Un cavallo ridotto praticamente a uno scheletro, ormai in fin di vita e poi morto, e altri quattro nei paddock, due dei quali in grave stato di denutrizione. È la scena agghiacciante che si è presentata agli occhi delle guardie zoofile dell’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) a Moconesi, piccolo Comune dell’entroterra genovese.
Le guardie zoofile sono intervenute su segnalazione di un residente della zona, che ha denunciato la presenza degli animali abbandonati a loro stessi. Quando sono arrivate sul posto hanno trovato uno dei cavalli ormai agonizzante, e altri quattro in condizioni quasi altrettanto gravi. Gli animali sono stati immediatamente messi sotto sequestro e sottoposti a una visita da parte delle due veterinarie intervenute con gli operatori dell’Oipa: per uno di loro, quello con il fisico maggiormente compromesso, non c’è stata altra soluzione se non praticare l’eutanasia.
«È stato un sequestro che per noi è stato uno dei peggiori. La scena del cavallo pelle ossa agonizzante è stata straziante. Era uno stallone arabo – spiega la coordinatrice delle guardie zoofile Oipa di Genova, Giuliana Luppi – Le veterinarie intervenute, una privata e una dell’Azienda sanitaria locale, hanno concordato di sottoporlo a eutanasia. È una vicenda che non dimenticheremo. Abbiamo sequestrato gli altri cavalli e speriamo in un lieto fine almeno per loro».
L’Ufficio legale dell’Oipa chiederà al sindaco di Moconesi, Giovanni Dondero, e al Servizio veterinario pubblico di valutare l’emissione di un provvedimento che impedisca all’indagato la detenzione di animali a qualsiasi titolo. Intanto per lui è scattata la denuncia per maltrattamento di animali, disciplinato dall’articolo 544 tre del Codice penale. La legge in questi casi prevede che «chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro». La pena per il maltrattamento aumenta della metà se dalla condotta deriva la morte dell’animale.