Avete mai visto un limulo? Forse in natura no, ma magari in qualche documentario dove viene citato per via del suo bizzarro aspetto sì. Quest'animale, comunemente noto come "granchio ferro di cavallo" viene brutalmente sfruttato per usare il suo sangue come reagente per la ricerca e l'identificazione di tossine e batteri.
Il limulo, scientificamente identificato come Limulus polifemo, è davvero speciale perché è un vero e proprio fossile vivente, esistente sin dai tempi antichissimi del Paleozoico, ed è cambiato pochissimo nel corso di milioni di anni. Ha un aspetto alquanto particolare: un corpo tondeggiante, coperto da una corazza e munito di una coda simile a una lancia. Ma la caratteristica più sorprendente del limulo è il suo sangue che ha una colorazione blu intensa che, purtroppo, interessa molto agli esseri umani.
Il suo sangue è infatti fondamentale per l'esecuzione di un test che permette di scoprire la presenza di batteri in una soluzione, rendendolo un componente cruciale nel controllo della sicurezza dei farmaci, dei dispositivi medici e di altre sostanze che entrano in contatto con il sangue umano.
Non è possibile replicare in laboratorio il sangue del limulo e quindi continua a essere prelevato direttamente degli animali. Gli esemplari vengono pescati, portati nei laboratori e sottoposti a prelievi stressanti per poi essere rilasciati nuovamente in natura. Tale trattamento risulta essere raramente mortale per gli animali ma il problema è che, oltre ad essere una vera e propria crudeltà, influisce sulle capacità riproduttive dei limuli, cosa che a lungo andare causa seri danni alle popolazioni.
Per comprendere l'impatto di questa pratica, basta guardare ai numeri. Nel 1990, più di un milione di limuli depositavano le uova lungo le coste atlantiche. Nel 2022, questo numero è ridotto drasticamente a poco più di 335.000 individui, segnando un preoccupante declino del 72%. Questa tendenza negativa è stata attribuita principalmente all'aumento della raccolta del sangue blu dei limuli a partire dal 2017 che si è tradotta in una pressione sempre maggiore sugli animali. Il triste record è stato toccato proprio nel 2022 quando il numero di limuli catturati ha quasi raggiunto quota 1 milione, aggravando ulteriormente la situazione critica di questa specie vulnerabile.
I ricercatori sono seriamente preoccupati e di fronte a una minaccia imminente di scomparsa, il Center for Biological Diversity, organizzazione impegnata nella protezione delle specie a rischio di estinzione, ha lanciato un appello alla NOAA, l'agenzia scientifica degli Stati Uniti. La richiesta è chiara: dichiarare il limulo una specie minacciata o in pericolo e inserirla nell'elenco delle specie protette dall'Endangered Species Act, legge che garantisce protezione alle specie a rischio e ai loro habitat.
La vicenda dei limuli ci mette di fronte alla dura realtà della nostra relazione con le altre creature del nostro pianeta. È vero che la ricerca scientifica e il progresso tecnologico sono importanti, ma non dovrebbero mai avvenire a spese della vita e della sopravvivenza delle altre specie. Dobbiamo impegnarci a proteggere la biodiversità e a trattare gli animali con rispetto e compassione, affinché il Pianeta possa essere un luogo sicuro e sano non solo per noi, ma anche per tutte le forme di vita che lo abitano.