Il saola (Pseudoryx nghetinhensis) è uno dei mammiferi più rari ed elusivi mai scoperti. È stato descritto ufficialmente e fotografato per la prima volta solo nel 1993 nel Parco nazionale di Vũ Quang, durante una spedizione del World Wide Fund for Nature (Wwf) insieme al Ministero delle foreste vietnamita, organizzata in seguito ad una segnalazione dell’anno precedente. Questo animale si trova, infatti, esclusivamente in alcune remote foreste di Vietnam e Laos sulla catena montuosa degli Annamiti. Proprio per via della sua rarità il saola è talvolta soprannominato “unicorno asiatico”.
Che animale è il saola?
Il saola è un bovino relativamente piccolo, alto circa 85 cm al garrese e pesante 90 kg. Il suo manto è soffice al tatto e di color cioccolato, con alcune macchie bianche sul muso, sulla gola e ai lati del collo. La specie presenta un leggero dimorfismo sessuale: entrambi i sessi hanno un paio di corna parallele, ma quelle del maschio sono decisamente più lunghe. Ed è proprio dalle corna che questo animale prende il nome: infatti “saola” viene tradotto dalla lingua Tai del Vietnam come “fuso”, lo strumento che permette di filare a mano, o più precisamente come “corna simili al fuso del filatoio”.
Invece, il suo nome scientifico “Pseudoryx” deriva dalla sua somiglianza con le antilopi, in particolare con gli orici (appunto pseudo-orice), con cui però è imparentato solo largamente. Bufali, bisonti e mucche sono invece più affini a questo animale, in quanto bovini veri e propri. I saola sono anche nominati nei dialetti locali come "l'animale educato", perché si muovono silenziosamente attraverso la foresta, e sono conosciuti anche come "unicorni asiatici" per via della loro rarità e del carattere gentile. Non è chiara l’origine di questo appellativo ma anche gli orici sono stati associati al mito dell’unicorno occidentale; secondo altre fonti, invece, potrebbero essere associati al qilin, il corrispettivo asiatico dell’unicorno.
Habitat e distribuzione del saola
Il saola ha uno degli areali più piccoli tra tutti i grandi mammiferi, con una stima di appena 5.000 km quadrati tra Vietnam e Laos. Vive in foreste umide sempreverdi o decidue, dai 300 ai 1.800 metri di altitudine, preferendo le valli fluviali e migrando verso le pianure durante l’inverno. La sua presenza è stata registrata esclusivamente tra i monti Annamiti settentrionali, principalmente in prossimità di corsi d'acqua. Ci sono stati diversi tentativi di tenere dei saola in cattività da quando sono stati scoperti, anche per motivi di studio, ma è stato possibile farlo solo per brevi periodi poiché gli animali morivano nel giro di alcune settimane o mesi.
Cosa mangia il saola
Durante gli studi, agli animali in cattività sono state offerte felci come l'Asplenium, piante come l'Homalomena e varie specie di arbusti o alberi a foglia larga, consumate tutte dai saola, con una preferenza per le piante della famiglia delle Sterculiaceae. L’animale non strappa le foglie ma le porta alla bocca con la lunga lingua e poi le mastica a lungo tempo, come tutti i ruminanti. Nonostante la popolazione locale abbia riferito che il saola è un animale attivo sia di giorno che di notte, che riposa durante le ore più calde, è stato documentato che si nutre principalmente durante il giorno e raramente al buio. Inoltre, è stato osservato che una femmina tenuta in cattività si dimostrava calma in presenza di esseri umani, ma aveva paura dei cani, che verosimilmente associava ad animali predatori.
Perché il saola è in via di estinzione e quanti ne restano al mondo
Dato che la specie è così rara, mancano i dati adeguati per poter valutare la specie e ciò comporta diversi problemi per la conservazione di questo piccolo bovino. Il saola non è mai stato osservato in natura da un team di scienziati esperti e non sono mai state intraprese indagini formali per determinare con precisione il numero degli individui restanti. Al momento la IUCN (Unione internazionale per la conservazione della natura) stima che la popolazione totale dei saola sia inferiore a 750 esemplari. Nonostante le poche informazioni disponibili su questa specie, non ci sono dubbi sul fatto che la sua esistenza sia gravemente minacciata: dalla sua scoperta, infatti, si ritiene che la popolazione abbia subito un rapido declino e questi animali sono considerati in grave pericolo di estinzione.
La caratteristica principale dell'area occupata dai saola è la lontananza dai disturbi antropici: le esigenze così restrittive in termini di habitat di questa specie la rendono particolarmente vulnerabile a causa della distruzione e della frammentazione delle foreste che abita. In più, i saola subiscono perdite a causa della caccia locale per il consumo di carne, del commercio illegale di pellicce e dell’utilizzo nella medicina tradizionale. Altre volte finiscono vittima delle trappole usate per catturare animali che razziano i raccolti, come cinghiali e cervi. La presenza di popolazioni umane di cacciatori tradizionali nell’area in cui si trovano i saola rende particolarmente difficile la loro conservazione, perché l’atteggiamento di queste persone nei confronti della caccia è estremamente difficile da cambiare.
Un’ultima risorsa per la sopravvivenza di questa specie è data dalla clonazione, come suggerito da un team di scienziati dell’Accademia vietnamita di scienza e tecnologia di Hanoi, ma si tratta di un approccio estremamente difficile anche nel caso di specie ben conosciute e la mancanza di femmine di saola in cattività che possano essere donatrici di ovuli o madri surrogate compromette notevolmente il potenziale successo di questa tecnica.