Salvo rare eccezioni la stagione venatoria 2021/2022 si è appena chiusa in tutta Italia il 31 gennaio e, come ogni anno, arrivano perciò puntuali e immediati i primi bilanci da parte delle associazioni ambientaliste. A fare un primo resoconto è il WWF Italia, che attraverso un comunicato sottolinea come, anche quest'anno, la caccia sia stata fortemente caratterizzata da tante illegalità. Anche negli ultimi giorni di apertura – evidenzia il WWF – sono state numerose le notizie di uccisioni illegali da parte di cacciatori di frodo, rilevate in tutta la Penisola grazie all'attività di controllo.
«Nonostante la costante diminuzione dei cacciatori italiani, la caccia continua rappresentare una delle principali cause di perdita di biodiversità e diffusione delle illegalità», commenta Dante Caserta, Vice Presidente di WWF Italia. Presi di mira soprattutto i rapaci, che ogni anno finiscono in gran numero nei Centri di Recupero di tutta la penisola.
Anche quest'anno – come abbiamo raccontato più volte su Kodami – le battaglie tra cittadini, associazioni e cacciatori sono avvenute a colpi di pronunciamenti dei TAR che, da Nord a Sud, hanno più volte confermato i ricorsi (nel 90% dei casi, sottolinea il WWF), evidenziando quanto le Regioni siano ancora profondamente influenzate dalle pressioni del mondo venatorio e costringendole a fare dietrofront rispetto alla cacciabilità di alcune delle specie che erano state inserite nei calendari venatori, come accaduto per esempio in Sardegna con la tortora selvatica.
Persino l'ISPRA aveva chiesto alle Regioni forti limitazioni alla caccia a causa dell'emergenza siccità e incendi, ma puntuale era arrivata la risposta stizzita da parte di Federcaccia, che di limitare il raggio d'azione delle doppiette non ne aveva alcuna intenzione. L'influenza del mondo venatorio sulla politica risulta evidente anche dalla posizione espressa anche dalla LIPU.
A Bruxelles si è infatti appena concluso il processo di revisione delle date di migrazione degli uccelli – annuncia l'associazione – che dovrebbe apportare maggiore protezione a diverse specie presenti anche in Italia. La LIPU sottolinea che il risultato complessivo del lavoro della Commissione Europea prevede che, a partire dalla prossima stagione, la caccia dovrà essere chiusa entro il 31 dicembre per diverse specie attualmente cacciabili in Italia fino a fine gennaio.
Se le Regioni e il Ministero della Transizione Ecologica non agiranno correttamente il rischio di procedura di infrazione da parte dell'Europa sarà molto alto: «Messo finalmente un punto sui periodi di caccia – dichiara Giovanni Albarella, responsabile del settore Caccia della LIPU – ora è fondamentale risolvere la questione della caccia alle specie in cattivo stato di conservazione, cominciando dal divieto per moriglione, pavoncella e tortora selvatica». Dal prossimo anno stagione più corta e meno specie cacciabili, questo chiede la Lega Italiana Protezione Uccelli.
Secondo la LIPU ridurre le finestre di caccia ed escludere tutte le specie in cattivo stato di conservazione dalla lista di quelle cacciabili, dovrà essere l'imperativo a cui si dovranno adeguare le Regioni, altrimenti sarà inevitabile la denuncia alla Commissione Europea a cui seguirà, con tutta probabilità, l'ennesima procedura di infrazione contro l'Italia per chiara e reiterata violazione della Direttiva Uccelli.