Il collare elettrico è uno strumento di tortura, che viene liberamente venduto nei negozi e online. All’apparenza sembra un normale collare ma la differenza è nascosta in una piccola scatoletta di plastica nera, dalla quale fuoriescono due elettrodi che vanno a posizionarsi proprio sotto la gola dell’animale. Attraverso un radiocomando, chi gestisce il collare è in grado di far si che dagli elettrodi parta una scarica di corrente a basso voltaggio ma a elevato amperaggio. Significa che il dispositivo rilascia una scossa molto potente e molto dolorosa, che può durare diversi secondi, essere ripetuta più volte ed essere attivata anche a distanza. Un dolore particolarmente intenso se si pensa che questa scossa va a colpire una zona particolarmente sensibile, ricca di terminazioni nervose.
Lo scopo di quella che può essere definita una sofferenza grave e immotivata è quello di far desistere il cane da comportamenti sgraditi che possono variare, a seconda degli utilizzi, dal far cessare un abbaio al punire il cane che non risponde al richiamo o che, nel caso dei cacciatori, si getta sulla preda senza riportarla all'umano che l’ha abbattuta.
Questi collari non hanno un utilizzo diverso da quello di erogare punizioni e sono ancora molto usati nell’addestramento, soprattutto dei cani da caccia. Per meglio comprendere quanto il loro uso alteri in modo importante il comportamento del cane il collare resta uno strumento di dissuasione dei comportamenti ritenuti sgraditi anche se, dopo essere stato ripetutamente usato, viene spento o non è comunque funzionante: averlo al collo per il cane rappresenta già un deterrente capace di inibire i comportamenti naturali, come l’abbaio, per i quali ha già subito punizioni dolorosissime.
Questi congegni sono pericolosi e non solo per gli animali: possono essere usati in modo improprio, ad esempio sulle persone, come strumento di coercizione o di punizione e non si può escludere che questo avvenga.
A questo punto qualcuno si starà chiedendo le ragioni per le quali uno strumento come il collare elettrico sia venduto senza limitazioni di sorta e lo si possa acquistare anche in Rete. I motivi sono differenti, ma sicuramente quello più importante è che, evidentemente, questo strumento abbia un mercato interessante, anche per grandi produttori.
L’uso del collare viene per lo più sanzionato, usando l’articolo 727 del codice penale (detenzione di animali in condizioni incompatibili e produttive di gravi sofferenze): un articolo che sembra essere davvero poco pertinente rispetto a un’attività che costituisce un maltrattamento vero e proprio, che andrebbe punito con il più severo articolo 544 ter C.P., che punisce il delitto di maltrattamento. Un articolo, quest’ultimo, che purtroppo non prevede il dolo generico ma che richiede, per essere applicato, quantomeno il dolo eventuale, cioè il fatto che il responsabile sia consapevole che l’uso del collare elettrico causi grave sofferenza all’animale.
Un’ipotesi che potrebbe essere facilmente smontata dal legale dell’imputato, sostenendo che lo stesso abbia deciso di impiegarlo proprio in quanto il congegno sia di libera vendita e pertanto ragionevolmente innocuo. Ancora una volta facendo lo slalom fra codici e codicilli il responsabile di un maltrattamento grave, produttivo non solo di dolori fisici ma anche di alterazioni comportamentali riuscirebbe così a farla franca. Grazie al legislatore che, dopo un paio di maldestri tentativi di vietare i collari elettrici con ordinanze, ha smesso di occuparsi di questo argomento.
Così finisce che molti cani portino ancora al collo il collare non funzionante, che viene vissuto dall’animale come una costante minaccia, continuando a dispiegare i suoi effetti alteranti senza che la persona possa essere sanzionato. L’applicazione della norma, infatti, prevede che il collare debba funzionante per poter procedere alla denuncia e, quando così non è, anche i Carabinieri Forestali si vedono costretti a dover fare un passo indietro.
Sui collari a impulsi elettrici occorre che al più presto siano emessi provvedimenti che ne vietino la commercializzazione in Italia, ma sarebbe cosa importante che su questo argomento vi fosse anche una presa di posizione europea.