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12 Settembre 2024
15:00

Chi è la vespa falco delle tarantole e perché la sua puntura è dolorosissima

La vespa falco delle tarantole caccia e paralizza i grossi ragni con una puntura dolorosa per deporre nel corpo le sue uova. Le larve si nutrono del ragno ancora vivo, garantendosi cibo fresco per crescere. La sua puntura è tra le più dolore conosciute al mondo.

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La cosiddetta vespa falco delle tarantole, dall’inglese "tarantula hawk", è uno degli insetti più temuti al mondo, e con buone ragioni. Il suo nome suggestivo deriva dal fatto che le sue prede preferite sono appunto le tarantole. Questa gigantesca vespa è nota per la sua eccezionale abilità nell'immobilizzare e paralizzare i ragni con il suo pungiglione, deponendovi dentro le uova e permettendo poi alle sue larve di nutrirsi della malcapitata.

Oltre al suo comportamento impressionante, questa vespa è conosciuta anche per la sua puntura incredibilmente dolorosa, tanto da essere considerata una delle più potenti in natura. Tuttavia, non è letale per l'uomo e tende a usare il suo veleno esclusivamente per difendersi, come del resto fanno tutte le vespe del mondo. Ma scopriamo un po' più da vicino questa impressionante e affascinante vespa.

Chi è la vespa falco delle tarantole

La vespa falco delle tarantole (Pepsis grossa) appartiene alla famiglia Pompilidae, un gruppo di vespe cacciatrici specializzate nella predazione di ragni, da cui il soprannome "falco delle tarantole". Questa specie può raggiungere dimensioni davvero notevoli, con una lunghezza del corpo che arriva anche a oltre 50 mm nelle femmine, più grosse dei maschi e le uniche in grado di pungere. La vespa ha un corpo nero e ali arancioni o bluastre, un contrasto cromatico che non passa certo inosservato e che varia molto anche a seconda della località.

Il ciclo vitale P. grossa ruota interamente intorno alla caccia delle tarantole. La femmina adulta, dopo aver individuato una tarantola, ingaggia una lotta spietata e senza esclusione di colpi, sfruttando il suo potente pungiglione per paralizzare il ragno. Successivamente, depone un singolo uovo nel corpo ancora vivo, ma immobilizzato, dell'aracnide, offrendo così alla futura larva una fonte di cibo fresco per crescere. Questo comportamento, per quanto macabro possa sembrare, è una vera meraviglia dell'evoluzione.

Dove si può trovare

Pepsis grossa è la specie più famosa e carismatica della sua famiglia ed è diffusa soprattutto nelle regioni desertiche del Sud degli Stati Uniti, in particolare negli stati del sud-ovest, come Arizona, New Mexico e Texas, ma si può trovare anche nel Messico settentrionale. Tuttavia, la famiglia Pompilidae di cui fa parte conta migliaia di specie diverse distribuite in tutto il mondo, molte delle quali hanno un comportamento simile nel cacciare e paralizzare ragni.

Anche in Italia ci sono numerose specie di vespe pompilidi (quasi tutte di piccole dimensioni), molte di queste specializzate nella caccia di specifici ragni. Alcune di queste vespe vanno fin dentro alle tane degli aracnidi per catturare la loro preda e, una volta vinto lo scontro, trascinano la loro vittima per poi seppellirla (ancora viva e con l'uovo all'interno) in un nido protetto e sicuro in cui far crescere la propria larva. Questo particolare gruppo di vespe è senza dubbio uno dei più affascinanti presenti in natura.

Quanto è dolorosa la sua puntura?

La puntura di Pepsis grossa è diventata quasi leggendaria per il suo dolore estremo. L'eccentrico entomologo americano Justin Schmidt, famoso per aver creato la "Schmidt Sting Pain Index", una scala del dolore delle punture d'insetto, ha classificato la puntura di questa vespa al secondo posto, dietro solo alla formica proiettile. Schmidt descrive il dolore come "immediato, elettrizzante, assolutamente debilitante", anche se fortunatamente dura solo pochi minuti.

Nonostante l'intensità, la puntura di Pepsis grossa non è però pericolosa per gli esseri umani, a meno di particolari reazioni allergiche o pregresse patologie e condizioni di salute già molto delicate. Più generale, queste vespe non sono aggressive verso gli esseri umani e come quasi tutte preferiscono evitare conflitti, riservando il loro veleno esclusivamente per le tarantole. La puntura di queste vespe, in generale, è molto più dolorosa che tossica, un adattamento non letale e difensivo che serve a ricordare, a eventuali predatori, di pensarci meglio la volta successiva prima di attaccare.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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