Raccontare storie a lieto fine è sicuramente più gradevole, ma purtroppo non possiamo decidere come far finire quello che succede nella realtà, soprattutto quando l’intento è proprio quello di farlo finire nel peggiore dei modi. La triste vicenda la racconta l’ENPA, sezione di Milano, e riguarda un pettirosso ucciso dalla colla topicida. «Pur non essendo una storia con un happy end – scrivono i volontari dell’associazione protezione animali – abbiamo scelto di raccontarla comunque sperando che serva a far riflettere su un tema spesso sottovalutato: ovvero sulla quantità di animali, come questo pettirosso arrivato mercoledì mattina da Peschiera Borromeo, che ogni anno rimangono vittime della colla topicida».
Questa trappola di libera vendita nonostante se ne chieda da tempo il divieto, infatti, non è solo un metodo barbaro per la gestione delle specie indesiderate, come possono essere i topi che, per quanto odiati, non necessariamente devono essere sottoposti ad una lenta agonia prima di morire di fame e sete, oppure soffocati, ma lo è anche per tante altre specie visto che a restare invischiati in quel veleno appiccicoso che la maggior parte delle volte ne provoca il decesso sono anche indistintamente uccelli, rettili e piccoli mammiferi.
«Davanti alla morte orribile fatta da questo povero pettirosso – scrivono ancora dall’ENPA – vogliamo ricordare che esistono metodi molto meno cruenti per allontanare o tenere lontani gli animali indesiderati che sono attratti da residui di cibo e rifiuti: per esempio, mantenere gli ambienti di casa puliti, oppure se gli animali sono già presenti in casa, effettuare una cattura con apposite gabbiette che permettono di intrappolare i topi senza ferirli, in modo da rilasciarli altrove. Oppure ancora utilizzare repellenti naturali o dissuasori ad ultrasuoni».
Insomma, le alternative ci sono e sono diverse, pertanto scegliere proprio questo tipo di trappola è una decisione che provoca grandi sofferenze agli animali di cui ci si vuole liberare. Chi, invece, dotato di maggiore sensibilità dovesse malauguratamente incappare in questo efferato esercizio di prepotenza e trovarsi davanti uno di questi animali intrappolato, la prima cosa che deve fare è non sprecare il tempo: fattore chiave per la salvezza di quell’animale. La seconda è non tentare un salvataggio fai-da-te che può essere molto pericoloso per la vittima: la mancanza di praticità e l'uso magari di prodotti non idonei, potrebbero infatti causare un’intossicazione o danni permanenti. La cosa da fare, invece, è consegnare il più presto possibile l'animale a un centro di recupero specializzato o a un veterinario.
«Quando si presenta un caso come questo del pettirosso – spiegano i volontari Enpa – si procede con un delicato intervento di ripulitura del piumaggio dalla colla, operazione che comunque richiede ripetute manipolazioni per diversi giorni, causando altissimi livelli di stress che per i piccoli passeriformi sono davvero molto difficili da sopportare. E, infatti, pur sperando che questo bastasse, purtroppo gli accertamenti successivi hanno evidenziato una grave frattura, probabilmente causata dai tentativi dell’animale di liberarsi, che non avrebbe permesso al pettirosso di tornare a volare. A quel punto, molto tristemente, si è deciso di porre fine alle sue sofferenze».
L’ENPA, come dicevamo, lancia da tempo i suoi appelli a Comuni, drogherie e negozi vari, perché non vendano più la colla topicida e ai cittadini perché non la acquistino e non la usino più ricordando loro che esistono metodi per tenere lontani animali indesiderati dai luoghi abitati lo stesso efficaci, senza dover però condannare questi e altri animali ad una morte atroce. E, ricordando anche che sarebbe bene non usarli, se non per una totale mancanza di etica in queste soluzioni, almeno per la mancanza assoluta di sicurezza di questi prodotti per l'umano stesso che andrebbe a manipolare una vera e propria miscela micidiale.