Contrariamente a quanto la gente crede, gli uccelli non sono gli unici animali che migrano annualmente per raggiungere i territori in cui si riproducono o fanno nascere i loro piccoli, lontano dal freddo dell'inverno. Seppur il fenomeno della migrazione è infatti molto importante per i nostri amici pennuti (rondini e gruccioni sono fra le specie presenti in Italia che migrano di più, durante il corso dell'anno), questo comportamento è anche molto presente nei mammiferi e negli insetti per i quali questa strategia si dimostra vitale, più di quanto ritenuto possibile in passato.
Senza la migrazione, per esempio, moltissimi grandi mammiferi della savana non potrebbero sopravvivere durante la stagione secca, mentre diverse specie di uccelli mancherebbero il loro unico appuntamento riproduttivo. In questo articolo andremo quindi ad elencare un piccolo gruppo di specie, in grado di viaggiare per centinaia di chilometri, pur di raggiungere il loro obiettivo.
Gnu
Lo Gnu striato (Connochaetes taurinus) è uno dei mammiferi più importanti e numerosi dell'Africa orientale ed è famoso in tutto il mondo per eseguire una delle migrazioni più avventurose mai svolte in natura. In Tanzania, infatti, durante la stagione secca, che va da gennaio ad aprile, enormi mandrie di gru, che possono raggiungere anche 10.000 esemplari, si spostano in massa fra le praterie erbose della Savana tanzaniana, per raggiungere le radure erbose del Kenya e dell'Uganda meridionale.
Buona parte di questa migrazione avviene all'interno dei confini del Parco naturale del Serengeti e spinge questi animali ad affrontare, oltre che numerose famiglie di leoni e iene, anche diversi fiumi abitati da centinaia di coccodrilli.
Per via della sua importanza sotto al profilo ecologico, questo evento viene definita dagli esperti come la "Grande migrazione", visto che porta gli animali a percorrere oltre 800 km di savana ogni anno e fino a 80 km di praterie ogni giorno.
Farfalla monarca
Ogni anno, milioni di farfalle monarca (Danaus plexippus) intraprendono un lungo viaggio, che gli permette di visitare diversi paesi del Nord America. Quando comincia a fare freddo, infatti, questi lepidotteri salutano le loro case estive negli Stati Uniti e cominciano a volare verso sud, in direzione del Messico e del Guatemala, formando dei veri e propri banchi di farfalle, in grado di oscurare il cielo.
L'anno successivo, all'inizio dell'estate, per sfuggire dal troppo caldo, invece, questi insetti compiono il viaggio inverso, dirigendosi verso gli Stati Uniti e le loro "fresche" foreste sempreverdi.
La migrazione di questi insetti è così importante che ha cominciato anche ad influenzare la cultura locale. Per esempio, la festa dei morti in Messico viene accompagnata da maschere della morte che presentano delle decorazioni simili alle venature delle ali della farfalla monarca. La ragione è semplice. Il 2 di Novembre, data di questa festività, questi insetti raggiungono spesso le comunità messicane in cui si ricordano i morti, portando allegria e colore ad una festa che altrimenti potrebbe risultare molto più triste e monotona.
Le ragioni che portano questa farfalla a migrare sono note da tempo: abituate a una determinata temperature, le farfalla monarca cercano di stabilirsi in quegli ambienti geografici che presentano una temperatura media giornaliera per loro piacevole.
Vanessa del Cardo
La farfalla monarca non è l'unica specie di lepidottero in grado di compiere grandi migrazioni. Anche la Vanessa del Cardo (Vanessa cardui), una specie tipicamente europea e presente anche in Italia, è in grado di farlo, raggiungendo l'Africa durante l'inverno.
Questa specie esegue infatti lunghe migrazioni che presentano varie tappe, dove varie generazioni si alternano nel corso del viaggio per raggiungere il Nord 0 il Sud del mondo. Durante l'inverno, tuttavia, buona parte della popolazione mondiale si rifugia in alcune aree boschive che si trovano al di sotto del Sahara, difendendosi in tal modo dalle piogge della cattiva stagione.
Balene
Anche varie specie di cetacei, fra cui le megattere e le balenottere, migrano ogni anno per raggiungere le aree pescose degli oceani polari o le regioni calde in cui si concedono di rilassarsi, prima o dopo il parto. Spesso infatti non c'è ne rendiamo conto, ma tra i grandi animali marini sono molte le specie che migrano tutto l'anno, per seguire il ciclo di riproduzione del fito e dello zooplancton, che è dettato dalle stagioni.
Senza questi piccoli organismi, infatti, che si riproducono solo in specifiche condizioni ambientali, non avremmo le altre specie, non solo di grandi, ma anche di piccole e medie dimensioni. In determinati contesti, per esempio nei mari antartici, il krill è il motore che fa girare l'intero ecosistema e quando questi crostacei scompaiono, dopo aver completato il loro ciclo vitale, anche le grandi balene si spostano, per dirigersi in mari più prosperi.
Caribù nordamericano
Fra gli animali che vivono in contesti polari è il caribù nordamericano (Rangifer tarandus) quello che riesce a compiere i maggiori spostamenti, visto che è la specie di mammifero che in grado di compiere le migrazioni più lunghe in assoluto. Questa specie può infatti spostarsi di oltre 5000 km, durante le sue migrazioni, coprendo un territorio di oltre 1 000 000 di km².
Le ragioni che portano questi animali a muoversi così spesso sono diverse. Durante l'autunno, migrano verso sud, in direzione delle foreste in cui possono trovare riparo dalle rigidità dell'inverno e sostentamento, mentre in primavera possono costituire mandrie che dispongono di oltre 60.000 individui, per dirigersi verso le piane glaciali settentrionali in cui partoriscono i piccoli e compiono i riti legati alla riproduzione.