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11 Febbraio 2021
11:06

Cavalletta dei prati (Calliptamus italicus)

Sebbene le cavallette dei prati siano in grado di causare diversi danni, in particolare nel settore dell’agricoltura, non pungono, non possiedono strutture urticanti e non trasmettono malattie. Di fatto, sono innocue per l’essere umano. Vengono talvolta confuse con le locuste, ma fanno parte di due diverse sottofamiglie.

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La cavalletta dei prati (Calliptamus italicus) è una specie di insetto della famiglia Acrididae. Un insetto ortottero, caratterizzato quindi da un esoscheletro di dimensioni consistenti. Come in tutti gli insetti, il corpo della cavalletta è suddiviso in tre regioni: capo, torace e addome.
Sul capo sono presenti le antenne e due grandi occhi neri sporgenti.
Le antenne sono utili per orientarsi e per avvertire la presenza di predatori e sono inoltresensibili al caloreed all’umidità, venendo quindi usate per annusare e per gustare. L'insetto mostra un leggero dimorfismo sessuale, che porta le femmine a raggiungere una dimensione tra 19 e 30 millimetri, contro i 20 millimetri, al massimo, dei maschi. La cavalletta dei prati è riconoscibile per le ali posteriori rosate, visibili solo durante i brevi voli, da cui deriva il nome volgare “Locusta dalle ali rosa”. Il caratteristico suono emesso dalla cavalletta dei prati viene prodotto dal maschio quando strofina le mandibole nel tentativo di attirare le femmine. Il periodo delle nascite va da fine maggio a fine luglio; gli accoppiamenti iniziano ai primi di luglio e durano fino a ottobre, con una leggera variabilità legata al clima e all’altitudine della zona. A partire dai primi giorni di agosto le femmine depongono le uova in gruppi di 25-50 unità, all’interno di involucri chiamati ooteche, e le nascondono nel terreno a circa 2 o 3 centimetri di profondità. Ogni femmina nel corso della vita effettua dalle 3 alle 6 deposizioni. La deposizione delle uova avviene di solito in aree ristrette dette “grillare”.  Una volta nati, gli insetti impiegano circa 40 giorni a diventare adulti. I neanidi, ossia gli individui che si trovano in uno stato postembrionale, ma ancora incompleto, della metamorfosi, sono biancastri e poco mobili quando emergono dal terreno. Restano, quindi, concentrati in superfici estremamente limitate, vivendo diverse mute e cambiando colore fino al raggiungere il marrone, caratteristico della fase adulta. La generazione della cavalletta dei prati dura un anno, gli adulti infatti per lo più muoiono nel tardo autunno. Sebbene nelle comunità di cavallette dei prati sia difficile imbattersi in combattimenti fisici fatali, uno studio del 2012 sulla cavalletta australiana Kosciuscola tristis, della stessa famiglia delle cavallette dei prati presenti in Italia, ha dimostrato come talvolta lo scontro tra maschi possa comprendere escalation di violenza fino a raggiungere comportamenti di montaggio, morsi e calci.

Segni particolari

La cavalletta dei prati viene talvolta confusa con la locusta, pur facendo parte di una sottofamiglia diversa (Sottofamiglia Oedipodinae – Genere Locusta, per Locusta migratoria; Sottofamiglia Calliptaminae – Genere Calliptamus per l'altra).  Appartengono però entrambe alla stessa famiglia: Acrididae. Ciò che accomuna le specie Acridudae è la suddivisione del corpo in un preciso numero di metameri, ossia le suddivisioni seriali delle parti del corpo (il capo è composto da 6 metameri, il torace da 3 metameri e l'addome da 11 metameri).  Cavallette dei prati e locuste sono inoltre caratterizzate entrambe da antenne brevi e formate da un ridotto numero di articoli,  e dall'assenza di apparato stridulatore sulle elitre (le ali anteriori indurite caratteristiche dei coleotteri). Per riconoscere la locusta migratoria basti sapere che la dimensione è superiore a quella della cavalletta. La femmina di locusta infatti, può raggiungere addirittura i 5 centimetri di lunghezza.

Habitat e dove vive la cavalletta dei prati in Italia

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La cavalletta dei prati è diffusa in quasi tutta la penisola italiana e nelle isole maggiori, fino ai 1000 metri di altitudine. La diffusione della cavalletta dei prati comprende la zona mediterranea dell'Europa meridionale, centrale e orientale e parte dell'Asia occidentale (Turchia, Medio Oriente, Georgia, Armenia, Azerbaigian, Iran e Iraq) e dell'Africa settentrionale. La cavalletta dei prati presenta una maggiore diffusione soprattutto nei terreni agricoli incolti e assolati. Uno progetto di monitoraggio della specie svolto dalle università di Padova e Vicenza ha dimostrato come, sui terreni maggiormente curati dei Colli Berici, in provincia di Vicenza, si riduca il numero di cavallette dei prati.

Alimentazione della cavalletta dei prati

Le forme giovanili dell'insetto preferiscono alimentarsi con leguminose foraggere, soprattutto erba medica. Tuttavia, essendo insetti caratterizzati da una dieta non specializzata (polifagici), sono in grado di attaccare svariate specie botaniche, sia spontanee che coltivate, e talvolta gli orti domestici. I danni alle coltivazioni sono arrecati sia dalle neanidi, voraci defogliatrici, che dagli adulti. I danni maggiori si hanno sulle piante erbacee, sebbene, specialmente quando in fase gregaria, possono causare danni anche sulle piante arboree coltivate e forestali. Le università di Vicenza e di Padova hanno inoltre analizzato la validità di soluzioni alternative all'utilizzo di insetticidi per diminuire i danni all'agricoltura causati dalla cavalletta dei campi. L'esperimento prende in esame l'inserimento sul territorio di volatili come la faraona (Numida meleagris). Sebbene il metodo risulti funzionale, necessita di ulteriori studi che permettano di approfondire le modalità di utilizzo. La strategia dell'allevamento di faraone può rappresentare un valido mezzo di lotta biologica laddove possibile. L'impiego di insetticidi è invece del tutto inutile sulle cavallette adulte. Inoltre, poiché in questo periodo le cavallette stazionano prevalentemente sulle piante in fiore, un eventuale trattamento avrebbe effetti devastanti sulle api e su tutti gli impollinatori selvatici.

Interazioni con l'uomo 

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Tra tutti gli ortotteri italiani è una delle specie che più spesso ha causato problemi in agricoltura, nel corso di pullulazioni di portata storica. In tempi recenti, grossi problemi si sono registrati in parecchie province dell'Emilia Romagna e del Piemonte e, soprattutto a partire dal 2012, nelle province di Verona, Padova e Vicenza. Sebbene si tratti di animali in grado di causare diversi danni, in particolare nel settore dell’agricoltura, non pungono, non possiedono strutture urticanti e non trasmettono malattie. Di fatto, sono innocue per l’essere umano.

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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