Chiesti 15 anni per Pietro Rossomanno, il pastore 46enne indagato per l'omicidio colposo di Simona Cavallaro, la 20enne che il 26 agosto 2021 è stata uccisa da un gruppo di 13 cani da pastore nella Pineta di Montefiorino, a Satriano.
«La Procura di Catanzaro ha recepito tutto il quadro accusatorio emerso dalle indagini – commentano a Kodami fonti investigative – Siamo soddisfatti perché nessun elemento della nostra ricostruzione è stato rigettato, compresa la responsabilità sui cani da pastore, riconosciuta a Rossomanno».
Una parte importante della prima fase processuale, iniziata nel 2022, ha riguardato proprio le responsabilità umane sui cani da pastore che quel 26 agosto ferirono a morte Simona Cavallaro. Secondo gli agenti e gli operatori dell'Asl che hanno partecipato alle operazioni di cattura dei cani insieme a Rossomanno non ci sono mai stati dubbi sul collegamento tra il pastore e i cani a guardia del suo gregge, benché solo uno di loro, la femmina Bianca, fosse registrata a nome del pastore.
Un legame che la Procura ha riconosciuto totalmente anche alla luce di altre informazioni, come confermano gli investigatori: «Già all'atto della cattura dei cani dopo la tragedia non c'è stato mai un dubbio, sia per come si sono svolte le operazioni di cattura dei cani, sia per il tipo, essendo cani a guardia di un gregge nella disponibilità di un pastore, ma anche alla luce del luogo in cui il gregge stava pascolando sorvegliato dai cani».
Cani e ovini si trovavano nella Pineta di Monte Fiorino, un'area picnic che non dovrebbe essere usata come pascolo, ma dove invece, secondo l'impianto accusatorio, Rossomanno era solito lasciare incustoditi i suoi animali per tutto il giorno. La Pineta si trova vicino a Cantone, dove Maria Procopio, madre di Rossomanno, aveva occupato dei terreni di proprietà del Comune di Satriano, costruendovi abusivamente un'abitazione e un'azienda zootecnica. Per l'invasione e occupazione abusiva dei terreni la Procura di Catanzaro ha chiesto per Procopio 8 anni di reclusione.
Il dibattimento proseguirà a maggio, ma nel frattempo i cani restano in canile, destinati a una vita dietro le sbarre, mentre l'imputato dell'omicidio della giovane Simona Cavallaro è a piede libero. Il Comune di Satriano, guidato dal sindaco Massimo Chiaravalloti ad agosto 2022 aveva acceso la speranza dichiarando a Kodami che da parte del Comune c’era la «piena disponibilità» a fare uscire i cani dal canile una volta ricevuto l'ok dalla Procura di Catanzaro . Quando però la Procura ha dato l’assenso tanto atteso, è stata paradossalmente proprio l’amministrazione comunale a tirarsi indietro.
Dal 27 agosto 2021, i 13 cani di Satriano si trovano tutti ancora dentro ai box del canile Pet Service. Le loro speranze di uscire sono nulle a causa dei timori del Comune, che una volta ricevuto il nullaosta all'adozione da parte della pm Irene Crea, si è tirato indietro. La paura, confidano fonti vicine al Primo Cittadino, è che non essendo terminato il processo, l'atto di dare in adozione i cani possa essere visto come un'assunzione di responsabilità, e quindi indirettamente della paternità dell'omicidio di Cavallaro.
Un timore infondato, figlio della paura, e anche di interessi economici, come aveva spiegato a Kodami il vicesindaco di Satriano Giuseppe Basile: «Se potessimo daremmo noi i cani in adozione, ma anche se l’interesse investigativo della Procura è terminato, i cani formalmente appartengono ancora a Rossomanno. Sappiamo che non riusciremo a recuperare le somme spese per il mantenimento ma di quanto abbiamo speso sino ad oggi dobbiamo dare conto alla comunità, e questo è un dramma economico per l’Ente, al quale si aggiunge il dramma morale per i cani. Ma non possiamo fare altro».
Il Comune ha accettato di mantenere i cani all'interno della struttura Pet Service, ma ha anche comunicato che si rivarrà delle spese su Rossomanno. La vera paura è quindi che una volta dati i cani in adozione il Comune potrebbe perdere l'opportunità di rivalersi sul pastore. Le vite dei 13 cani valgono, ad oggi, qualche migliaio di euro.
E nonostante ci siano più associazioni disposte ad adottare i cani, questi sono destinati a restare chiusi fino alla loro morte, dopo una vita trascorsa in libertà. A condannarli l'irresponsabilità umana, e meri interessi economici.
Quello che è successo il giorno della morte di Simona Cavallaro è stato ricostruito minuziosamente da Kodami attraverso la video-inchiesta "Satriano. Analisi di una tragedia" dalla direttrice Diana Letizia e dall'istruttore cinofilo e membro del comitato scientifico del magazine Luca Spennacchio.