Animalisti, cittadini e naturalisti allarmati per la cattura di sette cavalli selvaggi dell'Aveto in Liguria, che si trovano ora rinchiusi in un recinto a Borzonasca.
«Sono stati prelevati questa mattina dai loro pascoli a mille metri in una zona di beni frazionali di proprietà del comune di Borzonasca ed adibita ad usi civici esclusivi dei residenti delle frazioni più alte», racconta a Kodami la naturalista Evelina Isola fondatrice dell'associazione Rewild Liguria odv, che da anni si occupa della popolazione di cavalli selvaggi dell'Aveto.
«Questi cavalli sono stati evidentemente rinchiusi in un recinto provvisorio presso la malga di Perlezzi e successivamente trasportati in un recinto all'interno di un terreno di proprietà del comune di Borzonasca in attesa di essere trasportati in provincia di Imperia presso un allevatore», ricostruisce Evelina Isola che ha ricevuto la conferma dell'accordo di trasferimento dallo stesso allevatore sui canali social dell'associazione.
Ma perché i cavalli sono stati spostati? Il Sindaco avrebbe giustificato la decisione con un problema di incolumità pubblica. Per i Carabinieri forestali la cattura sarebbe stata invece supervisionata dall'Asl per controlli sanitari e un rilascio in zona sicura per la loro incolumità e quella dei cittadini.
«Non è questo il caso – ribatte la "custode" dei cavalli dell'Aveto – Anni fa alcuni cavalli che da anni stazionavano nella frazione di Temossi e Bertigaro (a bassa quota, ndr) e che spesso si trovavano in strada sono stati spostati e noi non abbiamo obiettato, anzi, avevamo anche offerto la nostra collaborazione per trovargli una sistemazione idonea. Invece i sette cavalli catturati oggi sono stati prelevati in altura dove non danno fastidio a nessuno e questi esemplari non sono assolutamente un pericolo per l'incolumità pubblica».
I cavalli inselvatichiti possono essere prelevati?
«Per la legge italiana, e in Europa, i cavalli sono filo-domestici – spiega ancora Isola – Siamo perciò all'interno di un buco normativo ed è per questo motivo che noi da anni chiediamo il riconoscimento di questa popolazione come popolazione rewild, inselvatichita, non è possibile appunto né considerarli domestici, né considerarli animali selvatici».
A questo proposito nel luglio del 2020 era già stato firmata all'unanimità dal consiglio regionale della Liguria un ordine del giorno per la tutela e in questi giorni probabilmente verrà ripreso dalla stessa consigliera, Lilli Lauro, che lo aveva portato all'attenzione del consiglio due anni fa.
«I cavalli selvaggi possono essere prelevati quando c'è in ballo l'incolumità pubblica e sul territorio comunale il sindaco ha potere di agire ma al momento sul sito del comune di Borzonasca è assente un'ordinanza, non è stata resa pubblica o non esiste. Non c'è dunque, al momento, nessun tipo di presupposto per agire e giustificare questa cattura nel nome dell'incolumità pubblica».
«Per quanto riguarda l'illegittimità della cattura facendo riferimento ad un parere legale che la nostra associazione "Rewild Liguria" ha chiesto ad un esperto in diritto amministrativo due anni fa, emerge che la legge 157 del 1992 ossia la legge fauna omeoterma definisca tutti gli animali che vivono nello stato di libertà assoluta in natura assimilabili ad animali selvatici, per questo motivo sono patrimonio indisponibile dello Stato e la gestione viene affidata alle regioni. In questo caso, ci pare che il sindaco non abbia potere di gestione su questi animali». Da anni l'associazione si batte per ottenere una definizione giuridica di questa popolazione e porre fine definitivamente a qualsiasi tipo di gestione non coordinata dagli enti preposti e illegittima.
Dove sono e che fine faranno i cavalli catturati
«I cavalli attualmente sono detenuti in un recinto in un territorio del comune di Borzonasca, il terreno è di proprietà del comune di Borzonasca e il registro di stalla è stato richiesto alla Asl, si tratta di un registro di stalla provvisorio a nome del sindaco per quanto ci è stato possibile apprendere – riporta Evelina Isola – Hanno acqua ma non hanno cibo a disposizione come emerge dalle fotografie che abbiamo fatto durante il sopralluogo, quello che noi vogliamo fare è ottenere la liberazione di questi cavalli che sono stati prelevati dai loro branchi in alto, in quota, tra i 1000 e i 1200 metri. Quindi vogliamo che siano rilasciati ma in modo coordinato, il recinto è che vengano rilasciati a bassa quota il che li porterebbe a disperdersi con la probabilità di finire in paese e potenzialmente anche in strada».
Evelina Isola e i suoi colleghi hanno identificato tutti gli esemplari presenti nell'Aveto e possono dimostrare, grazie al fototrappolaggio che i cavalli catturati, lo scorso weekend erano tra i 1000 e 1200 metri. «Noi abbiamo la foto identificazione di tutti gli esemplari, facciamo da otto anni i monitoraggi, si è svolta giusto poco più di un mese fa l'ultima tesi di laurea con l'università di Parma, i cavalli saranno oggetto di studio di un master dell'università di Parma la prossima primavera e la risposta delle istituzioni locali è catturarli e deportarli. Questo oltre che crudele è privo di senso – reagisce la divulgatrice scientifica – Aggiungo che i cavalli sono tutti censiti, sappiamo a che branco appartengono e quale ruolo hanno al loro interno, per noi non è difficile dimostrare che i cavalli catturati non hanno niente a che fare con quelli che erano presenti sullle strade e nelle frazioni di Temossi e Bertigaro».
La "custode" dei cavalli e altri naturalisti e animalisti hanno presidiato i cavalli per tutta la notte e si stanno organizzando per affrontare le prossime ore in modo che agli animali non accada nulla di male.
Kodami aveva partecipato ad una escursione organizzata dalla comunità di naturalisti ed esperti in turismo ecosostenibile "I Cavalli Selvaggi dell'Aveto – Wild Horsewatching". Accompagnati dalla divulgatrice scientifica Evelina Isola eravamo andati alla scoperta della popolazione di cavalli selvatici ligure conosciuta in Italia e nel mondo che ora è in pericolo.