Kodami Call
rubrica
22 Dicembre 2022
9:48

Che cosa fa l’elefante con la proboscide?

La proboscide degli elefanti è simile alla nostra bocca, ma è un naso: la usano per respirare, bere, annusare, comunicare tra loro e perfino sollevare oggetti pesantissimi.

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L’interno della proboscide potrebbe assomigliare più alla tua bocca che al tuo naso, questo perché la lingua come altri organi (es. le braccia del polpo) sono organi chiamati idrostati muscolari, ovvero organi costituiti interamente da muscoli. Non avere ossa rende la proboscide incredibilmente flessibile, inoltre gli elefanti la controllano benissimo: possono sollevare con questa centinaia di kg e, allo stesso tempo, sollevare una piuma senza danneggiarla minimamente. Se è fatta unicamente da muscoli, quanti ne ha? Ne ha 40.000 rispetto all’intero corpo umano che ne ha all’incirca 700! Però, anche se la proboscide ha la struttura di una lingua in realtà è un naso.

L’olfatto dipende dal numero dei recettori olfattivi che la specie possiede e: indovinate? Gli elefanti ne hanno tantissimi, 2000 in più di qualsiasi altro animale che conosci. Ha un olfatto talmente fino da fiutare le bombe, o meglio il tritolo in esse contenute. Essendo la proboscide un organo così sensibile e mobile, viene sfruttato dagli elefanti per comunicare. I messaggi della proboscide vengono inviati tramite: pattern di movimento (ad esempio la tengono tesa in alto se c'è una minaccia alle porte), oppure con messaggi di tipo chimico (odori), con quelli di tipo tattile e infine, con quelli di tipo sonoro.  Tutti gli animali comunicano grazie ad un complicato e continuo sistema di messaggi e più la specie è sociale e più la rete delle comunicazioni è complessa: gli elefanti sono super sociali e quindi, le relazioni sono tantissime (esattamente come per noi).

Sono una ragazza che dopo qualche anno di veterinaria ha scoperto la sua passione: lo studio del comportamento degli animali, incluso l'uomo, in un'ottica comparata. Questa scienza, ancora sconosciuta, si chiama "Etologia" e mi aiuta a non smettere mai di conoscere cose sulla natura, sugli animali, su di noi e sulla nostra storia.
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