La cinofobia è la paura o ansia intensa, persistente e irrazionale, dei cani, quando essi non rappresentano un pericolo oggettivo per la persona. Non stiamo parlando, quindi, di un normale e transitorio timore di un cane che temiamo possa attaccarci (perché magari si è mostrato aggressivo nei nostri confronti), ma di una paura spropositata che si manifesta anche semplicemente guardando l’immagine di questo animale o sentendolo abbaiare. Chi è affetto da cinofobia, può anche sviluppare un’ansia anticipatoria, ovvero ansia dovuta al fatto che egli suppone che entrerà in contatto con l’animale temuto, che in alcuni casi può persino sfociare in un attacco di panico.
Per questo motivo, il soggetto può mettere in atto una serie di condotte di evitamento al fine di non entrare in contatto con un cane, ma anche per sfuggire alla possibilità di imbattersi in una sua foto, ad esempio mentre scorre la home di Facebook. Tale evitamento attivo è una strategia utilizzata dall’individuo per ridurre l’ansia. Gli individui colpiti da questo disturbo sono consapevoli del fatto che il loro timore è irragionevole o eccessivo ma, nonostante ciò, non riescono a liberarsene. La cinofobia è una fobia specifica e, in quanto tale, è inserita nel DSM-5 (la quinta edizione del Manuale diagnostico e statico dei disturbi mentali dell’American Psychiatric Association) nella più ampia categoria dei disturbi d’ansia. Si tratta di un disturbo abbastanza comune se si pensa che le fobie sono piuttosto diffuse nella popolazione e che, tra i vari tipi di fobia, quella relativa agli animali, e in particolare ai cani, è tra le più frequenti.
Cause della cinofobia
Quando si parla di cinofobia, diverse sono le spiegazioni possibili. La cinofobia potrebbe svilupparsi a seguito di un evento traumatico durante il quale era presente l’animale: l’accadimento non deve essere necessariamente connesso alla pericolosità del cane, come ad esempio essere attaccati dall’animale, ma può anche semplicemente consistere in un episodio a cui il soggetto ha attribuito un giudizio negativo e che si è svolto nel momento in cui era presente un cane. Un’altra spiegazione possibile è quella dell’apprendimento osservativo: in questo caso il soggetto sviluppa il disturbo attraverso l’osservazione delle reazioni fobiche di persone di cui osserva con una certa frequenza il comportamento, come ad esempio i genitori per un bambino. La cinofobia può manifestarsi anche a seguito di una trasmissione di informazioni, come per esempio quando un amico ci racconta che secondo lui i cani sono pericolosi, oppure guardando un film, un post su Facebook o un video su Instagram. Infine, per la teoria psicoanalitica ciò che provoca spavento non è realmente il cane, ma un elemento inconscio che, in quanto tale, risulta inaccessibile alla coscienza. In questo modo il soggetto trasferisce, attraverso il meccanismo di difesa dello spostamento, la paura da ciò che veramente si teme al cane. In questo modo, si eviterebbe l’animale per sfuggire, in realtà, ad un proprio conflitto inconscio.
Come superare la cinofobia: possibili trattamenti terapeutici
Nonostante esistano svariati trattamenti piuttosto efficaci per la cinofobia, la maggior parte degli individui che soffrono di tale disturbo non si rivolge ad uno psicologo o psicoterapeuta, ma si limita ad evitare l’animale che scatena la paura. Ciascun modello teorico ha il proprio approccio per il trattamento delle fobie in generale e della cinofobia in particolare. Una possibile soluzione è quella di utilizzare le tecniche comportamentali: nel loro insieme si parla di trattamento di esposizione perché gli individui vengono esposti all’oggetto temuto, in questo caso il cane, fino a quando non riescono a superare la loro fobia ed entrare in contatto con l’animale senza provare ansia, o almeno arrivando a riuscire a tenerla sotto controllo. Per quanto riguarda, invece, le psicoterapie a orientamento psicoanalitico, la cinofobia può essere compresa e superata attraverso la possibilità di rivivere e riconoscere i conflitti all’interno della relazione con il terapeuta, grazie all’analisi dei sentimenti inconsci che il paziente prova verso di lui, ovvero il transfert.
La cinofobia nei bambini
Spesso i bambini, così come gli adulti, sviluppano la fobia dei cani a seguito di esperienze traumatiche. I più piccoli hanno più probabilità di vivere un momento spiacevole in compagnia di un cane, questo poiché la natura impulsiva e spontanea del bambino potrebbe sfociare in un comportamento inavvertitamente violento che il cane percepisce come una provocazione. Tante volte vediamo un bambino avvicinarsi troppo velocemente ad un cane oppure trattarlo come se fosse un pupazzo, magari tirandogli la coda o accarezzandolo un po’ troppo energicamente. Di conseguenza, l’animale può diventare aggressivo, ad esempio mordendo, abbaiando o attaccando il bambino soltanto per tentare di difendersi. Il modo più efficace per evitare che i più piccoli sviluppino la fobia dei cani è educarli spiegando loro come rispettare questo animale, avendo premura di accompagnarli passo dopo passo ad instaurare una relazione da cui tanto il bambino quanto l’animale possano trarre benessere. Nella maggior parte dei casi, se si insegna ai bambini ad avere cura dei bisogni degli animali fin da piccoli, il legame con loro potrà crescere al riparo da esperienze traumatiche e fobie.