Ho trovato un gatto in difficoltà, cosa devo fare? Aiutare un gatto in difficoltà è un gesto nobile che, però, rischia di tradursi in un allontanamento definitivo dalla sua famiglia di riferimento se poi, senza cercarla, si decide arbitrariamente di darlo in adozione. Ecco come intervenire evitando di fare scelte che lo danneggino e lo separino dai suoi affetti.
È davvero in difficoltà?
A volte si crede che un gatto, solo perché libero o perché miagola, sembra chiedere attenzioni, accetta le coccole e magari del cibo, sia alla disperata ricerca di una casa e versi in situazione di abbandono. Non è così: se offrite del cibo ad un gatto socievole, è normale che lo accetterà (e che tornerà anche a trovarvi!), anche se viene alimentato regolarmente. Se offrite delle coccole ad un gatto che di suo le apprezza, è normale che le accoglierà e magari vi farà anche le fusa. Ma questi non sono segnali di disagio, non sono richieste, anzi.
Il soccorso dovrebbe limitarsi a quelle situazioni in cui un gatto è oggettivamente in difficoltà, casi in cui dovesse avere sul corpo delle ferite aperte, presentare uno stato di shock o una difficoltà a di movimento.
Primo passo: chiedere al veterinario!
La prima cosa da fare, appurato che il gatto è realmente in difficoltà, è recarsi dal veterinario allo scopo di prestare un primo soccorso, stabilire le condizioni di salute e verificare la presenza del microchip.
Solo una volta ristabilita la buona condizione fisica, si potrà decidere come muoversi.
L'importanza del microchip
Controllare la presenza del microchip è fondamentale come primo step per poter poi ricongiungere il gatto con la sua famiglia oppure con la sua colonia di riferimento. Un gatto, nel caso abbia una famiglia che si prende cura di lui, ha anche il diritto inalienabile di tornare dai suoi affetti, da quella famiglia (alla quale potete chiedere di venire rimborsati per le eventuali spese veterinarie). Stesso iter se si tratta di un gatto di una colonia. Anche in questo caso ha il diritto – tutelato dalla legge – di tornare alla sua vita precedente, senza che nessuno si arroghi il diritto di decidere cosa è meglio per lui. Se risulta di colonia, infatti, il gatto deve tornare alla sua colonia e al suo territorio.
Dare in adozione un gatto libero, seppur soccorso, senza aver verificato la presenza del microchip, oltre che deprecabile sul piano morale, è illegittimo.
Cosa fare in assenza del microchip: attendere
Se il gatto non ha il microchip, non significa che non abbia una famiglia (o che non frequenti comunque una colonia…), visto che per legge il microchip, al momento, non è obbligatorio su scala nazionale. Potrebbe quindi avere una famiglia che, semplicemente, ha deciso di concedere al suo gatto la possibilità di avere un accesso all'esterno. Scelta che va rispettata, anche qualora non foste d'accordo con questo tipo di gestione.
Secondo passo: volantini e passaparola
Appurato che non sia possibile risalire ad un pet mate pur essendo chiaramente “gatto di famiglia”, la cosa migliore per aiutarlo è cercare di risalire alla sua vita precedente con una ricerca attiva. I volantini, con una foto in buone condizioni di luminosità che lo ritraggano per intero e sul volto e corredati da un recapito telefonico, vanno sparsi attorno alla zona del ritrovamento e sono sempre un ottimo sistema. Possono poi essere diffusi anche in supermercati, edicole, aree di grande passaggio. I gatti si allontanano difficilmente dalla zona in cui abitano, se qualcuno lo sta cercando, potrà imbattersi nella sua foto.
L'uso (corretto) dei social
Anche i post sui social aiutano – soprattutto sui gruppi locali del territorio – però non con la stessa efficacia: non si può dare per scontato che un pet mate alla ricerca del suo gatto veda proprio il post sul gatto che abbiamo pubblicato noi, magari non è nemmeno iscritto ai social! Per questo motivo, la ricerca delle famiglie non dovrebbe mai essere condotta solo via social o internet ma sempre accompagnata da altre forme di segnalazione come volantini o passaparola, che restano i mezzi più efficaci in assoluto.
E nel frattempo, il gatto?
Nel frattempo, il gatto andrebbe ospitato, alimentato e pulito. Una volta che ci si è presi la responsabilità di aiutarlo, bisogna farlo fino in fondo e non facendolo adottare in fretta e furia da qualcun altro perché non sappiamo dove metterlo o perché non abbiamo modo di occuparcene. Purtroppo questo è quello che avviene in moltissimi casi ed è il motivo per cui tanti gatti scompaiono dall'oggi al domani.
È chiaro che nel caso di un'adozione non ci sarebbe poi più nessuna speranza che il gatto torni alla vita precedente (a meno che, come alcune storie raccontano, non riesca lui stesso a fuggire).
Devo confinarlo?
Non è necessario trattenerlo fisicamente, anzi. Se è un gatto abituato ad entrare ed uscire, ed è abbastanza competente, potrebbe anche trovare da sé il modo di tornare a casa. Diversamente inizierà comunque ad orbitare attorno all'abitazione che lo ha accolto temporaneamente, perché questo è il modo con cui i gatti si muovono nello spazio da millenni.
Per quanto tempo?
Quanto debbano durare le ricerche dipende anche dalle risorse che si sono messe in campo e, cosa non secondaria, dalla loro estensione temporale. Qualche settimana andrebbe sempre messa in conto, anche solo per darsi il tempo di diffondere i volantini o i post e sperare che arrivino alle persone giuste.
Non esistono indicazioni chiare ed univoche in merito però potremmo prendere come riferimento i 60 giorni che i canili, prima di mettere in adozione un cane appena accalappiato, concedono ad eventuali ricerche.
Ma io non ho tempo/non ho soldi/non ho spazio!
Se siete arrivati alla fine di questo articolo e vi è sorta spontanea questa esclamazione, allora forse non siete nelle condizioni – lavorative, abitative, di tempo – di aiutare attivamente un gatto lontano dalla sua famiglia. Se dovesse capitarvi di soccorrerne uno, allora, cercate sin dalle prime ore di contattare un'associazione che possa supportarvi in questo, magari offrendo un appoggio per il gatto, almeno finché non saranno completate le ricerche ed accertatevi che anche l'associazione si muova secondo una logica di gradualità e di ricerca attiva.
Non rinunciate ad aiutare i gatti in difficoltà. Ma se lo fate, cercate di farlo al meglio e senza nuocere a nessuno.