciamento del peso del corpo durante il movimento. Ciò avviene attraverso un continuo alternarsi di momenti di tensione e rilassamento che noi percepiamo attraverso i suoi molti modi di ondeggiare.
Ma cosa possono dirci queste cose sulla comunicazione? Una prima considerazione riguarda la maggiore o minore rigidità nei movimenti che spesso corrispondono ad una maggiore tensione tanto dell’intera colonna vertebrale, quanto della muscolatura in generale. Se dunque vedremo un cane con la coda rigida o che si agita rapidamente, potremo presumere che si trovi in uno stato di tensione, di disagio o magari di forte interesse verso qualcosa. Se al contrario i movimenti saranno ampi e fluidi, o se la coda sarà completamente rilassata potremo pensare a emozioni come la gioia, oppure a calma e rilassamento.
La coda dunque può avere una importante funzione nella comunicazione e in particolare nell’espressione delle emozioni: per capirne meglio il valore, potremmo paragonarla a ciò che per noi umani rappresenta il sorriso: questo può diventare un’ampia risata quando siamo allegri e rilassati, ma può anche trasformarsi in una “risatina a denti stretti” se siamo nervosi, in imbarazzo o a disagio.
La postura
Al movimento della coda e, in generale, dell’intera spina dorsale può essere collegato un importante altro aspetto della CNV, ovvero quello riguardante la postura. Nei momenti di maggiore disagio o di paura infatti potremo osservare che, anziché ondeggiare rapidamente verso l’alto in uno scondinzolio nervoso, la coda potrebbe contrarsi verso il basso, curvandosi sulla pancia a coprire i genitali. In questi casi anche la schiena del cane potrebbe curvarsi e assumere, un po’ come fanno i ricci, una posizione di difesa, come a proteggersi da un eventuale attacco.
Al contrario invece l’intera colonna rimarrà più distesa mei momenti di tranquillità. Mentre, nei momenti di maggiore tensione o di interesse, assieme alla coda, che potrebbe tornare a tendersi verso l’alto, ciò che potremo osservare è che anche il petto potrebbe allargarsi e il peso del corpo portarsi in avanti.
Il pelo
In alcune situazioni, poi, potremmo osservare anche il rizzarsi del pelo sulla schiena e specialmente su tutta quella parte di schiena che va dal collo alla coda. La cosiddetta orripilazione, ossia questa tensione involontaria della cute e il conseguente drizzarsi del pelo, è indice di uno stato di tensione, nervosismo o anche preoccupazione.
Le zampe, la postura e la comunicazione
Collegato alla postura vi è poi l’importante ruolo delle zampe. Esse infatti possono contribuire al bilanciamento del peso del corpo: in dietro quando il cane è in uno stato di allerta, timore o diffidenza, pronto dunque alla fuga caricando il peso sulle zampe posteriori; in avanti quando invece è fortemente interessato a qualcosa o vuol comunicare minaccia e aggressività, poggiando dunque di più sulle zampe anteriori.
Attraverso le zampe, poi, il peso del corpo può essere portato più in alto o più in basso. Un cane potrebbe dimostrarsi sicuro rimanendo ben dritto e bilanciato, ma potrebbe anche far altro, ad esempio acquattarsi come in un agguato, prima di lanciarsi di corsa verso qualcosa, oppure farlo perché è intimorito, arrivando fino a spanciarsi, nei momenti di resa, con tutte le zampe all’aria. Inoltre questo atteggiamento potrebbe essere usato anche per richiedere attenzione, usando le zampe anteriori per richiamarci.
Le zampe infine possono essere usate anche per richiamare la nostra attenzione. Specie le zampe anteriori possono infatti essere usate per grattare, spingere o tirare per diverse ragioni.
Le orecchie e l'attenzione del cane
Un’altra importante parte del corpo sono le orecchie. In questo caso dovremo valutare che esse sono anche la sede di uno dei sensi più importanti per questa specie, ovvero l’udito. Inoltre, diversamente da noi, i cani sono in grado di muovere i padiglioni auricolari in modo indipendente e orientarli verso i segnali acustici di loro interesse. Prima dunque di domandarci se un particolare movimento delle orecchie sia o meno un segnale comunicativo dovremo anche provare a capire se non vi sono particolari rumori ai quali il cane è attento.
In generale quando vedremo entrambe le orecchie in avanti e orientate nella medesima direzione potremo pensare che il cane si trovi in uno stato di massima attenzione, che riconosca da che direzione possano arrivare i suoni cui è interessato, o che la stia cercando attentamente ruotando tutto il capo anziché il singolo orecchio. Diversamente, quando la fonte dei suoni sarà più incerta o quando il cane non sarà concentrato su un suono specifico, potremo vedere le orecchie muoversi anche indipendentemente e il cane dare attenzione ora da un lato ora dall’altro.
La mimica facciale: orecchie, occhi, bocca
Ma le orecchie, per la loro posizione sul capo, rientrano appieno anche, assieme a bocca, occhi e tutto il muso in quella che si definisce mimica facciale, fonte di numerose informazioni ed anche “strumento” per inviare messaggi comunicativi. Diversamente da noi umani, che abbiamo circa 50 muscoli facciali, i cani ne posseggono meno di 10. Ciò fa sì che anche le espressioni del loro volto siano meno complesse e articolate. Tuttavia vi sono importanti differenze. Quando tutta la muscolatura sarà rilassata e vedremo il cane con la bocca chiusa o semi aperta, le labbra distese a coprire i denti e le orecchie rilassate o piegate di lato, potremo supporre che è sereno e tranquillo, che nulla lo preoccupa, o che nulla in particolare lo interessa.
Se invece un cane è irritato o si predispone in maniera aggressiva potremo osservare i muscoli corrugarsi in avanti: le orecchie saranno dritte e in avanti, i muscoli della bocca tenderanno a contrarsi e chiudersi (lasciando eventualmente scoperti solo i canini e gli incisivi) e gli occhi fisseranno la fonte del problema, con la pupilla che potrebbe stringersi fino a diventare un piccolo puntino.
La paura invece provocherà una tensione muscolare, ma esattamente opposta: le orecchie si tenderanno, ma tutte all’indietro, e così la bocca potrà essere aperta e con tutti i denti scoperti, arrivando persino ad ansimare nei momenti di maggiore paura o panico, o a emettere saliva densa o schiumosa. In questo caso negli occhi si potrebbe osservare quella che si definisce midriasi, ovvero la pupilla che si dilata fino a diventare un cerchio nero e grande.
Infine, nei momenti di interesse verso qualcuno o qualcosa, potremo osservare un maggiore uso dei muscoli attorno agli occhi o dei movimenti delle orecchie. Tali espressioni, che differenziano i cani dai loro antenati lupi, hanno contribuito molto anche a rafforzare la comunicazione tra le nostre specie.
Attraverso le espressioni facciali, dunque, i cani possono esprimere una vasta serie di messaggi comunicativi. Questi vanno dall’interessamento verso qualcuno o qualcosa, fino al manifestare le proprie intenzioni, ad esempio prima di un’aggressione. Inoltre esse possono veicolare anche molte emozioni che potrebbero essere trasmesse tanto in maniera volontaria che involontaria.
Le pragmatiche del comunicare, ovvero i suoi perché
E tuttavia, la semplice conoscenza del valore comunicativo di alcune parti del corpo dei cani non è sufficiente per comprendere appieno la reale complessità e le vere capacità di questi animali. In ciò possono essere utili alcune considerazioni più generali sulla comunicazione, sulle sue caratteristiche e sulle sue finalità.
Tra le prime questioni da valutare sicuramente vi saranno le intenzioni di chi comunica. In certi casi, ad esempio, può far parte della comunicazione anche il provare a mascherare o dissimulare i propri stati, e magari volersi mostrare in certe occasioni come diversi da quel che ci si sente. Capita ad esempio quando, in alcune situazioni, proviamo a mostrarci coraggiosi mentre in realtà ce la stiamo facendo sotto, o quando un cane prova a ringhiare, ma in realtà ha soltanto una gran paura. In tali situazioni potremmo osservare segnali contraddittori, come il ringhio associato alle orecchie portate all'indietro o a una postura curva.
Vi è poi quella che alcuni studiosi hanno definito “funzione fàtica” della comunicazione. In questo caso l’obbiettivo non è propriamente quello di inviare un messaggio particolare, ma più che altro quello di stabilire, mantenere, verificare o interrompere il contatto con l’altro. A questo tipo di comunicazione possiamo far risalire anche alcuni messaggi inviati attraverso una comunicazione non verbale, come quando, ad esempio, afferriamo qualcuno da una spalla per richiamare la sua attenzione ed anche comportamenti che non sono diretti a qualcuno in particolare, o che addirittura possono essere rivolti anche a se stessi.
Negli umani possiamo osservare ciò nell’abitudine, ad esempio, di piantare una bandierina quando giungiamo in un luogo inesplorato, o nel lasciare un segno del nostro passaggio nei luoghi che visitiamo. Tali comportamenti possono avere la funzione di informare gli altri del nostro passaggio o della nostra presenza, ma anche di ricordare a noi stessi di aver già visitato quel luogo. La stessa cosa potremmo pensare di un cane che fa una pipì su un albero in un posto nuovo, oppure anche quando incrocia a distanza un suo simile durante un’uscita.
Un’ulteriore forma di comunicazione è poi quella che tecnicamente si definisce "aptica". In questo caso parliamo di una forma di comunicazione non verbale che si basa sulla ricerca di un contatto fisico. Toccare, sfiorare, accarezzare… sono azioni che possono essere essenziali nella comunicazione, e possono trasmettere impressione di vicinanza e coinvolgimento, ma anche di pressione e minaccia. Per questo essi possono essere anche fonte di equivoci, quando pensiamo ad esempio che a tutti i cani piace essere accarezzati.
Infatti, mentre per noi esseri umani il contatto fisico è soggetto, oltre che alle nostre predisposizioni individuali, a tutta una serie di standard culturali, basati su regole sociali e religiose, ma anche legate al sesso o all’età degli interlocutori, nei cani invece rivestirà un ruolo centrale, oltre all’educazione ricevuta, anche una eventuale predisposizione di razza. Nella lunga storia della domesticazione di questa specie, infatti, abbiamo intenzionalmente selezionato, in base alle nostre esigenze, razze più espansive e più portate alla ricerca di contatto fisico e razze dotate di maggiore diffidenza, che preferiscono mantenere maggiori distanze, o che non amano il contatto dagli sconosciuti.
Vi è infine quella che può essere definita "comunicazione indiziaria", ovvero quando, al di là della sua volontà, vi sono alcuni atteggiamenti e alcuni comportamenti del cane che, più o meno chiaramente, possono essere utilizzati come indizi per capire come sta e come si sente.
In questi casi l’attenzione maggiore che dobbiamo tenere, pur se spesso è molto difficile fare certe distinzioni, è di non confondere la nostra lettura di un certo comportamento con la reale intenzione del nostro cane di inviarci un messaggio in modo volontario. Se ad esempio scorgo, da alcuni suoi atteggiamenti, che il mio amico è in uno stato di ansia non devo necessariamente pensare che voglia comunicare con me o farmi partecipe del suo stato. Questo aspetto, benché spesso non ci pensiamo, può invece essere fondamentale. In molti casi infatti le reazioni e i comportamenti dei nostri amici sono legati anche all’ambiente in cui sono inseriti o ad altri fattori come il loro carattere o le loro passate esperienze e, se in queste circostanze ci concentriamo soltanto sul voler comunicare direttamente con loro, rischiamo semplicemente di non ottenere la loro attenzione o la risposta desiderata.
Ciò è molto evidente quando ci troviamo di fronte a comportamenti che esprimono un grave malessere, come ad esempio quelli ripetuti in modo compulsivo, come il leccarsi o mordicchiarsi le zampe, o stereotipato, come il girare su se stesso. Tali comportamenti sono indice di un malessere generale del soggetto e molto spesso si attuano al di là di qualunque schema comunicativo. In questi casi, dunque, possiamo capire qualcosa su quel cane, pur se la sua intenzione non è direttamente quella di comunicare con noi. Ed alle volte, anzi, può risultare anche estremamente difficile trovare un modo per costruire un dialogo in queste circostanze.
Come già sarà chiaro, tra comportamenti volontari e involontari, sinceri o volti a mascherare il proprio stato, comportamenti che possiamo intendere come diretti a noi o riferiti a ciò che accade nell’ambiente, già soltanto il parlare in generale di comunicazione è estremamente complesso. Se a questo poi aggiungiamo che tanto noi quanto i cani non utilizziamo mai nella realtà soltanto un unico canale comunicativo, ma ne usiamo allo stesso tempo diversi basati sui dati che riceviamo da tutti i nostri sensi (vista, udito, olfatto, tatto…), forse sarà più chiara la complessità in cui va inserita la comunicazione non verbale.
Ciò che dovremo prendere in considerazione, dunque, è che quando parliamo di CNV nel fare riferimento a una serie di messaggi inviati dal cane attraverso particolari movimenti del corpo, o di parti del corpo come coda, orecchie, zampe ecc., dovremo anche allo stesso tempo guardare a fattori molto più complessi e che possono influenzare la comunicazione. Si è detto prima di come possa farlo il contatto fisico, ma saranno importanti anche le distanze e la loro variazione, oppure il trovarsi in un ambiente più o meno familiare, o il ricevere più o meno attenzioni dagli altri interlocutori. Tutti questi fattori andranno tenuti a mente e considerati ogni volta che proviamo a capire, dal suo comportamento, cosa un cane sta provando a dirci o anche, più semplicemente, se sta realmente provando a dirci qualcosa. Solo in base a questo possiamo a nostra volta provare a rispondere in modo appropriato.
Sebbene queste considerazioni non possano certo esaurire il complesso tema del linguaggio del corpo dei cani ed anzi moltissimo ancora ci sarebbe da dire, la cosa su cui si vorrebbe porre l’attenzione, al di là del significato di particolari movimenti del corpo o di sue parti, è che essa è sempre influenzata da moltissimi fattori che ne rendono complessa la comprensione.
A volte è difficile comprendere quali potrebbero essere le reali intenzioni del cane e dunque pensare che voglia fare altro: capita ad esempio con cani che hanno l’abitudine di evadere dal giardino, che imparano a fingere di star buoni finché non ci distraiamo. In altri casi è difficile comprendere se un certo comportamento è diretto a noi per comunicare qualcosa o soltanto causato da qualche stimolo ambientale, come ad esempio può accedere negli stati d’ansia o anche di forte eccitazione.
Quest’ultima considerazione infine ci deve riportare al fatto che le emozioni possono enormemente influenzare il comportamento e che anche in situazioni per altri versi uguali lo stato emotivo del cane potrebbe enormemente variare il suo modo di comportarsi.
Insomma, sempre più oggi ci stiamo rendendo conto che la comunicazione dei cani è qualcosa di molto complesso e articolato. E il linguaggio del corpo rapresenta, in questa complessità, uno dei numerosi aspetti da osservare non soltanto se vogliamo costruire col nostro amico una comunicazione ricca e profonda, ma anche se vogliamo sperare di riuscire a capire meglio come si sente come ragiona.