Chiunque conviva con un gatto che ha accesso a spazi esterni (ma non solo) ha sperimentato almeno una volta nella vita quella circostanza in cui il felino, di ritorno da un’esplorazione, deposita in casa “regali”. Nello specifico – solitamente è così – prede, che si tratti di topolini, uccellini o lucertole. Molte ipotesi si sono sprecate su cosa porti il gatto a tornare a casa con la preda tra le fauci e a lasciarla, magari, su un tappeto, su un cuscino o anche nel letto del pet mate, e si è a lungo parlato di “regali”. Il termine “regalo” è però utilizzato soltanto dell’essere umano in questo senso, perché per il gatto non si tratta di doni, ma di rispondere a un comportamento legato alla sua natura di predatore.
Il gatto, infatti, mantiene un’elevata propensione alla caccia nonostante la (relativamente, in rapporto al cane) lunga convivenza con gli esseri umani, e quando ve n’è occasione le dà sfogo. I gatti che vivono in appartamento tendono a inseguire mosche e altri insetti, a volte anche lucertoline o gechi che incautamente entrano in casa e finiscono tra i loro artigli. Quelli che possono uscire e rientrare liberamente, invece, riescono a prendere di mira anche uccellini e altri piccoli animali che spesso portano dentro casa.
Del perché lo facciano si è dibattuto molto, e una teoria particolarmente apprezzata dagli amanti dei gatti è che siano mossi dall’affetto verso l’umano di riferimento e che gli portano doni per dimostrarlo o, in alternativa, per “nutrirlo”, perché lo ritengono incapace di procurarsi cibo da solo in quanto cacciatore poco abile. In entrambi i casi si tratta però soltanto di teorie suggestive e “romantiche” che molto hanno a che fare con ciò che il pet mate vuole vedere nel gatto e nel suo rapporto con lui, e non in ciò che effettivamente muove il gatto.
L’unica teoria sul perché il gatto porti “regali” ai pet mate considerata attendibile e coerente con il suo retaggio di specie, è che lo faccia per la necessità di portare le prede in un luogo sicuro, dove il bottino di caccia non viene minacciato da altri predatori e da competitori e dove può essere consumato in tranquillità. Nulla c’entra insomma l’affetto, con forse un’unica eccezione: se il gatto si fida abbastanza da portare la preda in casa, significa che percepisce l’ambiente come sicuro e l’umano con cui convive meritevole di fiducia, e non lo considera né una minaccia né un potenziale competitore per il frutto della sua caccia.
Diverso è invece il discorso quando parliamo di giochi. In questo caso il gatto potrebbe portare o lanciare il giocattolo – che si tratti di un topolino di pezza o di una pallina – all’umano di riferimento perché sta giocando, appunto, e cerca un’interazione per rendere il gioco ancora più interessante. Non un regalo, dunque, ma una semplice richiesta di interazione con il pet mate.