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13 Novembre 2023
10:53

Carne coltivata per il pet food: meno animali uccisi e impatto sull’ambiente. Ma c’è chi dice no

La startup ceca Bene Meat Technologies ha ottenuto dall’Unione Europea la registrazione come prima impresa a livello globale per la produzione di carne coltivata da utilizzare come cibo per cani e gatti. Il tema, però, qui in Italia trova pareri contrastanti non tanto tra pet mate quanto nel Governo.

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Non è ancora in commercio e prima di vederla diventare una reale alternativa ai prodotti di origine animale ci vorranno ancora tempi lunghi e investimenti ingenti, ma nonostante questo il tema della carne coltivata provoca discussioni molto accese e i pareri sono ancora molto discordanti. Se finora, però, si era parlato di "carne sintetica" per uso umano, c’è qualcuno che ha pensato di ampliare il target di possibili consumatori: si tratta di una startup ceca, la Bene Meat Technologies, che ha appena ottenuto dall’Unione Europea la registrazione come prima impresa a livello globale per la produzione di carne coltivata da utilizzare come cibo per animali domestici.

L’azienda, infatti, avviata nel 2020 e di proprietà del gruppo ceco di dispositivi medici Btl, concentrandosi su questo specifico settore, è riuscita a realizzare un prodotto che potrebbe essere presto utilizzato dai produttori di cibo per cani e gatti e la certificazione dello European Feed Materials Register ha incentivato l’impresa ad aumentare la sua produzione.

Bisogna dire che, nonostante tutte le varie discussioni, i vantaggi della carne coltivata esistono davvero: intanto non contiene antibiotici, l’impatto ambientale è più basso, non c’è consumo di acqua e suolo per allevare gli animali, il numero di animali uccisi si vedrebbe, finalmente, crollare. Al netto dei pregi, però, è altrettanto vero che esistono molti dubbi ancora da risolvere tra cui uno dei principali è l’alto costo energetico del procedimento. Tuttavia, l’utilizzo della carne coltivata per il consumo animale, seppure sia un settore ancora poco esplorato, potenzialmente ha delle caratteristiche promettenti.

Il mercato della carne per gli animali domestici, infatti, è in notevole crescita anche perché il numero di cani e gatti che entrano nelle famiglie aumentano di anno in anno: solo in Italia sono circa 19 milioni. La produzione del cibo specifico, però, non è senza conseguenze sull’impatto ambientale. Secondo Harvard Dataverse, infatti, piattaforma di archiviazione e condivisione dei dati di ricerca gestita dall'Istituto di Ricerca sulla Qualità dell'Università di Harvard, la produzione di pet food sarebbe responsabile di un quarto di tutte le emissioni associate all’allevamento e inoltre, il 40% dei proprietari di animali domestici considera eticamente critica la necessità di fornire loro tutti i giorni carne, sentendosi responsabile della macellazione di troppi animali. E ancora, almeno la metà degli intervistati vorrebbe soluzioni sostenibili e accetterebbe la carne coltivata come ingrediente.

Il mercato sembra dunque pronto. A patto che, come ha già detto il Governo Meloni, non si intenda bloccarne l’introduzione e la commercializzazione in Italia, cosa che è stata annunciata dal ministro dell'Agricoltura Lollobrigida che sembra più interessato a difendere gli allevatori che l'ambiente e la carneficina di animali che viene fatta per trasformarli in cibo.

Infatti, il ministro può naturalmente non essere d'accordo con chi considera la carne coltivata una valida alternativa etica alla produzione di carne che comporta, a causa degli allevamenti intensivi, mesi o anni di sofferenze in allevamento e che si conclude con l'uccisione degli animali, ma sarebbe più corretto da parte ottenere prima tutte le informazioni necessarie per decidere che non si tratta di una possibilità interessante, almeno per quanto riguarda il benessere animale.

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Simona Sirianni
Giornalista
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