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3 Novembre 2021
13:10

Coccidiosi nei gatti: sintomi, diagnosi e cura

I coccidi del gatto sono dei parassiti intestinali, la maggior parte appartiene al genere Isospora. Gli animali si ammalano di coccidiosi ingerendo coccidi immaturi (oocisti) che si trovano nelle feci e in qualsiasi ambiente contaminato.

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Professore universitario di Fisiopatologia veterinaria
Articolo a cura del Dott. Giuseppe Borzacchiello
Medico Veterinario e Professore universitario, esperto di patologia animale
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La coccidiosi è una malattia parassitaria dei gatti che si manifesta clinicamente soprattutto nei soggetti giovani e quelli con sistema immunitario compromesso. Gli animali si infestano entrando in contatto con le forme immature del parassita che sono diffuse nell’ambiente da animali già infetti. La sintomatologia clinica non sempre è presente e consiste in diarrea acquosa, vomito e dolori addominali. La diagnosi è effettuato con l’esame microscopico delle feci e la terapia consiste nella somministrazione di un antibiotico.

Che cosa sono i coccidi

I coccidi sono piccoli parassiti (protozoi) che vivono all’interno delle cellule dell’intestino. La maggior parte dei coccidi appartiene al genere Isospora. Isospora felis e Isospora rivolta sono le specie di più frequente riscontro nei gatti.

Cause della coccidiosi

Gli animali si infestano ingerendo coccidi immaturi (oocisti) che si trovano nelle feci e in qualsiasi ambiente contaminato. Le oocisti nell'ambiente maturano in una forma più sviluppata che può causare infezione o reinfezione. Le oocisti sono infettive anche per altri mammiferi, come i topi per cui un gatto si infettare mangiando un topo infetto o un qualsiasi altro ospite che può essere vettore dell’infezione.

Gli animali giovani si ammalano più frequentemente visto che il loro sistema immunitario è immaturo. In questi casi, c’è da considerare che una possibile via di infezione è lo stretto contatto con la madre infetta che diffonde oocisti nell’ambiente. Dal momento del contatto allo sviluppo della sintomatologia passano anche due settimane ma se viene diagnosticata la coccidiosi ad un gattino è preferibile isolarlo dagli altri.

Sintomi

Molti gatti affetti da coccidiosi non manifestano segni clinici. Gli animali giovani e debilitati manifestano diarrea, abbattimento, vomito, perdita di peso, disidratazione per la perdita di liquidi e dolori addominali. Raramente l’infestione è fatale. È possibile che negli animali adulti sani si possano ritrovare oocisti nelle feci ma in assenza di segni clinici questo reperto non assume un grosso significato clinico.

Diagnosi

La coccidiosi viene diagnosticata eseguendo un esame microscopico delle feci. Ai fini diagnostici è molto importante distinguere la morfologia e la grandezza delle oocisti per differenziarle da quelle di altri parassiti intestinali. È possibile che anche in animali sintomatici non ci siano uova di coccidi nelle feci perché il ciclo vitale dei protozoi non è ancora nella fase di espulsione di queste forme.

Trattamento

La terapia consiste nella somministrazione di un antibiotico appartenente alla famiglia dei sulfamidici. Inoltre, se l’animale si presenta molto disidratato per la copiosa diarrea ed il vomito è necessario supportare e trattare questa condizione appropriatamente anche con il ricovero.

AI fini della prevenzione bisogna eliminare le feci il più rapidamente possibile e trattare gli oggetti venuti a contatto con l’animale e l’ambiente con una soluzione a base di candeggina per evitare la diffusione e la possibilità che il gatto possa nuovamente ammalarsi.

I coccidi si trasmettono all'uomo?

Le specie più comuni di coccidi presenti nei gatti non si trasmettono all'uomo.

Le informazioni fornite su www.kodami.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra il paziente ed il proprio veterinario.
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Giuseppe Borzacchiello
Professore universitario di Fisiopatologia veterinaria
Sono professore universitario di ruolo presso il Dipartimento di Medicina veterinaria e Produzioni animali dell’Università degli studi di Napoli Federico II e titolare della cattedra di Fisiopatologia degli animali domestici. Ho insegnato in diverse Università italiane, corsi di perfezionamento e master universitari. Appassionato di animali e di cani in particolare, mi occupo da oltre vent’anni di ricerca scientifica nel campo della patologia spontanea degli animali domestici e di tematiche inerenti l’oncologia comparata.
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