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1 Settembre 2023
14:30

Che fine hanno fatto i cuccioli dopo la morte dell’orsa Amarena? «Cerchiamo di salvarli»

Nella notte del 31 agosto 2023 l'orsa Amarena è stata uccisa da un colpo di fucile mentre si trovava insieme ai suoi due cuccioli, ora dispersi. Il colpo è stato sparato mentre il plantigrado si trovava nelle vicinanze di un pollaio a San Sebastiano dei Marsi. Abbiamo sentito la comunità che si sta stringendo intorno ai piccoli dopo questa tragedia.

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orso marsicano

Il "modello Abruzzo" per la coabitazione di persone e animali selvatici è morto. È successo nel momento in cui la pallottola sparata da un allevatore di San Benedetto dei Marsi ha raggiunto l'orsa Amarena, uccidendola e facendo disperdere i suoi due cuccioli. Un atto che potrebbe pregiudicare la sopravvivenza di tutti gli orsi bruni marsicani, che con circa 60 individui è la popolazione di plantigradi più rara del mondo.

Con un singolo colpo, sparato nella notte del 31 agosto, l'Italia ha scritto una nuova triste pagina della sua capacità di gestire la coabitazione tra umani e altri animali. A fare fuoco è stato un allevatore e cacciatore che, stando alle prime ricostruzioni, avrebbe sparato per paura dell'orsa, venuta nel suo giardino per cibarsi di alcune galline.

Amarena è stata trovata agonizzante a pochi metri dal cancello dell'abitazione. A nulla è valso l'arrivo sul posto dell'unità di soccorso del Parco nazionale d'Abruzzo, l'orsa è deceduta dopo una lunga sofferenza sul ciglio della strada. La posizione del 56enne che ha fatto fuoco, e che subito ha ammesso quello che era successo, è ora al vaglio della Procura della Repubblica di Avezzano.

Resta ancora da capire cosa succederà ai due cuccioli di Amarena, scappati dopo la morte della madre e probabilmente troppo piccoli per sopravvivere in natura da soli. Erano proprio loro il motivo che aveva spinto l'orsa a entrare nel pollaio dove ha trovato la morte. Lo sottolinea il Rapporto Orso redatto annualmente dal Pnalm. Solitamente Amarena, nota anche come F17, non manifesta comportamenti confidenti, se non in sporadiche occasioni. Le cose cambiano però negli anni in cui ha con sé i piccoli, come emerge dal report del 2022: «F17 ha manifestato un comportamento fortemente confidente e dannoso finché ha avuto al seguito i 4 piccoli. Dopo la separazione del gruppo familiare sono progressivamente diminuite sia le incursioni nei centri abitati sia i danni presso i pollai (di cui il gruppo era stato frequentemente responsabile)».

Il 2023 sarà ricordato come l'annus horribilis degli orsi marsicani. Il 2023 si è aperto infatti con la morte dell'ambasciatore di questa specie straordinaria, Juan Carrito, che per un tragico gioco del destino era figlio proprio della precedente cucciolata di Amarena.

Pnalm: «La vita di 10 galline vale quella di un orso marsicano?»

Sono ore di dolore e sbigottimento per tutto il Paese, ma soprattutto per chi con gli orsi marsicani ha a che fare quotidianamente. «Dieci galline valgo un orso? – è la domanda retorica di Daniela D'Amico, dell'Ufficio di promozione del Parco nazionale d'Abruzzo – No, mi rifiuto di crederlo. Vivere in territorio dove è la presenza dell'orso significa vivere in un ecosistema sano anche per la nostra specie. Amiamo gli orsi, ma se li tuteliamo non è per romanticismo, è per egoismo: un ecosistema sano aiutano i servizi naturali utili anche agli esseri umani, ma noi proviamo comunque a distruggere tutto». E infine l'appello: «Cerchiamo di trovare almeno i suoi cuccioli».

Quando è morta, Amarena si trovava al di fuori dei confini del Parco d'Abruzzo già da diverso tempo, come mostrano le immagini riprese qualche giorno fa a San Sebastiano dei Marsi.

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Nonostante ciò, l'Ente ha continuato a vigilare sugli spostamenti dell'animale, come ha confermato in una lunga intervista a Kodami il direttore del Pnalm Luciano Sammarone che per primo ha smantellato l'idea di un modello di coabitazione con gli orsi da esportare altrove, magari in Trentino: «Non c'è mai stato un "modello Abruzzo" – ci ha confidato – Non eravamo santi prima e non siamo diventati demoni adesso. Basta un'azione sconsiderate per vanificare tutti i discorsi e le illusioni».

Il caso ha assunto un rilievo tale da spingere anche il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin a rompere il silenzio, di solito religioso, nel quale si nasconde in circostanze analoghe: «L’uccisione di una femmina di orso marsicano rappresenta un episodio grave, sui cui è doveroso fare quanto prima chiarezza. Il nostro impegno è rivolto anche alla protezione dei cuccioli dell’orsa, facendo di tutto affinché possano restare in libertà. Invito infine a moltiplicare l’impegno nell’osservare comportamenti corretti per prevenire ogni possibile conflitto tra gli animali e le persone». Soprattutto se si tratta di animali estremamente preziosi perché presenti solo in una precisa area dell'Appenino centrale italiano, e in nessun altro luogo al mondo.

Chi sono gli orsi bruni marsicani

Gli orsi bruni marsicani sono considerati da esperti noti a livello internazionale, come il presidente della Large Carnivore Initiative for Europe Luigi Boitani, una sottospecie distinta rispetto all'orso bruno europeo. Mentre l'orso bruno europeo non è a rischio d'estinzione, il marsicano lo è eccome. La morte di una femmina prolifica come Amarena, in grado di cresce cucciolate di 4 o 2 individui, è una perdita enorme che mette in serio pericolo la sopravvivenza di questi plantigradi di taglia ridotta e dal carattere più mite rispetto ai "cugini" europei.

Questa unicità dei marsicani potrebbe essere motivo di richiamo a livello internazionale, come ha spiegato a Kodami Eleonora Evi, deputata di Europa Verde con una lunga esperienza da europarlamentare: «Segnaleremo quando accaduto all'Unione Europea. Questa istituzione ha già criticato la decisione del Governo italiano di aprire la caccia in zone e in periodi nei quali prima questa attività era vietata. Quanto accaduto all'orsa è figlio della "mentalità caccia selvaggia" che porta una persona a imbracciare il fucile fuori dal periodo venatorio e contro una specie protetta. Una follia, ma non ci fermeremo, lavoreremo insieme alle associazioni».

Tra le maggiori associazioni che hanno fatto sapere che si costituiranno parte civile c'è anche la Lav, e ce lo ha confermato il responsabile dell'area animali selvatici Massimo Vitturi: «Sì, porteremo avanti la battaglia legale. L'orso è protetto dalla Direttiva Habitat, in più chiederemo anche oltre al reato di uccisione di animali che si tenga conto del danno comportato allo Stato in ragione della rarità della sottospecie marsicana».

In tal senso, entra i gioco anche la storica riforma del 2022 che ha inserito la tutela degli animali e della biodiversità in Costituzione: «In ragione della nuova formulazione dell'articolo 9 – sottolinea Vitturi – Faremo valere come aggravante il danno che questa uccisione comporta per tutta la popolazione di orsi marsicani». Per sollecitare una reazione istituzionale maggiormente incisiva, la sezione di Pescara della Lav insieme alla Lndc stanno promuovendo una manifestazione pacifica aperta alla società civile per sabato 9 settembre.

Non è la prima volta che un orso viene ucciso a colpi di fucile in Abruzzo. L'ultimo caso noto antecedente a quello di Amarena risale al 2014, quando un uomo di Pettorano sul Gizio, nell'Aquilano, sparò a un orso che stava predando le sue galline. «Fu un caso estenuante. Il Processo si concluse dopo 7 anni con la condanna definitiva, ma noi non abbiamo mai mollato. Tutti chiedono giustizia per Amarena oggi, ma fra un anno o due molti si saranno dimenticati, il procedimento invece andrà avanti ancora a lungo».

Persino esponenti di Fratelli d'Italia, il partito che ha promosso il decreto caccia-selvaggia, hanno chiesto pene più severe per l'uccisione dell'orsa Amarena. Ma la logica securitaria può bastare per impedire che simili tragedie si ripetano? Per l'Oipa no: «L’uccisione di Amarena e il dramma che stanno ora vivendo i suoi cuccioli è l’espressione di una propaganda malata, che crea paura e punta solo a intascare voti di chi vuole la legge del taglione per qualche danno, sempre risarcito».

Anche secondo il Wwf Abruzzo il problema è più profondo: «Qui gli orsi sono cittadini d'elezione, per la nostra comunità si tratta di un giorno molto triste, che ci costringe a una presa di coscienza perché sconfessa l'idea che avevamo di noi stessi  – ammette a Kodami la presidente Filomena Ricci  – Dopo la rabbia e la tristezza però viene il momento della riflessione. Dobbiamo capire perché abbiamo fatto tanti passi indietro e condividere le nostre riflessioni con il territorio. È attraverso la diffusione capillare della cultura che salveremo gli orsi e noi stessi».

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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