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20 Ottobre 2022
16:58

Capriolo investito resta agonizzante per ore in un terreno: «Serve un 118 veterinario»

La vicenda arriva da Santo Stefano di Magra, in Liguria. Un capriolo, con tutta probabilità investito, è stato trovato domenica da una donna, cui è stato detto di attendere il lunedì per l'intervento degli operatori della provincia.

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L’atroce vicenda di un capriolo investito e rimasto per ore agonizzante in un terreno riaccende il dibattito sulla necessità di istituire un “118 veterinario”, un numero di emergenza attivo in tutta Italia per il soccorso animali.

Tutto è successo la scorsa domenica, quando una donna residente a Santo Stefano di Magra, in provincia della Spezia, ha trovato nel proprio terreno un capriolo gravemente ferito. I Carabinieri Forestali, intervenuti sul posto, hanno purtroppo confermato che le condizioni dell’animale – immobile e sofferente – erano ormai disperate, ma visto che gli unici operatori autorizzati a procedere con il recupero (e l’eventuale soppressione) sono gli addetti alla vigilanza regionale, il capriolo avrebbe dovuto restare nel terreno, moribondo, sino al lunedì.

La donna ha segnalato la situazione alla Lav, che ha messo in luce un altro punto critico in materia di soccorso di fauna selvatica: «Non è stato convocato un veterinario che valutasse l’effettivo stato di salute dell’animale verificando che non ci fossero alternative alla soppressione – hanno spiegato dalla sede spezzina dell’associazione – come ad esempio la presa in carico e la cura da parte di uno dei centri di recupero per la fauna selvatica, che ogni Regione deve istituire nel rispetto della norma nazionale sulla tutela della fauna selvatica». Alla fine l’agonia del capriolo è stata interrotta da un cittadino che si è fatto carico della situazione: ha messo l’animale in auto e lo ha portato al Centro di Recupero Animali Selvatici gestito dall’Enpa a Campomorone, a oltre 100 chilometri di distanza.

«Non è tollerabile che un animale selvatico ferito debba rimanere per ore agonizzante perché gli enti preposti a intervenire non sono in grado di farlo nonostante sia previsto dalle norme nazionali – tuonano dalla Lav – Si tratta di un’omissione che causa gravissime sofferenze all’animale, configurando la violazione dell’articolo 544 ter del Codice penale, che punisce chi si rende responsabile del maltrattamento di animali». Poi la stoccata alla Regione Liguria: «Quanto accaduto dimostra che il servizio regionale di soccorso e recupero degli animali selvatici feriti è del tutto inadeguato. Chiediamo con forza che il presidente Toti intervenga subito, rendendolo disponibile in qualsiasi orario, per 12 mesi l’anno, nel pieno rispetto della sofferenza degli animali e delle norme nazionali».

Il soccorso di animali selvatici è garantito da una reperibilità anche notturna e festiva dei Servizi Veterinari delle ASL, in maniera diretta o attraverso convenzioni, ma l’efficacia del servizio varia da regione a regione. In caso di incidente con un animale selvatico è in primis al Servizio Veterinario della Asl di competenza territoriale che ci si deve rivolgere, in alternativa al 112 o ai Centri di recupero fauna selvatica per avere indicazioni. La macchina però spesso si inceppa, soprattutto nei giorni festivi. E dire che la Regione Liguria è stata la prima regione in Italia a dotarsi di un’unità di pronto intervento mista composta da veterinario, polizia locale, guardia regionale faunistico venatoria, proprio per garantire «una più efficace gestione e riduzione del rischio di incidenti causati dalla fauna selvatica, per la tutela dell’incolumità pubblica e per la gestione del fenomeno in ambiente antropizzato». Un'iniziativa che, come si intuisce dalla descrizione ufficiale, non tiene però conto del benessere animale, quanto piuttosto dei soli danni che possono essere causati all'uomo.

La task-force della Regione Liguria per ridurre gli incidenti con animali selvatici

La giunta regionale lo scorso settembre ha infatti approvato la costituzione di due nuove unità specialistiche di staff, interne al Settore Politiche della Natura e delle Aree interne, Protette e Marine, Parchi e Biodiversità. L’impulso è arrivato dall’epidemia di peste suina africana e dall’aumento di incidenti che coinvolgono la fauna selvatica, nella maggioranza dei casi cinghiali. L’unità specialistica denominata “Biodiversità urbana, reti naturali e rurali” ha compiti di «potenziamento dei dispositivi di gestione della fauna selvatica nei territori urbani, extraurbani e protetti e negli ambienti antropizzati, di valutazione della presenza della fauna autoctona e alloctona e dell’impatto sul territorio urbano, extra urbano e nelle aree rurali, di supervisione delle politiche di contrasto alla diffusione della fauna selvatica con valutazione dell’impatto in ambito urbano, di gestione del fenomeno di inurbamento attivo e passivo e della gestione della fauna selvatica in condizioni di particolari complessità in cui viene richiesta dalla normativa la presenza di un veterinario». Oltre a questo, si occuperà di azioni educative in materia di corretta convivenza tra uomo e fauna selvatica.

L’unità specialistica denominata “Assistenza amministrativa, tecnica e naturalistica agli Enti gestori delle Aree Protette” si occupa invece di supporto dello svolgimento delle attività amministrative, tecniche e naturalistiche degli Enti gestori delle aree protette, con particolare riferimento alla gestione della flora e della fauna selvatica e al monitoraggio degli habitat e delle specie.

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Andrea Barsanti
Giornalista
Sono nata in Liguria nel 1984, da qualche anno vivo a Roma. Giornalista dal 2012, grazie a Kodami l'amore per gli animali è diventato un lavoro attraverso cui provo a fare la differenza. A ricordarmelo anche Supplì, il gatto con cui condivido la vita. Nel tempo libero tanti libri, qualche viaggio e una continua scoperta di ciò che mi circonda.
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