Chi è lo Sciacallo dorato e dove puoi trovare in Italia questo canide “spazzino”

Lo sciacallo dorato è un parente stretto dei nostri cani, appartiene al genere Canis e il suo nome scientifico è Canis aureus. Sembra un mix perfetto di cane, lupo e volpe, ma chi è davvero e dove possiamo incontrarlo in Italia?

4 Giugno 2024
18:20
658 condivisioni
Immagine

Lo sciacallo dorato è un parente abbastanza stretto dei nostri cani, infatti anche lui appartiene al genere Canis e il suo nome scientifico è Canis aureus. Anche se apparentemente può essere scambiato per un lupo o per una volpe, questo canide presenta diverse caratteristiche peculiari.

Prima di tutto, la specie di sciacallo che si trova attualmente nel nostro Paese è lo sciacallo dorato euroasiatico, chiamato così proprio perché vive in Asia e in Europa. In Italia, è arrivato a partire dagli anni 80. In tutto il mondo esistono almeno 3 specie di sciacallo: lo sciacallo dorato, lo sciacallo dalla gualdrappa, che si trova in Africa, e lo sciacallo striato, anche lui diffuso in Africa. Ma questi ultimi due, nonostante il nome, appartengono a un altro genere, che si chiama Lupulella. Ci sarebbe anche una quarta specie di sciacallo, che vive in Nordafrica, ovvero il Canis lupaster anche detto sciacallo grigio, recenti studi però hanno accertato che questa specie è più imparentata al lupo, e così ha cambiato nome in lupo africano.

Le differenze tra sciacallo dorato, lupo e volpe

Immagine

Lo sciacallo dorato è molto più strettamente imparentato con il lupo grigio o i cani che con le specie di sciacallo del genere Lupulella, e una prova di ciò è che se si accoppia con lupi o cani può generare una prole fertile. In Russia, ad esempio, incrociando lo sciacallo dorato e il Siberian Husky è stata “creata” una nuova razza canina chiamata Sulimov, impiegata negli aeroporti come cani da fiuto. In quanto a dimensioni e caratteristiche generali, lo sciacallo dorato sembra proprio una via di mezzo tra lupo e volpe. La coda ricorda quella della volpe ma ha la punta nera ed è più corta, non tocca mai terra. Invece, rispetto al lupo, il muso dello sciacallo è molto più assottigliato, e la sua mole è ridotta, spazia tra i 10 e i 15 kg  mentre il lupo pesa sui 35 kg. L'attributo "dorato", presente nel nome di questa specie, si riferisce principalmente al colore del suo mantello, che in inverno appare rossastro con striature grigie, e in estate, in seguito alla muta, diventa di un bel marrone dorato. Ci sono, in generale, almeno 7 sottospecie di sciacallo dorato, e quella che è arrivata in Italia è la sottospecie più grossa di tutte, denominata Canis aureus moreoticus – da Morea, che è come si chiamava un tempo la regione del Peloponneso, nel sud della Grecia.

Perché lo sciacallo è un canide "opportunista"?

Quando nell’800 il biologo tedesco Alfred Brehm, si trovò a dover descrivere lo sciacallo dorato disse questa frase: “Si può chiamarlo il più ardito, il più importuno di tutt'i cani”. Tutto nasce in realtà dalla sua dieta che viene definita proprio "opportunistica". In sostanza, lo sciacallo è il più onnivoro tra i canidi. Per trovare cibo si adatta alla stagione e alle risorse del territorio che abita – dalle spiagge della Grecia, delta del Danubio, ma anche montagne fino ai 2mila metri di quota. Quindi, passa dall’andare a caccia di uccelli e di piccoli mammiferi, come lepri e conigli, al predare anche galline, pecore, rettili, ungulati come cervi e caprioli, soprattutto se si tratta di cuccioli o soggetti vulnerabili. Ma non è finita qui, perché lo sciacallo può mangiare anche mele, uva, mais. Inoltre, spesso questo canide fa piazza pulita di rifiuti e carcasse di altri animali, facendo proprio da "spazzino". Particolarmente interessante è il comportamento degli sciacalli osservato in India: alcuni sciacalli solitari approfittano degli animali predati dalle tigri, e quando i felini hanno terminato il loro pasto, si avventano su quanto rimane delle carcasse. Il personaggio di Tabaqui ne Il Libro della Giungla è proprio ispirato a questo comportamento degli sciacalli, e infatti Tabaqui è uno sciacallo tirapiedi della tigre Shere Khan. Ma gli sciacalli non sono opportunisti solo quando si tratta di cibo, un altro esempio è il modo in cui si procurano le tane. Loro non sono particolarmente abili a scavare, e allora – a volte – occupano le tane rimaste vuote dei tassi e delle volpi. A questo punto avrete capito perché una persona che approfitta delle situazioni senza farsi troppi scrupoli viene etichettata come “sciacallo”.

Dove si trova lo sciacallo dorato in Italia

Immagine

Lo sciacallo dorato, proprio come il lupo, è un animale sociale e territoriale; pure lui ulula per comunicare con gli altri membri del suo branco, ma i suoni che emette sono diversi da quelli del lupo, in quanto sono molto più “striduli”. È interessante notare che la parte finale degli ululati dello sciacallo- che tra l’altro possono essere sentiti fino a 13 km di distanza- , secondo gli studiosi, cambia a seconda del branco di appartenenza; in questo modo gli sciacalli dello stesso branco si riconoscono e segnalano la loro presenza agli sciacalli degli altri branchi. Ma questo non è l’unico modo in cui prendono possesso di un territorio: proprio come i cani e i lupi, gli sciacalli hanno ghiandole odorifere in varie parti del corpo e le usano per scambiarsi informazioni e marcare il territorio, delimitando i confini. Ogni branco o gruppo sociale è composto da una coppia riproduttiva che resta insieme per tutta la vita. Tra maggio e giugno nascono i cuccioli, che sono circa 4-5 ogni anno, e in più all’interno dello stesso branco spesso ci sono anche una, o due, femmine che solitamente appartengono alla cucciolata precedente ma restano con la mamma e il papà per fare da “babysitter” ai nuovi fratellini. Quando i cuccioli raggiungono la maturità sessuale – dopo 1 anno già pesano quasi quanto un adulto – i genitori gradualmente iniziano a escluderli dalle fonti di cibo, non permettendo loro di mangiare. Sembra una pratica un po’ “crudele” ma serve per mettere in atto la “dispersione”, cioè il meccanismo con cui gli sciacalli si staccano dal nucleo dove sono nati, per trovare un territorio tutto loro e formare un nuovo branco. Pensate che possono viaggiare per km e km prima di trovare una casa, e sono stati documentati spostamenti anche di 500 km, quanto la distanza tra Napoli e Bologna più o meno. È proprio così che lo sciacallo dorato, partendo dai Balcani, avrebbe raggiunto l’Italia stanziandosi soprattutto in Friuli Venezia Giulia, in Veneto, Trentino Alto Adige; negli ultimi anni lo sciacallo si sarebbe diffuso ancora di più, con segnalazioni di sciacalli giunte anche dalla Toscana e dal Lazio. Si stima che in tutto il nostro Paese ormai vivano almeno 300 individui, distribuiti in una cinquantina di gruppi riproduttivi. Ma perché lo sciacallo è arrivato solo negli anni 80? Prima in Italia c’erano molti più lupi che frenavano la sua espansione, e i lupi essendo canidi più grossi, non tollerano la presenza degli sciacalli, scacciandoli o uccidendoli. Quando noi uomini, nel secolo scorso, abbiamo iniziato a sterminare i lupi per i danni causati agli allevamenti, nell’ecosistema si è formato uno spazio vuoto che gli sciacalli hanno pensato bene di colmare. C’è ora chi si chiede se lo sciacallo dorato sia da considerarsi una specie aliena invasiva, come il granchio blu che ha invaso la laguna di Venezia. La risposta più accreditata è: no, perché lo sciacallo non è stato portato accidentalmente – o volutamente – dall’uomo, ma la sua diffusione è avvenuta in modo naturale.

Lo sciacallo dorato è pericoloso?

Sembrerebbe che non ci siano grossi rischi per l’incolumità delle persone, anche perché gli sciacalli dorati non sono confidenti, ovvero, hanno timore dell’uomo. Può capitare che – soprattutto vicino ai centri abitati – qualche sciacallo venga attirato dalla presenza di rifiuti, di resti animali o del bestiame, ma tutto sommato considerando la loro mole ridotta e la dieta variegata, l'impatto degli sciacalli dorati risulta essere minimo. Al contrario, ci sono sciacalli che, purtroppo, finiscono vittime di incidenti stradali, in quei luoghi dove grosse arterie attraversano il loro territorio. Altri individui, invece, vengono avvelenati, per l'erronea convinzione che questa specie sia particolarmente pericolosa. Non dobbiamo dimenticare però che, anche se lo sciacallo dorato è a rischio minimo di estinzione, a livello italiano è tra le specie più protette. Per far sì che possa esserci una lunga e pacifica convivenza tra umani e sciacalli, basta prendere pochissime precauzioni. Innanzitutto non bisogna dare loro da mangiare, in alcun modo, e poi se si abita in aree con ampi spazi verdi è buona norma non lasciare spazzatura all’esterno, e vigilare sugli animali liberi di vagare, che siano piccoli cani, gatti, animali da cortile, o agnelli, mettendo delle buone recinzioni intorno alle zone di proprietà. In ultima analisi, lo sciacallo è considerato un’aggiunta preziosa per il patrimonio ecologico italiano, perché, da buon "spazzino" naturale, può potenzialmente contribuire a ridurre sia i costi di gestione per lo smaltimento di resti animali, sia i danni provocati all’agricoltura dai piccoli mammiferi. Contemporaneamente, questo canide è un buon alleato perché tiene a freno la diffusione di patogeni legati alla presenza di carcasse e di roditori, che ne possono essere vettori.

Sfondo autopromo
Segui Kodami sui canali social