Il cambiamento climatico è un fenomeno estremamente dannoso per il nostro Pianeta e per tutte le forme di vita che lo abitano. Il rapido riscaldamento globale altera infatti gli equilibri delicati e le connessioni tra gli organismi viventi. Gli uccelli migratori, in particolare, stanno affrontando sfide molto difficili a causa delle crescenti temperature degli ultimi anni. Tuttavia, una nuova ricerca dell’Advanced Facility for Avian Research (AFAR) della Western University ha dimostrato che alcuni stanno adattando la loro fisiologia durante la stagione migratoria per mantenere regolare l'assorbimento di ossigeno e il movimento dei muscoli del volo, con alcune specie che mostrano adattamenti maggiori di altre. I risultati dello studio sono stati pubblicati sul Journal of Experimental Biology.
La migrazione è fortemente influenzata dai cambiamenti climatici, in particolare dal riscaldamento globale. Gli uccelli devono affrontare variazioni nelle temperature, nell'umidità, nelle condizioni atmosferiche e persino potenziali incendi durante il loro viaggio migratorio. Nel corso dell'evoluzione, hanno quindi sviluppato diversi adattamenti per sostenere queste sfide. Ad esempio, alcune specie sono in grado di volare ad altitudini estremamente elevate, fino a 4.000 metri, per evitare bruschi cambiamenti di temperatura e condizioni meteorologiche avverse.
Tuttavia, il surriscaldamento globale ha spinto molti uccelli migratori a cercare altitudini ancora più elevate per trovare temperature accettabili che consentano loro di continuare la migrazione. Ma non tutte le specie possono sopportare queste altitudini estreme a causa dei loro limiti fisici. Per affrontare questa sfida, la ricercatrice Catherine Ivy ha condotto esperimenti nella galleria del vento ipobarica per il volo degli uccelli, dove ha modificato la pressione dell'aria simulando le condizione climatiche che si presentano via via che si sale di quota. Ciò le ha permesso di valutare come i cambiamenti nell'assorbimento e nel trasporto di ossigeno avrebbero permesso a questi uccelli di volare ad alta quota.
I risultati sono stati notevoli: «Le dendroiche coronate (Setophaga coronata) erano particolarmente brave in questo esercizio, il che è stato sorprendente dato che questa specie migra solo per 6-8 ore alla volta, quindi avevamo previsto che non avrebbero volato molto in alto», ha spiegato Ivy. «Abbiamo scoperto però che non tutti gli uccelli canori utilizzano la stessa strategia per aumentare l'assorbimento di ossigeno e il movimento dei muscoli del volo durante la stagione migratoria», ha continuato la ricercatrice.
«Ad esempio, durante la migrazione, alcune specie adattano i loro schemi respiratori in modo da poter apportare più ossigeno ai muscoli ad ogni respiro. Ciò consente loro di volare per sei o più ore durante la migrazione». Durante lo studio, infatti, sono state studiate diverse specie di tordi, che non hanno mostrato cambiamenti stagionali simili tra loro nel consumo di ossigeno e nel movimento dei muscoli del volo. Non è ancora noto, però, se questi uccelli possano volare in alto quanto le dendroiche coronate, ma verranno sicuramente effettuati studi a riguardo in futuro.
Questa ricerca ha permesso di fare luce su alcune incredibili capacità di adattamento di questi uccelli che, non solo devono affrontare viaggi estenuanti, ma sono anche in grado di adattarsi per arginare tutte le difficoltà imposte loro dal cambiamento climatico. La varietà di strategie adottate da diverse specie di uccelli ci ricorda che non esiste una soluzione universale per affrontare il cambiamento climatico, ma piuttosto un mosaico di adattamenti che ciascuna specie sviluppa per sopravvivere. Resta il fatto che sforzi adattativi del genere non sarebbero necessari se le condizioni climatiche non fossero così alterate. Questa è l'ennesima dimostrazione del fatto che dobbiamo invertire il senso di marcia, altrimenti non ci sarà più possibilità per molti organismi viventi di sopravvivere a condizione estreme come queste.