In netto vantaggio sugli avversari nella corsa, ha continuato a frustare il cavallo per incitarlo ad andare più veloce sino a quando l’animale non lo ha disarcionato, facendogli perdere la gara. È successo all’ippodromo di Lone Star, in Texas, e i protagonisti della storia sono il fantino Simon Camacho-Benitez e il cavallo Moro Flyboy, un castrone di 4 anni.
La gara risale allo scorso venerdì, e le immagini della “ribellione” di Moro Flyboy sono state condivise da moltissime persone che hanno evidenziato come il fantino si stesse accanendo sull’animale con il frustino incitandolo ad andare sempre più veloce senza tenere minimamente conto – come spesso accade – del suo benessere. A pochi metri dal traguardo Moro Flyboy, evidentemente esasperato e dolorante, ha disarcionato Camacho-Benitez facendolo cadere a bordo pista e poi ha proseguito la corsa, tagliando il traguardo e poi uscendo dal circuito.
Il primo posto è andato quindi al secondo fantino, che in precedenza era nettamente staccato da Moro Flyboy, mentre Camacho-Benitez si è fatto visitare ed è stato sottoposto a un esame approfondito per verificare l’eventuale presenza di una commozione cerebrale. Le sue condizioni, però, sarebbero buone.
Ampiamente criticato invece il modo in cui ha trattato il cavallo durante la competizione: «Gli steward dovrebbero sospendere questo atleta per un po’ di giorni – è stato uno dei commenti arrivati su Twitter a un video che riprende i momenti precedenti a quello in cui il fantino è stato disarcionato – Ha colpito il cavallo con la mano destra e ha quasi colpito la ringhiera, e poi ha deciso di farlo di nuovo mentre era avanti di 10 lunghezze. Dovrebbe scattare la sospensione automatica».
Non è la prima volta che si dibatte del modo in cui i cavalli vengono trattati (e sfruttati) a livello agonistico. Spesso gli animali, spinti al limite per ottenere le migliori prestazioni in termini di velocità, si infortunano o stramazzano al suolo per il caldo e la fatica, o ancora subiscono le conseguenze della frustrazione e dell’agonismo di fantini e allenatori.
Ormai famosissimo il caso di Kim Raisner, allenatrice della pentatleta tedesca Annika Schleu, che all’Olimpiadi di Tokyo ha preso a pugni il cavallo Saint Boy, riluttante a farsi montare e molto nervoso. Un gesto che le è costato la squalifica e ha nuovamente puntato i fari sul modo in cui i cavalli vengono trattati e sulla necessità di adottare regolamenti più etici sia per le preparazioni sia per le gare vere e proprie, cui gli animali vengono costretti a partecipare in condizioni ai limiti del maltrattamento.