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2 Febbraio 2022
17:15

Castelli Romani, scoperto allevamento abusivo di cuccioli di razza: arrestati i gestori e un funzionario Asl

Nel giardino di una villetta ai Castelli Romani, la Guardia di Finanza ha scoperto circa 300 cuccioli senza microchip né pedigree, provenienti dall'est Europa e pubblicizzati su Instagram.

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traffico di cuccioli

Un allevamento abusivo di cuccioli di razza provenienti dall’Est Europa e un funzionario della Asl compiacente che chiudeva un occhio sulla lunga lista di irregolarità in cambio di cuccioli stessi. La storia arriva dai Castelli Romani, in provincia di Roma, un traffico illecito smantellato dai finanzieri del comando provinciale della Capitale, che hanno arrestato tre persone.

L’allevamento è stato scoperto durante un’attività di controllo del territorio: un pattugliamento come tanti, ma avvicinandosi al giardino di un’abitazione i finanzieri della compagnia di Velletri hanno notato la presenza di numerosi cani di razza e hanno deciso di controllare meglio. Indagando più a fondo hanno scoperto che nel giardino era stato allestito un allevamento abusivo, completamente sprovvisto delle necessarie autorizzazioni amministrative e sanitarie.

Indagando più a fondo hanno avuto la certezza che le due persone che lo gestivano pubblicizzavano il loro business su Instagram, gestendo di fatto oltre 300 tra Bouledogue francese e inglese, Chihuahua e Alani, tutti privi di pedigree e microchip, originari dell’Est Europa e venduti tra i 1.500 e i 2.000 euro l’uno. L’allevamento era già stato individuato anche da un funzionario dell’Asl incaricato della vigilanza, che aveva però omesso di segnalare o denunciare in cambio di alcuni cani ricevuti in regalo.

I finanzieri a quel punto hanno segnalato la situazione alla procura di Velletri, e il giudice per le indagini preliminari ha emesso un’ordinanza di misura cautelare ai domiciliari sia per i due gestori dell’allevamento abusivo sia per il funzionario della Asl. Le accuse sono di corruzione e falso. L’allevamento è stato sequestrato, e proseguono le indagini per ricostruire il giro d’affari dell’allevamento, completamente sconosciuto al Fisco, per accertare l’esatto ammontare dell’evasione fiscale.

Traffico di cuccioli dall'est Europa e allevamenti abusivi: un business milionario (e sanguinario)

Quello scoperto dai finanzieri di Roma è l’ennesimo allevamento abusivo che lucra sul commercio di cani di razza provenienti dall’est Europa, un giro d'affari milionario che ogni anno movimenta in tutta l’Ue quasi 50mila cani. I business senza scrupoli portato avanti sulla vita degli animali e incentrato interamente sui profitti: la cagne sono esclusivamente fattrici che devono fare quante più cucciolate possibili, i cuccioli oggetti la cui vendita comporta un elevato guadagno, e poco importano le condizioni in cui questa transazione viene portata a termine.

Spesso i trafficanti utilizzano corridoi logistici per far entrare i cuccioli in Italia e recapitarli agli allevamenti abusivi che li rivendono a prezzo maggiorato, un viaggio che i cani affrontano in condizioni igienico sanitarie inesistenti, al freddo, affamati e ammassati l’uno sull’altro. Ancora troppo piccoli per essere separati dalla madre e per restare con altri simili, privi di vaccinazioni e costretti a restare in gabbie piccolissime e sporche, sviluppano infezioni e malattie che purtroppo esplodono quando i cuccioli arrivano nelle loro nuove case, spesso con esiti fatali. In tutti i casi sono cuccioli di razza accuratamente selezionati sulla base della richiesta di mercato: Bouledogue francese, Barboncini, Maltesi, Spitz, Chihuahua, tanto per citarne alcuni.

A oggi il traffico illegale di cuccioli, pur rappresentando un giro d’affari illecito da milioni di euro, non è punito in maniera incisiva. Le pene previste per gli importatori sono stabilite dalla la legge 201 del 4 novembre 2010 che punisce con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro «chiunque al fine di procurare a sé o ad altri un profitto, reiteratamente o tramite attività organizzate, introduce nel territorio nazionale animali da compagnia privi di sistemi per l'identificazione individuale e delle necessarie certificazioni sanitarie e non muniti, ove richiesto, di passaporto individuale». Più spesso, però, i trasportatori vengono puniti secondo il più generico articolo 544 ter del codice penale, relativo al maltrattamento degli animali, a causa delle sofferenze inflitte agli animali durante il trasporto. In questo caso la pena aumenta se dalla condotta deriva la morte dell’animale.

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Andrea Barsanti
Giornalista
Sono nata in Liguria nel 1984, da qualche anno vivo a Roma. Giornalista dal 2012, grazie a Kodami l'amore per gli animali è diventato un lavoro attraverso cui provo a fare la differenza. A ricordarmelo anche Supplì, il gatto con cui condivido la vita. Nel tempo libero tanti libri, qualche viaggio e una continua scoperta di ciò che mi circonda.
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