L’inferno di fiamme che ha avvolto vastissime aree dell'altopiano calcareo del Carso, tra Friuli Venezia Giulia e Slovenia, si è portato via gran parte di un paradiso di biodiversità. Ha bruciato centinaia di ettari di terreno e di alberi e ha ucciso anche migliaia di animali selvatici tipici di quei luoghi, incapaci di fuggire dal fumo e dal caldo estremo.
Pur non potendo ancora fare un bilancio preciso della situazione, sia perché gli incendi non sono stati ancora completamente domati, sia perché non esiste un censimento di tutte le specie che abitano la zona, come hanno riferito gli esperti le specie più fortunate sono state quelle più grandi e forti, come alcuni tipi di mammiferi o uccelli non nidificanti.
Gli animali che invece sono stati più colpiti sono state civette, scoiattoli e gli animali più lenti e piccoli come ricci e tartarughe di terra. Purtroppo le perdite si contano anche tra i pipistrelli che, oltre a stare nelle grotte, passano molto tempo anche nelle cavità degli alberi e sotto la corteccia. Difficile che ce l’abbiano fatta molti cuccioli e gli uccellini nei nidi, incapaci di sfuggire alle fiamme e impossibile stabilire anche il numero di rettili, anfibi e tutti quegli animali che si sono rifugiati nelle tane, rimasti orribilmente bruciati all’interno.
È vero che alcuni esemplari più fortunati sono stati recuperati e portati in salvo, come il cucciolo di capriolo femmina la cui foto ha fatto il giro del Web, portato in salvo grazie all'intervento del Servizio Regionale Antincendio e dei volontari della Protezione Civile di San Michele al Tagliamento.
Ma è vero anche che, nonostante questi piccoli colpi di fortuna, la vastità dell’incendio è stata una vera e propria ecatombe, della quale si capirà la portata solo alla fine dell'emergenza.
Gli incendi, del resto, sono eventi davvero catastrofici per gli ecosistemi e la fauna selvatica. Basti ricordare cos’hanno provocato quelli in Australia nel 2020: oltre un miliardo di animali uccisi fra i quali ben 37mila koala. O quelli in Sardegna del 2021, scoppiati nel complesso Forestale Montiferru-Planargia. Le fiamme in un attimo avevano avvolto pascoli, recinti e rifugi per tantissimi animali, trasformando quei luoghi in trappole infuocate in cui morirono migliaia di animali, compresi molti cani perché ancora tenuti alla catena. Una fine orrenda causata da una pratica barbara e anacronistica.
Anche sul Carso stanno rischiando la vita molti animali domestici, come cavalli, asini e altri, ma in questo caso, fortunatamente, si è attivato un virtuoso meccanismo di solidarietà che ha permesso a molti di loro di essere trasferiti in alloggi sicuri.
In molti si chiedono cosa possono fare attualmente per aiutare la fauna in difficoltà. Ma al momento la risposta è ancora poco, perché la zona non è ancora stata bonificata. La chiusura temporanea della viabilità ha aiutato perché ha facilitato almeno un po’ la fuga degli animali, ma con la riapertura delle strade, tornano i pericoli.
La LAV di Trieste, infatti, raccomanda di guidare piano e fare attenzione, soprattutto durante le ore crepuscolari, ore in cui sono più probabili gli attraversamenti degli animali in fuga.
Inoltre, per chi si trova nei pressi delle aree colpite e dispone di spazi aperti, viene consigliato di creare dei rifugi o dei nidi per gli animali in cui possano trovare un nascondiglio, ma anche di sistemare delle ciotole basse d’acqua fresca nei propri giardini o fuori casa, dove i mammiferi e gli uccelli possano trovare ristoro.
Per chi, invece, incontrasse degli animali selvatici spaventati o feriti nelle strade limitrofe agli incendi, i numeri da contattare sono:
▪ Stazione forestale di Monfalcone: 335 1313500 (Per la zona da Fogliano a Grado)
▪ Stazione forestale di Piuma: 335 1313497 (Per la zona da Gorizia a Gradisca)
▪ Ditta ARCA 345 2556155 (anche tutta la giornata per la domenica)
▪ ENPA Trieste 040 910600
▪ Centro recupero fauna selvatica ed esotica di Terranova 348 405 6523 (possibilità di portare gli animali direttamente in sede in Via Grado 28 Terranova-San Canzian d’Isonzo)