Erano detenuti in un fienile fatiscente ed erano stati messi in vendita illegalmente online a sole tre settimane di vita. Tre bellissimi cuccioli di cane sono stati sequestrati dalle guardie zoofile Oipa di Alessandria e consegnati all’Enpa di Voghera che ha già iniziato a cercare per loro una famiglia alla quale affidarli non appena sarà possibile, quindi non prima sicuramente che abbiano compiuto due mesi.
«Noi siamo Ada (Lovelace), Samantha (Cristoforetti) e Archimede – scrive l’associazione in un post sulla sua pagina Facebook – Siamo stati salvati dal maltrattamento e oggi siamo diventati "legali": ognuno di noi finalmente ha il suo bel microchip che ci renderà tracciabili e al sicuro per tutto il resto della nostra vita». I volontari, poi aggiungono di proposito: «Siamo puffettosi e accattivanti» perché effettivamente i cagnolini lo sono eccome, ma alla frase viene legata un’indicazione fondamentale sulla quale riflettere molto attentamente nel momento in cui si vuole adottare: «ricordatevi noi cresciamo, non restiamo piccolini!».
La precisazione non è usata per caso e non deve assolutamente passare inosservata. Chi lavora sul campo ogni giorno alle prese con abbandoni, con rinunce di proprietà e pet mate confusi che non sanno come comportarsi con i loro amici cresciuti perché poco informati su quali siano le reali esigenze dell’animale e su quali siano gli elementi fondamentali per costruire un rapporto sano e soddisfacente per entrambi, sanno che per evitare di veder tornare indietro l’animale perché «è ingestibile», perché «abbaia troppo», perché appunto «è cresciuto troppo, non avevo idea che diventasse così grande», devono insistere su determinati elementi per far sì che le adozioni riescano al meglio.
Ancora troppo spesso frettolose, come evidente dall’aumento continuo dei numeri sia degli abbandoni che delle rinunce di proprietà, il nuovo modo di chiamare l’abbandono, visto che l’esperienza per l’animale è la stessa, sulle adozioni responsabili c’è ancora molto da fare. In troppi ancora pensano che possa bastare la sola buona azione di portarsi a casa un cane da un rifugio per far sì che la vita di quell’animale migliori.
Per carità, una buona azione la è senz’altro, ma di certo non è sufficiente se non accompagnata dalla consapevolezza di quello che si sta facendo che significa sapere di dover mettere in relazione un’approfondita conoscenza delle caratteristiche del cane che si accoglierà a casa, con le abitudini di vita del futuro pet mate, in modo da capire se possano coincidere. Questo è un passaggio fondamentale affinché un’adozione vada buon fine, ovvero che renda felici animale e umano.
Il percorso che gli operatori dei canili, dei rifugi e delle associazioni chiedono di intraprendere insieme a chi si appresta ad adottare, viene spesso da questi ultimi definito troppo complicato perché «insomma, alla fine stiamo solo adottando un cane». Ma purtroppo è proprio questo tipo di mentalità che spesso finisce per ritenere molto più facile abbandonarlo piuttosto che conoscere meglio il proprio fedele amico e le motivazioni che lo portano a sviluppare determinati comportamenti. Una mentalità che deve essere aiutata a cambiare per vedere finalmente canili e rifugi svuotarsi per sempre.