L’ultimo allarme, in ordine cronologico, è arrivato da un parco di Tor Tre Teste, a Roma, dove qualcuno ha sparso una sostanza bianca non meglio identificata che ha fatto immediatamente pensare al veleno e scattare la chiusura temporanea per le analisi. Timori fondati, a prescindere dai risultati degli accertamenti, perché soltanto nel mese di agosto si sono registrati centinaia di casi di avvelenamento e spargimento di esche killer ai danni di animali in moltissime zone d'Italia, da Fagnano Olona (VA) a Sora (FR) passando per Thiene (VI), Gattatico (RE), San Leucio del Sannio (BN), Asti, Castel San Giorgio (SA), Tradate (VA).
Centinaia di casi negli ultimi mesi che coinvolgono tutto il Paese e mietono vittime di tutti i tipi. Un fenomeno pericolosissimo e purtroppo molto diffuso, che a oggi ancora non ha una legge ad hoc che lo punisca. Il Codice Penale italiano, infatti, punisce l'uccisione, il maltrattamento e l'abbandono di animali, ma non specificamente l'avvelenamento, ed è anche per il numero crescente di casi e l'aumentata attenzione al problema che le associazioni animaliste chiedono da tempo, a gran voce, una legge specifica.
Tra i portavoce della richiesta c'è anche LNDC Animal Protection, che da tempo chiede alla politica di approvare una legge ad hoc e di rendere tracciabile l’acquisto di veleni, così da poter risalire più facilmente ai responsabili di queste stragi. Se è vero, infatti, che a febbraio la Lega ha presentato una proposta di legge per introdurre il reato di “strage di animali”, che si configurerebbe per chi utilizza polpette e bocconi avvelenati o esche con chiodi, questa proposta e altre simili sono ancora in fase di valutazione, e nulla di concreto è stato fatto.
«Quelli citati sono soltanto i casi di cui siamo venuti a conoscenza nelle ultime due settimane, in pieno agosto – ha detto Piera Rosati, presidente di Lndc Animal Protecion – Se li sommiamo a tutti gli altri che avvengono costantemente ogni mese possiamo senza dubbio contare centinaia e centinaia di animali che purtroppo hanno perso la vita a causa di questo comportamento criminale. Le vittime di questi assassini sono di diversi tipi: si va dalla colonia felina malvista dal vicinato ai cani che accedono ai parchi pubblici, fino addirittura ai cani uccisi nei giardini privati delle loro case. Tutte vittime inconsapevoli e soprattutto incolpevoli, dato che un eventuale disturbo che potrebbero arrecare a qualcuno non è certo una loro diretta responsabilità ma al massimo delle persone che si occupano di loro e che non rispettano correttamente il bene comune».
«È importante che il buon esempio parta proprio da noi che condividiamo la nostra vita con i nostri compagni animali – aggiunge Rosati – Ricordiamoci sempre di raccogliere le deiezioni, evitiamo che i nostri cani disturbino gli altri e, nel caso delle colonie feline, lasciamo sempre tutto pulito. In questo modo sapremo di essere nel giusto e non daremo appigli a questi criminali per giustificare quello che è a tutti gli effetti un reato. Allo stesso tempo, comunque, torno a chiedere alle istituzioni di prendere una posizione chiara contro questi comportamenti, approvando una legge ad hoc che li punisca in modo esemplare e rendendo più difficile e tracciabile l’acquisto di sostanze tossiche che attualmente invece sono troppo facili da reperire da parte di chiunque».