L’Africa non è solo “big five”, maestosi leoni e rinoceronti iconici. La conservazione degli ecosistemi africani passa anche dalla presenza e dalla protezione di specie meno amate ma non per questo meno importanti. Tra queste le iene, animali che nel corso della storia hanno goduto di poche simpatie: nel migliore dei casi sottovalutate, nel peggiore dei casi gravemente perseguitate. Tanto perseguitate che sia la iena bruna che quella striata sono classificate come “quasi minacciate”.
L’ANAC, che dirige la gestione dei parchi e delle riserve nazionali del Mozambico, e la Peace Parks Foundation, che hanno firmato nel 2018 un accordo di 15 anni per ripristinare, sviluppare e gestire il Parco Nazionale di Maputo, hanno quindi deciso di inserire anche le iena, fondamentale “spazzino” di tutti gli ecosistemi che abita, tra gli animali interessati all’importante processo di rewilding. Un ripristino della fauna, per garantire un ritorno ad un equilibrio perso nei decenni a causa dell’impoverimento degli habitat, del bracconaggio, dei cambiamenti climatici, che passa attraverso grandiosi progetti di trasferimenti di fauna selvatica, reintroducendo animali che storicamente erano presenti nella zona.
«Il rewilding è iniziato con kudu, impala, giraffe, bufali, gnu, eland , zebre e altre specie di selvaggina delle pianure trasportate su camion – spiega Peace Parks Foundation già impegnata anche con il trasferimento di un gruppo di rinoceronti dal Sudafrica al Mozambico. – Oltre cinquemila animali sono stati trasferiti fino al 2022, comprese 11 specie che si erano estinte localmente. Molti stanno ora riprendendosi naturalmente sotto la rinnovata protezione dei ranger del parco e grazie alle "passerelle" naturali degli animali che ripristinano la connettività tra le aree». Il censimento aereo del parco del 2021 ha contato più di 12.000 animali, un indicatore notevole di miglioramento, ma che ancora non viene considerato sufficientemente completo. Infatti mancava all’appello la iena, di cui si sottolinea il fondamentale ruolo di naturale. «Alcune tribù dello Zimbabwe la chiamano “sisi” , che letteralmente si traduce “'il purificatore”, “'colui che mette le cose in ordine”. Questo perché consumano carcasse di animali in decomposizione e sono una delle poche specie di predatori in grado di elaborare grandi quantità di ossa attraverso il loro sistema digestivo e successivamente depositare concentrazioni di calcio nell’ambiente».
Cinque iene provenienti dal Sabie Game Park, un'area protetta nel Mozambico occidentale che condivide i suoi confini con l'iconico Kruger National Park del Sudafrica, all’inizio di agosto sono state quindi trasferite nel Parco Nazionale di Maputo. «La presenza delle iene è fondamentale. Si nutrono di resti di animali, comprese le carcasse di animali morti per cause naturali o uccisi da altri predatori. E consumando questi resti contribuiscono a prevenire la diffusione di malattie che potrebbero derivare dalla decomposizione dei corpi. Questo comportamento di pulizia riduce il potenziale di diffusione di malattie tra gli altri animali selvatici. Hanno mascelle e sistemi digestivi forti, in grado di frantumare la materia ossea e di estrarre i nutrienti. Questa capacità di frantumare le ossa aiuta a riciclare i nutrienti essenziali nell’ecosistema. Pertanto, il ritorno delle iene in Mozambico è fondamentale per ripristinare l'equilibrio dell'ecosistema. La loro presenza contribuisce alla salute e al funzionamento generale dell’ambiente. Se le iene scomparissero dal paesaggio, la carne non trasformata in decomposizione cadrebbe preda di agenti patogeni, diventando un serio rischio per la salute di altri animali e degli esseri umani. I controlli e gli equilibri naturali che collegano materia morta, vita vegetale, prede e predatori si ribalterebbero, ribaltando ruoli e processi in tutto l’ecosistema».
Durante tutta la prima fase di questo progetto, che ha visto la cattura degli esemplari scelti e poi il trasferimento, non si sono registrati particolari problemi. «Il processo di cattura e trasferimento comprende un'attenta pianificazione. La collaborazione completa tra team di esperti, organizzazioni e partner di supporto costituisce la base per il successo della reintroduzione. I nostri team di esperti hanno apportato le loro conoscenze specialistiche per pianificare ed eseguire meticolosamente ogni aspetto del processo di traslocazione, che è stato fatto per garantire la sopravvivenza e l'integrazione di successo della iena nel suo nuovo ambiente».
Trasferimento e cattura sono comunque operazioni complesse e molto delicate che si considerano completate solo quando l’inserimento nel nuovo ambiente è completo e definitivo. «Quando si sposta una iena è necessaria fin dall'inizio una microgestione data la complessa struttura di ogni dato clan e la regola secondo cui le femmine superano i maschi – spiega Peace Parks Foundation riferendosi ai criteri di scelta degli individui. – I legami familiari e la gerarchia devono essere rispettati affinché la popolazione fondatrice vada d'accordo tra loro e con i parenti vicini». La fase della cattura è poi altrettanto complessa. «Il successo dell’operazione dipende dell'esca utilizzata e dalle modalità di addormentamento dell’esemplare. Una volta catturati, vengono caricati su veicoli e traslocati direttamente nei recinti del Parco Nazionale di Maputo. Riposare e fare rifornimento in questi recinti concede loro il tempo di costruire riserve fino a quando non vengono dichiarati a posto dai veterinari e dal team di conservazione del Parco nazionale di Maputo». A quel punto inizia la loro nuova vita nel parco nazionale che le ha accolte e che continuerà a monitorarle attraverso i radiocollari posizionati durante la fase della cattura.