Il fenomeno dei combattimenti tra cani è ancora uno dei più oscuri e meno conosciuti all'interno dell'ampia galassia dei business della criminalità. Nonostante i combattimenti tra cani rappresentino circa l'1% di tutti i reati ai danni degli animali, secondo l'ultimo rapporto Zoomafia della Lav, con appena 37 indagati nel 2023, la percezione dei cittadini è di una pratica decisamente più estesa.
Cittadini e volontari raccolgono regolarmente cani, soprattutto simil Pitbull, con ferite compatibili con i combattimenti. Questi animali vengono spesso rinvenuti in pessime condizioni, con caratteristiche lacerazioni sul muso, in località spesso note ai cittadini proprio i combattimenti. Si tratta però di circostanze difficili da provare anche per le stesse Forze dell'Ordine chiamate a intervenire poiché manca una conoscenza condivisa di questo specifico fenomeno criminale, spesso a cominciare dalle stesse istituzioni. Lo denunciano Humane Society International/Europe e Fondazione Cave Canem Onlus, due tra le maggiori organizzazioni di tutela animale che quest'anno rilanciano il progetto Io non combatto.
Il progetto si muove su due direttive: la sensibilizzazione dei più giovani attraverso laboratori nelle scuole, e la formazione rivolta agli addetti al settore come veterinari, educatori cinofili, Forze dell’ordine, operatori di canili rifugio. Lo scopo è creare una rete di persone informate, ognuna secondo il proprio ruolo.
C'è solo una questione però che continua a restare lontano dal dibattito pubblico quando si parla di animali sfruttati dalla criminalità, ed è quello del sequestro. Il destino dei cani sottratti ai combattimenti e ai reati zoomafiosi è ancora incerto secondo Martina Pluda e Federica Faiella, rispettivamente direttrice per l’Italia di HSI/Europe e presidente della Fondazione Cave Canem.
«Nei casi di combattimenti tra cani o altre gravi forme di maltrattamento di animali, oltre al tempestivo intervento delle Forze di polizia è necessaria la collaborazione, intesa come spiccata sensibilità procedurale, della magistratura – hanno dichiarato Pluda e Faiella – Considerando quanto possono essere incerti i tempi e gli esiti dei procedimenti penali, è importante che si agisca nel miglior interesse dell’animale che sicuramente non è rappresentato dalla permanenza, per anni e anni, in un canile, in attesa della confisca, privandolo del diritto all’adozione. È quindi necessario delineare, diffondere e standardizzare l’uso di strumenti legali, come il deposito cauzionale, per dare a questi animali la possibilità di una nuova vita il prima possibile e confidiamo che il Ministro Nordio condivida questa posizione».
Cosa succede ai cani sequestrati
Quando una persona è accusata di maltrattamento il cane viene sequestrato e si apre un processo che può durare anche per anni. In questo periodo il cane viene sottratto al presunto maltrattatore e affidato a soggetti terzi, come associazioni di volontariato e rifugi, ma non può essere adottato e anche le procedure per ottenerne l'affido sono molto lunghe e complesse.
Durante gli anni necessari per accertare la colpevolezza, o l'eventuale innocenza dell'imputato, il cane resta nel box dove vive, invecchia e muore senza mai avere l'occasione di uscire, poiché all'interno dell'ordinamento italiano è considerato ancora come una res, un bene mobile, e come tale viene trattato anche dalla legge.
Il cane quindi dopo essere salvato entra in un limbo giuridico senza la possibilità di ottenere una nuova famiglia o di essere rieducato. Un orizzonte quest'ultimo di particolare importanza proprio per i cani sottratti alla criminalità, spesso impiegati come sentinelle e nei combattimenti. Per il benessere dell'animale sarebbe primario trovare una nuova stabilità grazie a percorsi specifici con educatori cinofili, e inseguito all'interno di una famiglia. Una prospettiva non sempre facile da realizzarsi proprio per l'assenza di misure specifiche per gli animali sotto sequestro.
L'appello al ministro Nordio
HSI/Europe e Fondazione Cave Canem sono tornate quindi a riproporre l'appello fatto questa estate dal deputato Sergio Costa al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, allo scopo di elaborare procedure più chiare per la gestione degli animali sequestrati, che tengano maggiormente conto del loro benessere fisico e psicologico e delle eventuali esigenze specifiche di riabilitazione.
«Per quanto possa sembrare assurdo e contro ogni tipo di natura i reati di maltrattamento di animali sono ancora molto diffusi in Italia, nonostante il grande sforzo delle Forze dell'ordine – aveva sottolineato Costa – Ma quando vengono salvati da quell'inferno spesso i nostri amici animali si ritrovano in un altro inferno: quello delle normative non omogenee e non chiare. Ho scritto al ministro Nordio dicendo che è cruciale che il ministero della Giustizia sviluppi strategie efficaci per prevenire e contrastare questi crimini, ma è altrettanto importante stabilire procedure chiare per la gestione degli animali sequestrati. Attualmente, non esiste una procedura standardizzata, e una rigida interpretazione della normativa potrebbe ostacolare l'affidamento degli animali».
«La gestione degli animali sequestrati – prosegue il deputato – dovrebbe prevedere l'affidamento a soggetti qualificati, come associazioni ambientaliste o animaliste, o a privati che offrano garanzie di affidabilità. Pensiamo ad esempi come il caso Green Hill, condannata per maltrattamento e gli animali salvati furono affidati alle famiglie richiedenti attraverso alcune associazioni animaliste».
Anche le associazioni auspicano che il ministro Carlo Nordio valuti presto la standardizzazione di tale misura, garantendo una gestione più etica degli animali sequestrati e offrendo loro l’opportunità di una nuova vita. Con la piena ripresa dei lavori parlamentari, le due organizzazioni mirano a trovare sostegno politico per la presentazione di un emendamento volto a prevedere, nella prossima Legge di bilancio, lo stanziamento di appositi fondi da destinare alla formazione specialistica delle Forze di polizia e alla copertura dei costi di custodia e di recupero comportamentale degli animali vittime di reato, a partire dai combattimenti tra cani.