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16 Agosto 2024
16:53

Chi era l’orso investito in Abruzzo

L'orso marsicano investito e ucciso in Abruzzo era un individuo anziano i cui traumi dovuti all'impatto erano troppo gravi per dargli la possibilità di sopravvivere.

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L'orso marsicano morto dopo essere stato investito da un'auto nella notte tra il 12 e il 13 agosto, all'altezza di Canistro, aveva vent'anni, un'età avanzata per un plantigrado in natura.

Il Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise, l'ente che vigila sui marsicani anche al di fuori dei suoi confini, ha diffuso le prime informazioni circa l'identità dell'individuo ucciso. Si trattava di un orso di circa vent'anni che con tutta probabilità ormai non era più riproduttivo. Il peso era di 183 chili, una mole nella norma per gli orsi appartenenti a questa sottospecie che di solito vanno dai 140 ai 210 chili.

Proprio il peso dimostra che non era affamato né denutrito. Le foto scattate sul luogo dell'incidente mostrano inoltre che aveva denti particolarmente consumati, indizio relativo all'età avanzata, e che era affetto da dermatite cronica, probabilmente causata da un parassita diffuso nell'area abruzzese.

La morte non è quindi imputabile a uno stato di salute precedentemente compromesso ma ai gravi traumi seguiti all'impatto. In particolare, le fratture allo sterno e di ben 7 costole che hanno perforato un polmone provocando un emotorace.

Questo è l’esito, ancora provvisorio, dell’esame necroscopico svolto dagli esperti l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Teramo, da cui l'Ente Parco trae le prime conclusioni relative all'accaduto: «L’impatto con l’auto, ancorché fortuito e incidentale, è stato violento; l’orso non aveva possibilità di sopravvivere».

La perdita è gravissima per la piccola popolazione di orso bruno marsicano, la più rara al mondo, che si trova solo sull'Appennino centrale italiano. Ad oggi ne restano circa 60 individui, e per loro, oltre a una scarsissima variabilità genetica, la minaccia più grande resta l'essere umano che in maniera diretta attraverso il bracconaggio, e indiretta con gli incidenti d'auto, sta gradualmente distruggendo le prospettive di sopravvivenza di questi animali unici.

Il ricordo di molti in questi giorni è tornato a Juan Carrito, l'orso simbolo del Parco, morto anche lui mentre attraversava una strada costruita tra le diverse aree verdi frequentate dai selvatici del centro Italia. Un rammarico espresso anche dal presidente del Parco, Giovanni Cannata: «Un vivo ringraziamento a tutto il personale del Parco impegnato, a coloro che si sono prodigati per provare a salvare l’orso e a tutti coloro i quali ci sostengono, che hanno compreso il nostro operato e condiviso la nostra delusione e amarezza per la perdita di un altro orso».

Alcuni sui social hanno poi lamentato le modalità con le quali sarebbe intervenuti i primi soccorsi che almeno per qualche ora dopo l'impatto, si sono limitati a osservare l'animale che si era rifugiato in una zona di bosco particolarmente fitta. Il direttore del Parco, Luciano Sammarone, è intervenuto direttamente dichiarando che «L’incidente di Canistro è l’ennesimo drammatico evento in cui un orso muore a causa di un incidente stradale, ma non è morto assolutamente a causa dell’inefficienza dei soccorsi. Il personale qualificato del Parco è intervenuto tempestivamente coordinandosi perfettamente con i Servizi Veterinari della ASL, i Carabinieri Forestali e l’ANAS».

«Purtroppo – continua – abbiamo dovuto leggere sui social insulti di ogni tipo che mettono in discussione non solo la professionalità di chi interviene, ma anche e soprattutto la capacità di analisi operata in condizioni estremamente precarie e critiche. Chi valuta a distanza, non può avere tutti gli elementi rispetto a chi è chiamato ad intervenire sul posto, avendo non solo professionalità specifica ma anche anni di esperienza in materia per poter comprendere i contesti ambientali dove operare in sicurezza per le persone e per l’orso e sapersi districare in situazioni emergenziali. Il Parco è intervenuto, ancora una volta, con personale qualificato in un’area fuori dai suoi confini amministrativi, confermando in toto lo spirito di collaborazione con tutte le altre Istituzioni, Regione in primis, chiamate ad assolvere al delicato compito di tutela e conservazione della fauna».

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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