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11 Dicembre 2023
15:09

«Coldiretti inquina, sfrutta, uccide»: in Piemonte nuova azione nonviolenta di Ribellione Animale

Ribellione Animale imbratta con vernice l’ingresso della sede di Coldiretti Piemonte: «Coldiretti inquina, sfrutta, uccide”». La nuova azione nonviolenta per i diritti degli animali sfruttati dalle aziende zootecniche.

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«Coldiretti inquina, sfrutta, uccide». È questo la denuncia mossa Ribellione Animale nel corso dell'ultima azione dimostrativa contro la confederazione degli agricoltori piemontese.

Nella mattina di lunedì 11 dicembre, tre attiviste di Ribellione Animale, con un’azione di disobbedienza civile nonviolenta, hanno imbrattato l’ingresso della Federazione Regionale Coldiretti Piemonte. Le attiviste hanno steso uno striscione e si sono incollate per ostruire il normale accesso all’edificio.

Coldiretti è la principale organizzazione degli allevatori e coltivatori italiani, contante quasi 340 mila aziende iscritte, il 35% del totale censito dalle Camere di Commercio, e detiene il primato anche nella superficie destinata ad allevamenti, quasi il 41% del totale. Nel corso degli anni la confederazione guidata da Ettore Prandini si è guadagnata un ruolo di primo piano nel panorama politico tanto da aver trovato posto al tavolo del Comitato tecnico faunistico venatorio nazionale, ricostituito per volontà del ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida.

«Coldiretti annualmente incassa quasi 35 milioni, più i contributi pubblici. Le risorse vengono usate per pagare profumatamente i dirigenti, attrarre talenti dalle concorrenti e dalle strutture ministeriali – hanno fatto sapere gli attivisti di Ribellione Animale – Nel mondo più di 70 miliardi di animali ogni anno vengono nutriti e uccisi con risorse che potrebbero soddisfare per tre volte la domanda alimentare umana».

E in Italia il centro di questo commercio è la Pianura Padana: «Il luogo in cui si  si conferma ogni anno tra le zone più inquinate di tutta Europa, concentrando solo al suo interno metà della produzione e sfruttamento nazionale di suini e un quarto di quello di bovini. I principali fattori che causano l’inquinamento ambientale dell’area sono infatti lo spargimento di gas e reflui zootecnici, emessi sia legalmente sia illegalmente».

La protesta di Ribellione Animale si inserisce nel contesto della campagna nazionale, “Futuro Vegetale”, iniziata il 31 marzo con delle azioni coordinate all’interno di alcune catene della Grande Distribuzione Organizzata.

Pochi mesi fa, gli attivisti di Ribellione Animale avevano imbrattato di letame il palazzo della Regione Lombardia, proprio per denunciare lo strettissimo legame tra le associazioni di allevatori e la cosa pubblica.

«Ciò che chiediamo al Governo Italiano – hanno dichiarato gli attivisti – è la transizione del sistema alimentare attuale verso uno a base vegetale, alla luce del significativo impatto climatico ed ecologico che ha l’industria zootecnica in Italia e nel mondo. Tra le misure che il Governo Italiano può immediatamente attuare vi è la rimozione dell’IVA al 22% sui prodotti di prima necessità a base vegetale, penalizzando quelli che hanno un alto impatto ambientale. Inoltre chiediamo la sospensione dell’apertura e dell’ampliamento di nuovi mattatoi e allevamenti, in modo tale da redistribuire i sussidi destinati all’industria zootecnica alla transizione agroecologica delle aziende italiane».

Laura Zorzini, attivista di Ribellione Animale, ha denunciato il lavoro delle sezioni locali della Coldiretti e l'accanimento non solo degli animali sfruttati per la produzione alimentare, ma anche dei selvatici che vengono visti come ostacoli a quest'attività: «Nell'Italia della caccia al cinghiale come il peggiore spauracchio colpevole dei crimini più nefasti, sento il bisogno di riportare il focus su quanto spazio ci prendiamo da secoli come esseri umani senza alcun rispetto per gli abitanti di altre specie, considerandole a tratti asservite al nostro diletto, come nel caso delle attività venatorie, a tratti un intralcio alla nostra crescita economica sconfinata».

Tutto questo pensiero è «riconducibile a un paradigma antropocentrico in cui l'uomo è misura di tutte le cose, in diritto di uccidere e sfruttare ogni vita si trovi sulla propria strada. Oggi scendo in azione per mettere in luce che Coldiretti ha le mani macchiate di sangue nel perpetrare questo sistema di sfruttamento, in cui gli animali non umani vengono esposti come oggetti in fiere etichettate come "sostenibili". Ha la coscienza marcia nel continuare a trarre proventi dal sostenere gli allevatori, in piena connivenza con il governo italiano. Ho scelto di far divenire il mio corpo e la mia voce uno strumento per denunciare le atrocità racchiuse all'interno di questi palazzi e il genocidio che questo sistema alimentare basato sul predominio porta con sé. Dinnanzi a una federazione che ritiene benefico lo stanziamento di oltre 220 milioni di euro da parte del Governo per finanziare l'industria carnista, sento fortemente che il mio senso etico si oppone all'idea di essere complice di tanta sofferenza. Sono qui per porre una linea netta in difesa della vita che scorre nelle vene degli animali non umani e per invitare tutte noi a riconoscere come legittima e preziosa la compresenza di specie viventi in un paradigma alimentare che ci sta sottraendo umanità e rendendo ogni giorno corresponsabili della morte di vite che non ci appartengono».

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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