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21 Gennaio 2023
9:00

Come abituare il gatto a stare all’aperto?

I gatti che vivono in casa potrebbero non essere abituati ad avere contatti con il mondo esterno e sentirsi bombardati da una grande quantità di stimoli una volta usciti dalle pareti domestiche. Vediamo allora come abituare il gatto ad uscire e come creare uno spazio esterno sicuro.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Vi dirò la verità. La domanda “Come abituare il gatto a stare all’aperto?” mi suona da sempre priva di senso. Quando si tratta di animali domestici, e ancor più di pet, il nostro retaggio culturale sembra spingerci a dimenticare che, prima ancora che nostri compagni, nostre proprietà, nostri prolungamenti – ognuno li pensi come vuole – sono animali, con un passato filogenetico alle spalle, ovvero millenni di evoluzione che li hanno resi adatti a vivere nel mondo esterno. E, specificamente per i domestici, nel mondo umano.

Nessun gatto ha bisogno di essere “abituato” a stare all’aperto. I gatti hanno un richiamo atavico verso l’esterno, soprattutto se è ricco di vegetazione, nascondigli, richiami di caccia e sopraelevazioni. Prendete un piccolo di 2 mesi, apritegli la porta su un giardino e scoprirete che ha degli orientamenti, che manifesta curiosità specifiche, comportamenti tipici, nessuno deve spiegargli che “può” uscire, né come si fa ad essere gatto una volta messo il naso fuori di casa. Se avrà avuto la fortuna di avere una madre, avrà imparato tutto questo osservando lei, altrimenti sarà la genetica a far emergere le informazioni “di base” di cui avrà bisogno per iniziare ad esplorare. E, a man mano che crescerà e farà esperienza, diventerà sempre più competente, esprimerà sempre maggior padronanza nella coordinazione motoria e nell’uso delle sue strategie di sopravvivenza perché la memoria di specie è un bagaglio inestinguibile.

Come abituare il gatto a uscire

Semmai, il problema si pone per i gatti che hanno interiorizzato una condizione pregressa di cattività e che nel loro primo contatto con il mondo esterno potrebbero sentirsi bombardati da una quantità di stimoli che, abituati alla prevedibilità e all’immobilità delle pareti domestiche, hanno perso la flessibilità di elaborare. E potrebbero essere spaventati da tanta complessità.

Per questi gatti, così come per i giovanissimi, la cosa migliore è consentire loro di fare delle prime uscite in orari tranquilli, con pochi rumori ambientali e poco via vai. Evitare di pressarli, di avere fretta, di costringerli a raggiungere zone che non li interessano o a restare fuori quando vorrebbero rientrare.

È importante che un gatto stabilisca tempi e modi per le uscite in esterno, che esca e rientri sempre sulle proprie zampe e per propria scelta.

Molti gatti percepiscono la presenza del loro pet mate come rassicurante le prime volte, quindi essere lì presenti, accompagnarli restando a distanza, senza assillarsi e senza intercedere troppo, può sicuramente essere incoraggiante. Questo vale anche per gatti reticenti ad uscire a causa di esperienze negative vissute fuori, che vadano dagli alterchi con il micio del vicino all’arrivo di un cane nel giardino attiguo.

Se il micio è stato appena adottato, sapete ancora poco l’uno dell’altro e la sua familiarità con l’ambiente domestico è risicata, datevi reciprocamente il tempo di conoscervi, prima di fargli sperimentare l’esterno: i gatti hanno la tendenza innata a tornare nella loro casa di riferimento ogni volta che escono, ma se non c’è una solida relazione tra di voi che renda d’elezione l’abitazione in cui vivete, potrebbero anche decidere di farsi una “tana" altrove.

Come creare uno spazio esterno sicuro

Per creare uno spazio esterno sicuro avete senz’altro l’opzione di recintare tutto o parte del giardino e costruire una enorme gabbia a cielo aperto in cui i gatti possano bighellonare e prendere il sole pur senza sperimentare mai cosa significhi davvero gestire un territorio.

Ma esistono delle alternative più in linea con le loro caratteristiche di specie e che garantiscono una qualità della vita molto più elevata: la prima, che dovrebbe essere considerata da ogni gattofilo che si rispetti, è quella di scegliere un ambiente, un quartiere, un contesto idoneo ad ospitare un gatto, in modo che possa costruirsi un territorio su misura.

Vivere in un’area ricca di aree verdi, di giardini, di parchi o di campi non è sufficiente, però: un altro elemento importante è creare rete con il vicinato, farsi conoscere come pet mate di quel gatto lì, permettere alle persone di ricondurre il micio a voi, in modo che, senza accorgersene, esse possano fare da presidio di sicurezza. Un gatto conosciuto dalla gente del quartiere è più protetto, più amato e più controllato di un gatto di cui tutti ignorano l'identità. E il giorno in cui qualcuno avessero da lamentarsene, potrebbe venire a parlarne direttamente con voi, invece di scacciare o far del male al gatto che "non è di nessuno".

Infine, se avete la fortuna di avere un giardino privato, potete pensare di abbellirlo e allestirlo con elementi che attraggano il micio e lo invitino a passarci del tempo, riducendo la frequenza degli allontanamenti: cespugli, passerelle, tettoie, alberi (magari d’ulivo), siepi di alloro e gelsomino, fossati, canali, scalette e terrazzi, più variazioni architettoniche e di flora riuscite ad inserire, più il vostro giardino sarà interessante da visitare, presidiare e occupare.

I gatti possono stare fuori anche d’inverno?

Certamente. Esattamente come accade a noi umani, ciò che provoca problemi sono gli sbalzi di temperatura, non le temperature basse di per sé. Se il gatto vive con continuità l’ambiente esterno, la muta autunnale e l’immersione graduale nel clima invernale, gli garantiranno lo sviluppo di un mantello adatto alle specifiche condizioni climatiche che lo tuteleranno anche nelle giornate più fredde. Eccezione faranno, evidentemente, gli anziani e i piccolissimi a causa dei limiti nella capacità di termoregolazione, e razze artificiali dal pelo assente o eccessivamente rado. Ma queste ultime, del resto, madre natura non le avrebbe mai nemmeno selezionate.

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Sonia Campa
Consulente per la relazione uomo-gatto
Sono diplomata al Master in Etologia degli Animali d'Affezione dell'Università di Pisa, educatrice ed istruttrice cinofila formata in SIUA. Lavoro come consulente della relazione uomo-gatto e uomo-cane con un approccio relazionale e sono autrice del libro "L'insostenibile tenerezza del gatto".
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