Comprendere gli effetti che i cambiamenti climatici generano sulle popolazioni animali e sui delicati equilibri degli ecosistemi è il primo passo per tentare di individuare una strategia di contenimento efficace. Se su scala globale esiste ormai una robusta e schiacciante serie di prove che dimostra in modo inequivocabile l'impatto negativo che l'aumento delle temperature sta avendo su piante e animali, più difficile è capire invece come stanno reagendo le specie su scala ridotta.
Un gruppo di ricercatori dell'Università di Oxford ha quindi utilizzato ben 60 anni di dati per studiare come il riscaldamento globale sta interferendo con i complessi e delicati equilibri che legano cinciallegre, bruchi e querce in Gran Bretagna. Lo studio, pubblicato su Nature Climate Change, ha dimostrato che i cicli biologici di queste specie, perfettamente sincronizzati da millenni di selezione naturale, stanno cambiando in risposta alle temperature sempre più alte, rischiando così di disallinearsi, compromettendo gli equilibri tra le popolazioni e il funzionamento degli ecosistemi.
I delicati equilibri che legano cince, bruchi e querce
Le cinciallegre (Parus major) sono uccelli piuttosto comuni in Europa e Asia. Colorate, irrequiete e alquanto adattabili vivono bene anche in città e sono in grado di sfruttare una gran quantità di risorse alimentari. Quando arriva però il momento di mettere su famiglia, la loro dieta è composta soprattutto da piccolissimi bruchi, il cibo ideale per far crescere sani e forti i pulli. Millenni di selezione naturale hanno quindi fatto sì che il periodo di deposizione delle uova si sincronizzasse perfettamente con il ciclo biologico dei bruchi che vivono nei boschi di farnia (Quercus robur), una specie di quercia altrettanto comune in Europa e in Gran Bretagna. In questo modo, quando si schiudono le uova, le cince hanno a disposizione tutti i bruchi necessari per allevare i loro piccoli, massimizzando così il successo riproduttivo. Qualcosa però sta cambiando, ed è colpa del caldo.
Utilizzando decenni di dati e numerosi studi sul comportamento e l'ecologia delle cinciallegre, gli scienziati hanno scoperto che questi piccoli passeriformi depongono le loro uova oggi 16,2 giorni in anticipo rispetto a 60 anni fa. Questo perché nell'area le temperature medie sono aumentate di 2,6 gradi negli ultimi 60 anni, portando gli uccelli ad accoppiarsi e a deporre le uova sempre più precocemente. Il clima sempre più caldo sta anticipando quindi la primavera e questo ovviamente interferisce anche con la vita di bruchi e querce.
I tempi non sono uguali per tutti
Anche le foglie di farnia stanno comparendo sempre più in anticipo in primavera e con loro i piccoli bruchi che se ne nutrono. La comparsa di bruchi e foglie è però ancora più precoce rispetto alla nascita delle cinciallegre, e questo potrebbe significare che molto presto i cicli biologici delle tre specie potrebbero non essere più sincronizzati, causando un impatto negativo sul successo riproduttivo delle cince, ma c'è di più. Più caldo significa anche chiome a crescita più rapida, che però sono di conseguenza più leggere e meno folte. Meno foglie potrebbe voler dire però anche meno bruchi e perciò, di nuovo, meno cince.
Questo studio dimostra quanto possono essere complessi, precari e delicati i meccanismi che regolano gli ecosistemi e che connettono tra loro tutte le specie viventi. Anche una piccolissima interferenza nel sistema può alterare queste connessioni e mettere in crisi l'intera struttura del sistema. Le cinciallegre sono però una specie stanziale più tosto adattabile, che quindi difficilmente subirà un impatto così forte. Altro discorso vale per quanto riguarda le specie migratrici, che dovranno trovare il modo di adattare non solo la schiusa ma anche i tempi dei loro rischiosissimi viaggi intercontinentali con la nascita di bruchi e altri insetti. Per loro sarà certamente più difficile adattarsi.
In un mondo ogni giorno più caldo sarà fondamentale approfondire sempre più il modo in cui le specie stanno rispondendo alla crisi climatica, solo in questo modo possiamo sperare di prevedere e arginare l'impatto che questi cambiamenti avranno sul mondo che conosciamo.