«C'era una volta una gatta…» canta Gino Paoli nella celebre canzone autobiografica pubblicata nel 1960. Come in una dolce favola per bambini il cantautore racconta con malinconia la storia di quando abitava, con La gatta, in una piccola soffitta vicino al mare a Genova. Di gatte e di mici nella vita e tra le note degli artisti italiani ne sono passati tantissimi, diventando a volte vere e proprie fonti di ispirazione musicale. D'altronde la relazione uomo-gatto ha origini antiche e profonde, e l'attrazione per questi irresistibili felini ancora oggi non fa altro che aumentare. Ecco quindi le canzoni sui gatti, rigorosamente in ordine sparso, che hanno portato i nostri amati felini al centro della scena musicale italiana.
Maramao perché sei morto?
Il brano trae origini da un'antica filastrocca del XVI secolo, che fu ripresa da Mario Consiglio e Mario Panzeri nel 1939. La canzone racconta la disperazione di alcune gatte che hanno perso per sempre Maramao, il gatto di cui erano tutte innamorate. Nonostante «l'insalata nell'orto», e «il pan e il vin» sempre a disposizione, Maramao non ce l'ha fatta, lasciando tutti di stucco, compresi gli autori della canzone, che si sono visti censurare il brano dal regime fascista. Il pezzo venne considerato un riferimento ironico e sfacciato alla morte del presidente della Camera dei Fasci e delle Corporazioni Costanzo Ciano, consuocero di Benito Mussolini. Gli autori ovviamente hanno sempre negato, e nonostante ciò il brano ha continuato a diffondersi, venendo interpreto nel tempo da numerosissimi artisti, tra cui Maria Jottini, il Trio Lescano, Rita Pavone e Claudio Villa.
Volevo un gatto nero
Quanti di voi scambierebbero un coccodrillo o una giraffa per un gatto nero? Sicuramente Vincenza Pastorelli, la piccola interprete che ha cantato il brano all'undicesima edizione dello Zecchino d'Oro nel 1969. Purtroppo nonostante i patti chiari iniziali alla fine il gatto arrivò bianco, ma malgrado ciò venne comunque accettato con gioia e siamo sicuri che avrà dato luogo a una lunga e felice relazione felina.
Maledetto gatto – Lucio Battisti
Nel 1978, invece, Lucio Battisti dipinge un ritratto del gatto leggermente diverso, un po' ironico e un po' matto. Misterioso e spesso difficile da decifrare, il felino diventa elegante e garbato ma anche subdolo e imbroglione, caratteristiche che forse riflettono più la descrizione del carattere della donna sfuggente che non si lascia amare dall'autore della canzone piuttosto che l'incolpevole compagno felino.
Penelope – Francesco Baccini
Inno sincero e spassionato al gatto è invece Penelope, la serenata che Francesco Baccini canta alla sua gatta col pelo persiano. La bella micia, raccolta per strada, è stata chiamata così perché, come la moglie di Ulisse, attende paziente a casa il ritorno dell'autore. La canzone è un continuo gioco di parole e metafore in cui quasi tutti gli amanti dei gatti riescono a rivedersi attraverso il comportamento affettuoso e riconoscente della gatta.
Il gatto e la volpe – Edoardo Bennato
Chi non ha cantato almeno una volta il famosissimo brano di Edoardo Bennato? In questo caso la canzone utilizza i due furbi personaggi della celebre storia di Pinocchio, il gatto e la volpe, per raccontare il difficile e intricato mondo dello spettacolo. Bennato li trasforma così in due talent-scout, pronti a tutto per truffare e sfruttare, in questo caso, un cantante alle prime armi.
Quarantaquattro gatti
Probabilmente la canzone italiana più celebre e famosa mai dedicata al mondo dei felini. Il brano, cantato da Barbara Ferigo (4 anni e mezzo), vinse la decima edizione dello Zecchino d'Oro nel 1968. La canzone racconta la storia di un gruppo di gatti senza padrone, che organizzano una riunione con l'obiettivo di avanzare richieste più che legittime a tutti i bambini del quartiere. Conclusa l'assemblea, i gatti randagi marciano compatti nel cortile, sempre ordinati «in fila per sei col resto di due» per rivendicare almeno un pasto al giorno e la possibilità di schiacciare un pisolino di tanto in tanto sulle poltrone. Per il critico Mario Luttazo Fegiz il brano rappresenta «l'unica canzone di protesta del '68 che abbia avuto un successo duraturo».
Gattomatto – Roberto Angelini
Gattomatto fu uno dei tormentoni più ascoltati e ballati nell'estate del 2003. La hit divertente, spensierata e molto pop divenne però quasi un motivo di vergogna per l'autore Roberto Angelini, che non voleva assolutamente essere etichettato come un cantante da intrattenimento usa e getta. Eppure il brano, impossibile da non canticchiare, gli valse persino una nomination agli Italian Music Awards.
I gatti – Thegiornalisti
Più di recente anche il gruppo Thegiornalisti ha voluto omaggiare con un brano la figura del gatto. In questa canzone, però, i gatti sono una presenza molto più fugace, cercano le macchine calde appena spente per potersi riscaldare quando fa freddo o chiedono un pasto caldo alle signore in vestaglia, come fanno tanti mici girovaghi.