Chi convive con cani e gatti potrebbe inconsapevolmente nutrire i propri animali domestici con carne di squali in via di estinzione. È quanto emerge da un nuovo studio condotto a Singapore grazie alla tecnica del DNA barcoding, una metodologia genetica in grado di identificare segmenti di DNA specifici di una determinata specie, proprio come se fosse un codice a barre univoco. Grazie a questa tecnologia, i ricercatori dello Yale-NUS College di Singapore hanno analizzato diversi prodotti alimentari per animali domestici acquistati a Singapore, e hanno trovando tracce di diverse specie, tra cui squali seta e pinna bianca del reef, considerate a rischio estinzione.
Leggendo gli ingredienti del cibo per cani e gatti in alcuni casi è molto facile imbattersi in diciture generiche come «pesce» o «prodotti a base pesce», soprattutto in Paesi in cui gli standard sull'origine e la tracciabilità degli ingredienti non hanno standard molto stringendi. A Singapore gli scienziati hanno perciò analizzato il DNA di 45 diversi prodotti alimentari per animali domestici di ben 16 marchi per capire quali specie ittiche potessero essere effettivamente presenti.
Uno studio simile era già stato effettuato negli Stati Uniti nel 2019, e anche lì sono state trovate tracce di quali in via d'estinzione sia nei prodotti alimentari per animali domestici che nei cosmetici. Dei 144 campioni analizzati invece dai ricercatori di Singapore, ben il 31% conteneva DNA di squalo. La specie più presente era la verdesca (Prionace glauca), conosciuta anche come squalo azzurro e comunemente pescata a scopo alimentare anche qui in Italia.
Le altre specie trovate grazie al DNA erano però lo squalo seta (Carcharhinus falciformis) e lo squalo pinna bianca del reef (Triaenodon obesus), due squali inseriti nella categoria Vulnerabile della Lista Rossa delle specie in via di estinzione redatta dalla IUCN. Lo squalo seta, tra l'altro, è anche presente nell'appendice II della CITES, la convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione, il che significa che il suo commercio deve essere severamente controllato per evitarne il consumo eccessivo.
Quasi tutte le specie di squali del mondo sono infatti in rapido declino, minacciate soprattutto dalla pesca eccessiva e dalle catture accidentali nelle reti. Solamente negli ultimi 50 anni è stato calcolato un calo delle popolazioni mondiali di oltre il 70% e circa tre quarti delle specie rischiano seriamente l'estinzione. Secondo un recente dossier dell'IFAW, l'International Fund for Animal Welfare, l'Europa è tra i principali responsabili della scomparsa degli squali, proprio a causa del commercio di pinne e carne.
Proprio per questo Stop Finning Eu ha recentemente raccolto 1 milione di firme necessarie per chiedere all'Europa di fermare il commercio di pinne di squalo. Come molti altri carnivori gli squali sono fondamentali per mantenere funzionali e sani gli ecosistemi marini. In quanto predatori all'apice della catena alimentare mantengono infatti sotto controllo il numero delle prede, che così non proliferano eccessivamente danneggiando la vegetazione marina o le barriere coralline.
I ricercatori sottolineano quindi la necessità di avere una regolamentazione più severa e soprattutto chiara per tutti i prodotti ittici, incluso il cibo per gli animali domestici. Questo aiuterebbe non solo a mitigare la pesca insostenibile, ma consentirebbe anche a chi convive con cani e gatti di evitare di acquistare prodotti che mettono a rischio la sopravvivenza di alcune specie. Gli stessi autori sono infatti sicuri che la maggior parte dei pet mate sarebbe molto allarmata se scoprisse che inconsapevolmente sta alimentando il sovrasfruttamento degli squali.