Ha impugnato un martello e ha iniziato a dare colpi a uno scoglio nelle acque davanti a Castellammare di Stabia per estrarne i datteri di mare, molluschi che per legge è vietato sia pescare che servire proprio perché la loro estrazione dalle pareti rocciose comporta la distruzione delle scogliere e la conseguente alterazione delle comunità marine.
Il protagonista del video è un bagnante in costume rosso, ripreso da alcune persone che si trovavano a riva e che hanno assistito incredule alla scena. Il video è stato poi diffuso sui social dal Consigliere regionale campano di EuropaVerde Francesco Emilio Borrelli e nel filmato si vede chiaramente l’uomo prendere a martellate lo scoglio e fermarsi ogni tanto per estrarne i datteri di mare che si mette poi in tasca. Nessuno scrupolo a farlo davanti a tutti, nonostante che la legge vieti espressamente il prelievo di questi molluschi.
La segnalazione ha portato all’apertura di un’inchiesta da parte della Capitaneria di Porto, come ha confermato lo stesso Borrelli: «Grazie alla nostra segnalazione le forze dell’ordine sono intervenute velocemente e sono ora sulle tracce dell’uomo – ha detto il Consigliere – Questo dimostra che denunciare serve sempre. La pesca di datteri di mare è una pratica incivile e illegale da anni. Non è, come qualcuno pensa, una cosa da niente, anzi. È vietata severamente proprio perché danneggia la costa e i fondali. Assurdo che ci sia ancora gente che la mette in pratica. Grazie alla Capitaneria di porto per il rapido intervento, ci auguriamo che questo soggetto sia presto individuato e punito a dovere».
Perché è vietato estrarre i datteri di mare
Il prelievo dei datteri di mare (Lithophaga lithophaga) dalle scogliere non è esclusivo appannaggio dei “bagnanti della domenica”: dietro l’estrazione e il commercio di questi molluschi ci sono vere e proprie organizzazioni criminali, che consapevoli del valore di questi animali li cacciano indiscriminatamente senza alcuna remora a danneggiare, in modo anche molto grave, gli ecosistemi marini.
I datteri di mare infatti scavano nelle rocce marine, con una crescita molto lenta che può durare anche 35 anni, letteralmente inglobandosi nel materiale roccioso: raggiungerli per prelevarli comporta necessariamente utilizzare metodi molto invasivi come martelli – anche pneumatici – ed esplosivi, che distruggono la roccia, e con essa l’intero ecosistema. È per questo che il divieto di estrazione è stato inserito nel regolamento CE 1626/94 del 27 giugno 1994, esteso poi con il DM 16 ottobre 1998, che prevede anche il divieto assoluto di pesca di questo mollusco nelle coste italiane con qualsiasi tipo di strumento. L’articolo 8 del Regolamento (CE) 1967/2006 ne vieta inoltre il consumo, la detenzione, il commercio e la pesca in tutti i paesi dell'Unione Europea.
Nonostante questo, l’estrazione dei datteri di mare continua a venire praticata e con metodi sempre più invasivi. Nel marzo del 2021 la procura di Napoli e la Guardia di Finanza avevano dato esecuzione a 19 misure cautelari con l’accusa di associazione a delinquere per reati ambientali proprio per gli ingenti danni provocati ai Faraglioni di Capri. Due distinte organizzazioni criminali che con il loro operato hanno danneggiato il 48% delle pareti sottomarine dei faraglioni, estraendo in pochi mesi ben 8 quintali di datteri rivenduti poi sul mercato nero a prezzi che vanno dai 40 ai 200 euro al chilo.