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Caro Kodami
rubrica
1 Agosto 2024
16:26

Caro Kodami, ti scrivo. Adriana: «Il dolore inflitto ai cavalli alle Olimpiadi non è sport»

La lettera di oggi è di Adriana, amante degli animali e grande appassionata di sport, che ha voluto dire la sua sul caso della fantina francese esclusa dalle Olimpiadi per aver frustato il suo cavallo.

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Caro Kodami,

il caso della fantina francese che è stata immortalata mentre prendeva a frustate il suo cavallo e che per questo non ha partecipato alle Olimpiadi non è l'unico. E non ci vuole un'inchiesta per affermarlo, è qualcosa di noto e risaputo in certi "ambienti" dello sport. Succede ai cavalli, ma succede anche agli esseri umani di essere umiliati, ogni volta che l'uomo scambia la competizione per qualcosa di non sano e positivo, come dovrebbe essere insegnata e trasmessa ai nostri figli, e in qualsiasi ambito dello sport. Non vi scrivo solo da amante degli animali, ma da grande appassionata dello sport. Di tutti gli sport. Sono nata e cresciuta con i valori del gioco di squadra: sin da bambina i miei genitori mi hanno spinto a scegliere l'attività che più mi piaceva, permettendomi di provare prima la scherma, l'equitazione e poi ho scelto la pallavolo. Insomma, ho trovato nello sport i grandi valori che ho poi cercato a mia volta di trasferire ai miei figli che ora sono ancora piccoli e anche loro di fronte alla possibilità di scegliere ciò che più è vicino ai loro interessi.

Qualche sera fa eravamo davanti alla tv ed è capitato un servizio che parlava di quella donna e, purtroppo, mostrava le immagini incriminate. Ne è nato un dibattito familiare sul rispetto che bisogna avere nei confronti di tutti gli animali e, poi, proprio su quello che i miei bimbi hanno sempre sentito da me, ovvero l'importanza valoriale dello sport. Mi sono sentita a disagio, non perché non immaginassi o sapessi che abusi avvengono anche nel mondo sportivo ma di fronte alla sofferenza di un animale è più difficile dover ammettere a cospetto dei propri figli quanto la nostra specie sia… vigliacca e ipocrita.

Voi di Kodami avete sempre avuto la capacità di trasferire messaggi chiari, divulgativi e improntati sulla creazione di una cultura che si basi sul rispetto, per questo vi sto scrivendo perché i miei ragazzi e i tanti che vi leggono sappiano che non tutti gli ambienti sportivi sono così e che ci sono persone come me, oltre che come Charlotte Dujardin, che hanno trovato nell'attività agonistica lo sprint giusto per provare soddisfazione attraverso la competizione anche solo nel partecipare. Senza mai ferire nessuno. 

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Risponde la direttrice Diana Letizia

Cara Adriana, prendo al volo l'ultima parte del tuo messaggio, in cui ci fai complimenti di cui ti ringraziamo tanto, per continuare a fare quello che è sempre stato nel nostro DNA: informare correttamente. Così la prima cosa che purtroppo bisogna ancora una volta mettere in luce – sebbene sembri assurdo nel 2024 doverlo ancora ribadire – è che il cavallo è un essere senziente. Ogni soggetto ha una sua individualità e mi viene subito da dire una sua dignità. Ma, come abbiamo scritto spesso, viene ancora considerato solo come un mezzo di trasporto. E possiamo aggiungere che, come accade anche a molti cani che vengono sfruttati per competizioni sportive che aggradano solo l'ego dei loro riferimenti umani, dovrebbe essere già introitato nella società civile che quello a cui assistiamo nelle competizioni sportive con animali altro non è che divertimento per umani.

Ci sono però dei doverosi distinguo da fare, perché ad esempio esiste l'equitazione etica che punta proprio alla costruzione della relazione con l'animale e che mette in primo piano il benessere psicofisico del cavallo o discipline come il Rally O o l'agility per i cani che vengono portate avanti non per vincere e competere ma per fare qualcosa insieme di divertente con il proprio compagno a quattro zampe.

Quella tra uomo e cavallo è un rapporto ancestrale e a maggior ragione dovrebbe essere valorizzato e tutelato, in primis da chi dice di "amarli" e poi si arriva a situazioni come quelle della tre volte campionessa di dressage. Ma poi, come scrivi tu, non bisogna nemmeno arrivare a vedere quelle immagini per indignarsi e non mi riferisco nemmeno strettamente al mondo dello sport ma a ciò che accade ancora in tante metropoli italiane dove le "botticelle" sono all'ordine del giorno e si hanno ogni anno ridicole ordinanze comunali durante l'estate che si limitano a disquisire su quale sia la temperatura limite per fermare i conducenti.

Ti ringrazio Adriana della tua testimonianza e di aver condiviso con noi, in ogni caso, i tuoi pensieri perché sono lo specchio della società in cui a noi piacerebbe vivere: un mondo in cui i genitori insegnano ai figli i valori più importanti. Ciò che sarebbe auspicabile, in più, è che tutto il sistema poi contribuisca a far crescere esseri umani "sani", ovvero rispettosi del Pianeta e di tutti i suoi abitanti, attraverso gli insegnanti e dunque nelle aule scolastiche. Chissà che davvero un giorno, allora, si discuterà di quel tempo in cui gli animali erano oggetti nelle mani degli esseri umani, un po' come oggi rabbrividiamo all'idea dei gladiatori nel Colosseo che combattevano contro le "fiere".

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Diana Letizia
Direttrice editoriale
Giornalista professionista e scrittrice. Laureata in Giurisprudenza, specializzata in Etologia canina al dipartimento di Biologia dell’Università Federico II di Napoli e riabilitatrice e istruttrice cinofila con approccio Cognitivo-Zooantropologico (master conseguito al dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Parma). Sono nata a Napoli nel 1974 e ho incontrato Frisk nel 2015. Grazie a lui, un meticcio siciliano, cresciuto a Genova e napoletano d’adozione ho iniziato a guardare il mondo anche attraverso l’osservazione delle altre specie. Kodami è il luogo in cui ho trovato il mio ecosistema: giornalismo e etologia nel segno di un’informazione ad alta qualità di contenuti.
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