«Attendiamo, e intanto cerchiamo di preservare il benessere dei cani, sperando che non li portino via». Sono queste le parole di Margara Romano a Kodami, che con l'associazione Asada gestisce il canile di Chieti, che oggi è a rischio chiusura.
A gennaio 2023 il canile era stato tra quelli colpiti durante il blitz effettuato dai Nas in tutta Italia. Secondo i militari, la struttura ormai datata non era in regola, e per questo l'Asl ne aveva disposto la chiusura, scongiurata dall'intervento del Comune di Chieti che aveva annunciato l'avvio dei lavori. «Ora però il termine per l'avvio della messa a norma sta per arrivare – spiega Romano – Se entro la fine di agosto non partiranno i cani verranno spostati in altre strutture private, una soluzione che peserà molto di più sulle casse del comune, e che può compromettere il benessere di animali già provati dall'abbandono».
Quella delle carenze strutturali non è solo un problema burocratico, in molti casi è alla base del maltrattamento degli animali all'interno dei canili. Ma è bene sottolineare che alcuni rifugi che presentano carenze sul piano strutturale secondo le norme di legge non mettono a repentaglio il benessere degli animali. Sul territorio nazionale ci sono tanti rifugi che sebbene non siano a norma hanno comunque cura dei loro ospiti. Si tratta il più delle volte di strutture private, gestite da piccole associazioni, ma talvolta accade anche i canili comunali o convenzionati con i Comuni, proprio come quello di Chieti.
Per costruire un rifugio e tenerlo aperto infatti bisogna rispondere a precisi parametri strutturali individuati sia a livello nazionale che locale, pena la chiusura. «Lunedì 28 agosto ci sarà il sopralluogo da parte dei tecnici del Comune e della ditta appaltante, speriamo che l'appuntamento non slitti ancora, altrimenti dovremo davvero chiudere. Dal canto nostro saremo più presenti qualora i lavori dovessero davvero partire».
Al momento ci sono circa 180 cani all'interno del rifugio, la maggior parte proprio del Comune. «Purtroppo la situazione abbandoni nel circonadario è preoccupante. Inoltre, quest'anno abbiamo ricevuto davvero tante rinunce di proprietà, di più rispetto al passato. È un fenomeno in crescita che ci preoccupa molto perché non supportato da motivazioni valide, spesso di natura economica. È struggente vedere un cane che ha sempre vissuto in casa finire in un box», è l'amara considerazione di Romano.